Il prossimo maggio l’istituzione che governa il rugby mondiale sceglierà il suo nuovo presidente. Una corsa importante
Le acque si muovono in World Rugby: la nuova governance, la spinta del presidente Bernard Lapasset per l’ingresso del Giappone nel Rugby Championship sono le scosse delle ultime ore, ma sullo sfondo c’è l’elezione del nuovo presidente, il cui voto è previsto per la prossima primavera, nel mese di maggio.
Chi si candiderà a guidare l’associazione per i prossimi 4 anni? Nessuno è ancora uscito allo scoperto, non in via ufficiale almeno, ma i nomi dell’inglese Bill Beumont (sconfitto nel 2011) e del sudafricano Oregan Hoskins sono quelli che circolano con più insistenza. E nel caso di Beaumont la vera notizia sarebbe una sua mancata candidatura.
C’è poi da capire che cosa ha intenzione di fare lo stesso Lapasset: il transalpino è infatti copresidente del Comitato che sostiene la candidatura di Parigi all’organizzazione dei Giochi Olimpici 2024. Un compito importante e gravoso che sembrerebbe precludere un doppio incarico per il dirigente, ma va detto che il ruolo specifico di Lapasset è quello di essere una sorta di ambasciatore della candidatura della Ville Lumière, con i ruoli operativi ricoperti dal copresidente Tony Estanguet e dal direttore Etienne Thobois. Una non ricandidatura di Lapasset rimane la cosa decisamente più probabile, ma non si può escludere del tutto a priori.
Una elezione importante quella di maggio, perché il nuovo presidente sarà quello che dirigerà le operazioni che porteranno alla scelta della sede che ospiterà la RWC 2023, corsa a cui partecipano in maniera ufficiale Italia, Irlanda, Francia e Sudafrica, ma alla quale non sembra aver rinunciato del tutto nemmeno l’Australia, almeno secondo alcune dichiarazione rilasciate dal CEO dell’ARU Bill Pulver (evidentemente la fase di presentazione delle candidature non si è conclusa del tutto).
Una vittoria del sudafricano Hoskins – ad esempio – potrebbe “accontentare” la SARU che lascerebbe in questo modo campo libero alle altre pretendenti? E se vincesse il britannico Beaumont?
E in tutto questo come voterà l’Italia, chi sosterrà? Quattro anni fa i nostri voti passarono dal campo celtico a Lapasset, se quest’ultimo non si candidasse avremmo mani più libere per riposizionarci ancora una volta, mettendo magari sul piatto la nostra candidatura al Mondiale 2023. Al momento il dossier più avanti nei lavori è sicuramente quello irlandese, Francia e Sudafrica a metterne in piedi uno concreto e fattibile non ci metterebbero molto, la nostra è l’opzione più debole (o meglio: quella con un livello di partenza più basso in termini di strutture, stadi soprattutto ma non solo. Basti pensare ai ritiri dove ospitare le 20 squadre…) ma anche la più affascinante tra quelle in campo. Fondamentale sarà scegliere la parte giusta con chi schierarsi e giocare al meglio la partita politica.
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