L’Italia dei campanili e dei cortili. Ovvero l’Italia secondo Jacques Brunel

Il coach francese parla del rugby nel nostro paese. Tra disparità geografiche, culturali e ovali. E una “rottura inspiegabile”

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

L’intervista, questa volta, è ufficiale che più ufficiale non si può. Dopo le parole “rubate” a coach Brunel nel corso di un evento della Nazionale e pubblicate sotto forma di intervista in diversi quotidiani della Penisola e sulle quali era poi arrivata la secca smentita in occasione della conferenza stampa di annuncio della formazione contro la Scozia, il tecnico francese ha raccontato gli anni di gestione Italia a Marco Pastonesi in un’intervista pubblicata sul matchday programme di Italia-Scozia di sabato scorso.

 

Si parte con gli obiettivi e meglio le “ambizioni” con cui il ct è arrivato sulla panchina azzurra, “cercando la massima sinergia possibile. Cioè la collaborazione fra le due franchigie della Celtic League con i club e la regia della Federazione. Purtroppo però, alcuni buoni risultati soprattutto nel 2013 non hanno generato continuità: “A volte per un rimbalzo, a volte per un episodio. Ma più in generale, perché non siamo riusciti a raggiungere la massima sinergia possibile. Qui ognuno guarda alla propria franchigia e club, al proprio cortile e campanile. Ed è questa la nostra vera debolezza“.
Marco Pastonesi domanda poi se esista una via italiana al rugby e la risposta del ct francese è chiara: “L’Italia ha meno storia, memo tradizione, meno cultura del rugby […] in Scozia non c’è una sola persona che non abbia giocato, e che dunque non conosca il rugby nel suo spirito”. La soluzione è una sola: “E questo grazie alle scuole. In Italia succede solo grazie a rare e valorose iniziative, più personali che istituzionali“. E i 70.000 dell’Olimpico contano poco se “tutto il resto è trascurato: le franchigie, il campionato… Esiste una disparità, una distanza, una rottura quasi inspiegabile”. Quale Italia lascia Brunel? “La verità è che non sono ancora riuscito a trovare quell’equilibrio desiderato tra attacco e difesa, fra gioco alla mano e al piede, fra pressione con o senza pallone”. Quale Italia ha trovato Brunel? “La differenza fra Nord e Sud è enorme”.

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