Italia, Marco Riccioni: “La pressione è sugli All Blacks”

“Giocare in Inghilterra mi ha aiutato tantissimo”

Italia, Marco Riccioni: “La pressione è sugli All Blacks”

È un Marco Riccioni ormai tornato in piena forma quello che parla dai canali ufficiali della F.I.R. prima del match dei sogni degli Azzurri.

Italia – Nuova Zelanda, che si giocherà al Groupama Stadium di Lione venerdì 29 settembre alle ore 21:00, potrebbe valere i tanto desiderati quarti di finale della Rugby World Cup per gli uomini di Kieran Crowley.

A pensarci, si sente già molto bene Marco Riccioni. Dice convinto di aver pienamente recuperato dall’infortunio al ginocchio occorsogli durante la sfida all’Irlanda di Summer Nations Series e che le due partite con Namibia e Uruguay gli sono servite per ritrovare la giusta condizione.

Per il pilone destro in forza ai Saracens di Londra l’ostacolo più grosso è stato proprio il match con la Namibia, perché doveva ritrovare il campo a livello internazionale, poi però è andato tutto bene.

Marco Riccioni mostra grande consapevolezza, sa di partecipare a una Coppa del Mondo: Italia e All Blacks si giocano entrambe la qualificazione, ma secondo il prima linea la Nuova Zelanda ha la pressione di dover vincere a tutti i costi per non essere eliminata e sarà più sotto stress degli Azzurri. Anche se l’Italia dovrà mettere tutto quello che ha in campo, essere attenti, accesi e pronti a una grande battaglia fisica.

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Intervista a Marco Riccioni, pilone destro dell’Italia

L’assenza di Ethan De Groot in mischia cambierà qualcosa?

“La preparazione non cambia molto. Sicuramente approcci la partita in modo diverso perché magari un Ethan De Groot lavora diversamente in mischia rispetto a un Ofa Tu’ungafasi. Alla fine non sappiamo effettivamente chi giocherà, si può immaginare e prepararsi per quello, ma non possiamo certo conoscere le loro scelte in anticipo. Per questo, l’obiettivo principale deve rimanere sempre su noi stessi, focalizzandoci sul nostro lavoro, su quanto siamo cresciuti in queste ultime partite e portarlo avanti.”

Quanto ti senti migliorato dopo quest’anno in Inghilterra?

“Giocare a quel livello mi ha aiutato tanto, anche per la mentalità: si impara a vincere e a saper vincere, a controllare i momenti di difficoltà. Poi comunque gioco con ragazzi che vengono da tutte le nazionali più forti, dal gallese Nick Tompkins a tutti quelli dell’Inghilterra come Owen Farrell. Tutto questo bagaglio poi si cerca di portarlo anche con la maglia dell’Italia. Ma non è solo una questione mia, credo che tutta la squadra sia migliorata sotto questo aspetto. All’intervallo contro l’Uruguay ero tranquillo. Sapevo che ne avevamo di più e dovevamo tirarlo fuori. Ci siamo detti ‘adesso andiamo in campo e vinciamo la partita’, e lo abbiamo fatto.”

Prima l’Italia soffriva di più un certo tipo di situazioni, è stato un cambiamento importante?

“Sicuramente. Bisogna avere la forza di credere che le partite non finiscono nel primo tempo: siamo andati sotto 17-7, dopo una prima frazione difficile, e non era facile da riprendere. Abbiamo fatto 10 minuti in 13 uomini concedendo solo 7 punti, e credo che sia stato quello il fattore decisivo. Parlandone con Sebastian Negri, mi ha detto: ‘Questa partita l’abbiamo vinta difendendo furiosamente in quei 10 minuti, concedendo solo una meta’. Sono quelle cose che ti danno energia e fiducia, e questa partita ha dimostrato quanto questo gruppo sia cresciuto.”

Da Aaron Smith e Scott McLeod, in tanti anche nell’ambiente neozelandese hanno speso parole importanti per questa Italia, e in generale anche all’estero si è creata una visione diversa di questa squadra. Percepite una maggiore fiducia?

“Direi finalmente (ride, ndr). Anche quando abbiamo battuto grandi squadre, come l’Australia l’anno scorso o il Sudafrica nel 2016, passava sempre l’idea che gli altri non fossero al top mentre noi eravamo al massimo. È bello avere un riconoscimento.

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Sarà importante però risolvere alcuni problemi che si sono visti ultimamente, come il punto d’incontro e gli approcci nel primo tempo?

“Sicuramente degli errori li fanno tutti. È impossibile fare la partita perfetta. Noi abbiamo visto quali sono stati i problemi nel punto d’incontro e ovviamente abbiamo lavorato per risolverli, ma credo che concentrarsi troppo su cosa non è andato nelle scorse partite non sia la cosa giusta da fare: chiaramente ci lavoriamo, così come tutte le altre squadre, ma dobbiamo concentrarci su quello che abbiamo fatto bene e sappiamo fare bene. È un modo per prendere ancora più confidenza col nostro gioco, senza stare a flagellarci su cosa non ha funzionato.”

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