World Rugby sperimenta: breakdown rivoluzionato nella prossima ITM Cup?

Retrocede la linea di fuorigioco e sparisce il gate. E con esso, forse, uno dei gesti più apprezzati del rugby moderno

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ph. Sebastiano Pessina

La notizia arriva direttamente dal Paese interessato, più precisamente dalle pagine di stuff.co.nz. Ancora manca l’ufficialità, ma con ogni certezza la prossima ITM Cup verrà giocata seguendo una serie di sperimentazioni al regolamento volute da World Rugby che se confermate porterebbero a sostanziali cambiamenti nel modo di interpretare alcuni aspetti della palla ovale. Le sfide del prossimo campionato provinciale del paese kiwi potrebbero essere arbitrate per la prima volta da due direttori di gara, uno dei quali sarà deputato principalmente a concentrarsi su quel che concerne il breakdown e la rivoluzione proposta dal massimo organo internazionale per quella delicata fase del gioco. Le innovazioni più significative riguardano in particolare l’abolizione del gate e lo spostamento della linea del fuorigioco un metro dietro il piede dell’ultimo componente del punto d’incontro. Nel primo caso, l’arbitrò chiamerà il comando “breakdown” nel momento in cui un attaccante sarà sopra il proprio compagno placcato, e da quel momento i difensori non potranno usare le mani sul pallone (cosa vietata già ora) ma per contendere il possesso potranno intervenire da un qualunque punto purché partendo da una posizione onside. Nel secondo caso, la linea di un metro dovrà essere rispettata non solo dai difensori che non partecipano al breakdown ma anche dal placcatore, che prima di contendere l’ovale dopo aver portato a terra un portatore dovrà spostarsi di almeno un metro. Il tutto in nome di una maggiore praticità del rugby (troppo spesso accusato di presentarsi agli arbitri ma anche al pubblico in maniera troppo complicata) e perché no di una maggiore velocizzazione/spettacolarizzazione del gioco, invocata da diversi angoli del pianeta Ovalia negli ultimi tempi.

 

La voce più autorevole, in questo senso, era stata quella di Steve Hansen. Il coach degli All Blacks già a febbraio aveva parlato della necessità di dare più libertà agli attacchi, asfissiati da difese iper organizzate e spesso in fuorigioco. E il coach dei campioni del mondo potrà gustarsi questi nuovi esperimenti anche in casa, laddove probabilmente tali modifiche si renderebbero meno urgenti per il modo in cui gli arbitri interpretano le ruck, tendenzialmente più sbilanciato a favore dell’attacco. Ma tant’è. Sta di fatto che World Rugby potrebbe (il condizionale è d’obbligo) aver avviato un processo decisamente rivoluzionario, i cui orizzonti tuttavia non appaiono molto chiari vuoi per l’apparente ‘leggerezza’ di alcuni punti del programma, vuoi per il rischio di snaturare fin troppo il gioco. Chi non trarrebbe giovamento dall’applicazione delle nuove regole sarebbero senz’altro i grillitalpa, i “fetcher”, a cui non sarebbe più concesso quel movimento unico che dopo aver placcato il giocatore li porta a contendere subito l’ovale dopo un rilascio minimo del placcato. Qualche nome? Pocock, Hooper, Tipuric, Warburton, Louw, Steffon Armitage e molti altri ancora. Il ruolo di questa tipologia di terza linea in particolare, sulla cui necessità al giorno d’oggi Lancaster ne sa qualcosa, potrebbe essere totalmente stravolto, considerando anche l’eliminazione del ‘cancello’ al momento dell’ingresso in ruck e le nuove misure sul fuorigioco da rispettare. Ciò porterebbe, inoltre, ad una notevole rivisitazione dell’organizzazione difensiva da parte di tante squadre, soprattutto di coloro che giocano costantemente sulla linea dell’offside (All Blacks, Galles e Irlanda le più evidenti, ma si tratta di un ‘modello’ adottato quasi da tutte), ma soprattutto spingerebbe gli attacchi ad avere maggiore inventiva palla in mano, invece di cercare sistematicamente quell’autoscontro con i bulldozer che ha omogeneizzato fin troppo le fasi offensive negli ultimi anni. E che d’altronde è l’obiettivo delle riforme proposte.

 

A dirigere queste rivoluzioni, come detto, ci saranno due arbitri. Apparentemente la divisione sembra essere chiara: al direttore di gara principale ne sarà affiancato un secondo con deleghe speciali per controllare il nuovo fuorigioco e il breakdown, eppure la domanda sorge spontanea. Sarà davvero così? O nascerà un inevitabile conflitto di interessi in campo, senza contare la confusione che potrebbe creare nei giocatori il doversi adattare a due metri contemporaneamente? E’ naturalmente presto per dirlo, ma delle modifiche presentate il doppio arbitro sembra essere l’unica innovazione che potrà avere una propria autonomia, sebbene per ora si tratti soltanto di una conseguenza delle regole sul breakdown. Un maggiore spettacolo sarebbe gradito a tutti, certo, ma l’attacco non è l’unico elemento di show nella palla ovale. E questo World Rugby dovrebbe saperlo.

di Daniele Pansardi

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