Il secondo dell’autunno azzurro.
Dopo aver analizzato nel dettaglio tutte le sfaccettature della sfida di sabato a Monigo, tra Italia ed Argentina, archiviata con successo (16-37, il punteggio finale) dai Pumas, diamo uno sguardo ai freddi numeri, con alcune delle statistiche più significative.
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In una gara dal possesso in equilibrio, con gli argentini leggermente in vantaggio in termini di percentuale di territorio (54% contro 46%), gli azzurri si sono affacciati più volte (rimanendo anche più a lungo) nei 22 avversari, ma portando a casa solo 0.8 punti per visita – troppi i palloni persi in attacco, ben 23 -, contro i 3.9 dei sudamericani – (che vantano statistiche decisamente migliori per quanto concerne uomini battuti (12 vs 9) e line breaks (6 vs 2) -, che di fatto hanno portato a casa il macinato ogni qual volta hanno messo piede in zona rossa.
Gli azzurri hanno mantenuto percentuali di placcaggi a segno simili a quelle contro i ‘tuttineri’, attestandosi sul 90% (contro il 94% sudamericano, peraltro su una mole di tackle ben più alta), portando a termine meno placcaggi dominanti (3 v 4) e forzando meno turnover con il fondamentale (2 v 5).
Nelle fasi di conquista, invece, pur faticando, 13 possessi vinti su 16 lanci a disposizione degli azzurri in rimessa laterale (1 pallone rubato agli Argentini, su 15 lanci Pumas). In chiusa solo in un’occasione (su 4) gli azzurri sono andati in difficoltà, reggendo di fatto l’urto con gli avanti sudamericani.
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Degna di nota, a livello individuale, la prova difensiva di Michele Lamaro, autore di 12 placcaggi a segno (su 12 tentati) – anche se con 3 turnover concessi (come Garbisi, 1 in meno di Padovani), così come quella di Luca Morisi (12 placcaggi a segno su 13 portati) – anche se macchiata in generale da 3 calci di punizione concessi – e Niccolò Cannone con 11 tackle. In attacco, 70 metri corsi – con 6 palle portate – per Matteo Minozzi, sempre efficace nel risalire il campo palla in mano.
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