Pro12 e diritti televisivi, la RAI è in pole position

A poche settimane dal calcio d’inizio il torneo non ha ancora una tv, ma la strada sembra delinearsi

ph. Sebastiano Pessina

“E pur si muove”. Così si dice parlò Galileo Galilei al tribunale dell’Inquisizione nel 1633 (in realtà le parole sono state attribuite allo scienziato italiano oltre un secolo più tardi quando era morto già da un pezzo, ma questa è un’altra storia). Il tema che vogliamo affrontare è quello dei diritti tv applicati alla Guinness Pro12, in partenza a inizio settembre e che in Italia non hanno ancora un titolare.
Tutto sembra tacere. Sembra. In realtà qualcosa si muove, a velocità tutte italiane, ma qualcosa si muove. Certo, un anno fa la “partita” era stata chiusa a inizio estate con Mediaset che si era aggiudicata il torneo 2013/2014, quest’anno i ritmi – chiamiamoli così – sono però diversi. Così a metà agosto superato ancora non sappiamo dove potremo vedere in tv le partite di Benetton Treviso e Zebre.

Ma come dicevamo all’inizio non si è fermi e si lavora – lentamente, lo ripetiamo – sottotraccia. Ma quale è la situazione?

 

 

Iniziamo da Mediaset, televisione “uscente”: assai improbabile rivedere sui canali del biscione la palla ovale: il gruppo ha puntato fortissimo sul calcio investendo cifre enormi e tagliando anche la NFL (football americano), l’investimento sul Pro12 dello scorso anno è stato coperto dagli incassi pubblicitari ma oggi quel torneo non esercita grande interesse. Lo spazio di manovra non è stato comunque eliminato del tutto e un intervento diretto del presidente federale potrebbe far riaprire il dossier a cifre comunque molto basse.Sky e DMAX non prevedono il torneo celtico nel loro programma: la tv satellitare non è interessata e anzi non trasmetterà – a meno di sorprese in corso d’opera – nemmeno Top 14 e Premiership limitandosi ai test-match internazionali e al prossimo Super Rugby. DMAX invece – come abbiamo scritto già diverse settimane fa – sta per annunciare la trasmissione a novembre delle tre partite dell’Italia contro Samoa, Argentina e Sudafrica mentre un torneo come quello celtico, che va ad occupare pezzi di palinsesto lungo una intera stagione non rientra nelle intenzioni del canale del gruppo Discovery (“Non abbiamo nessuna intenzione di diventare una televisione sportiva” ha detto l’amministratore delegato di Discovery Italia Marinella Soldi lo scorso ottobre presentando la scelta di acquisire i diritti tv del Sei Nazioni fino al 2017, con opzione sul 2018).Rimangono RAI e SportItalia. Quest’ultima è l’extrema ratio, riportata nell’arena ovale lo scorso giugno quando mandò in onda in diretta Giappone-Italia, partita che ha chiuso un dimenticabilissimo tour estivo degli azzurri. Si tratta di una tv disponibile ad ospitare il torneo celtico ma economicamente instabile, che sta cercando di ripartire: non può quindi investire soldi, ma ha spazi a disposizione per le partite.

 

 

Ma a quanto risulta a OnRugby è la RAI oggi la destinazione più probabile per la Guinness Pro12: nulla è stato firmato, ma contatti sono in corso da tempo con RaiSport che alla fine dovrebbe – il condizionale è assolutamente d’obbligo – trasmettere le gare di Benetton Treviso e Zebre. Anche qui non ci sarebbero grandi movimenti di soldi ma la tv di stato diventerebbe quella a maggiore tasso di rugby con Pro12, il Sei Nazioni U20 e (con ogni probabilità) l’Eccellenza.Una situazione complessiva indubbiamente non esaltante, tutta un po’ al ribasso: crisi economica, mancanza di interesse di sponsor e grandi aziende, difficoltà e/o incapacità nel vendere il prodotto-rugby senza poi dimenticare i magri risultati che arrivano dal campo sono ingredienti che rendono il cocktail piuttosto indigesto.
Il tutto sullo sfondo della partita per i Mondiali del 2015, ma questa è una storia che vi racconteremo più avanti.
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