Minirugby e DL antipedofilia: il caso si sgonfia (come era prevedibile)

Circolare del Ministero della Giustizia che specifica che il decreto non riguarda i volontari: vale solo in presenza di un contratto

ph. Sebastiano Pessina

“L’obbligo del certificato del casellario giudiziale per le persone da impiegare in attività a contatto con i minori, previsto dal decreto che attua una direttiva Ue in materia di lotta alla pedofilia, scatta solo di fronte alla stipula di un contratto di lavoro e non dove ci si avvalga di forme di collaborazione: non grava, quindi, su enti e associazioni di volontariato pur quando intendano avvalersi dell’opera di volontari”.
Così una una circolare del ministero della Giustizia ha chiarito ieri sera gli aspetti relativi all’applicazione del decreto legislativo n. 30 del 2014. Di cosa si parla? Una norma anti-pedofilia che prevedeva che accompagnatori dei piccoli atleti di tutte le discipline sportive – minirugby compreso – presentassero un certificato penale in cui si evidenziasse che non avessero mai avuto processi e sentenze a carico riguardanti la pedopornografia.
Da un lato tutto giusto, dall’altro un problema-burocratico-economico per tutto lo sport giovanile italiano dove la quota “volontaria” è ampiamente maggioritaria. Perché il decreto sarebbe entrato in vigore questo fine settimana – è nessuno si era ovviamente fatto trovare pronto – e perché il certificato penale, si diceva, ha un costo di circa 60 euro (ma come vedremo non è così).

 

Sul web e sui quotidiani ieri si è scritto abbastanza di questa cosa, ingigantendola. Perché da un lato era evidente che ci trovavamo davanti a un decreto che lasciava spazio a interpretazioni anche molto restrittive (traduciamo: scritto non proprio benissimo) ma dall’altro non c’era nessun “rischio minirugby” (o minibasket, minicalcio, miniquellochevolete). Che un simile decreto, pur senza le circolari del ministero, non avrebbe creato nessun problema nel breve periodo era piuttosto evidente e se anche l’esborso di 60 euro fosse rimasto siamo convinti che la stragande maggioranza dei volontari e degli accompagnatori che danno una mano alle società avrebbero sborsato quella cifra pur di continuare a farlo. Certo spendere quei soldi non sarebbe stato piacevole, ma pensiamo che nel 99% dei casi un volontario non si fa scoraggiare da questo.
Ad ogni modo è intervenuto il Ministero che ha specificato: “Il ‘soggetto che intenda impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori deve richiedere, prima di stipulare il contratto di lavoro e quindi prima dell’assunzione al lavoro, il certificato del casellario giudiziale della persona da impiegare”. Insomma deve esserci un contratto di mezzo. Se non fosse ancora chiaro: “L’obbligo non sorge, invece, ove si avvalga di forme di collaborazione che non si strutturino all’interno di un definito rapporto di lavoro. L’attività di volontariato resta estranea ai confini del rapporto di lavoro”.
Costi comunque più bassi dei 60 euro sopra citati sono previsti anche per la minoranza che deve presentare il certificato penale perché in presenza di un contratto di lavoro: due marche da bollo per 19,54 euro complessivi, costo che sale a 23,08 se viene richiesta l’urgenza. Nei casi più estremi, comunque, il datore di lavoro può ricorrere anche all’autocertificazione”.

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