Federico Zani a OnRugby: “Bellissimo tornare e vincere così, nazionale? Ci spero ancora”

Dopo un ritorno in campo in grande stile e due vittorie in cui è stato protagonista, il pilone e tallonatore del Benetton si racconta a OnRugby

Federico Zani a OnRugby: "Bellissimo tornare e vincere così, nazionale? Ci spero ancora"

Federico Zani a OnRugby: “Bellissimo tornare e vincere così, nazionale? Ci spero ancora” (ph. Ettore Griffoni)

Non sono stati anni facili per Federico Zani: gli infortuni e lo stop per il covid hanno più volte frenato la sua carriera. Eppure lui è sempre lì, a dar battaglia davanti, tornando al 100% dopo ogni stop forzato. Il pilone e tallonatore del Benetton e della nazionale (16 caps dal 2017 al 2020) ha raccontato a OnRugby l’emozione del ritorno in campo e la voglia di fare una grande stagione con la maglia dei leoni, con un pensierino all’azzurro che resta sempre nel cuore.

Federico, un bell’inizio per il Benetton e un ritorno importante anche per te…

Sì, assolutamente. Penso che non fosse nemmeno immaginabile pensare di iniziare così, personalmente sono molto contento. Tornare dopo un lungo stop e vincere due partite in questo modo è stato bellissimo.

Purtroppo non è stato il tuo primo infortunio grave, hai avuto paura di non poter più tornare ad alti livelli?

È stato il terzo infortunio in un periodo breve. La società, la squadra e i compagni mi hanno sempre dato la forza e la positività per stare tranquillo, fare le cose per bene e avere poi la certezza di rientrare. È stata dura perché sono stato tanti mesi fuori dal campo, e con il covid di mezzo non potevamo nemmeno avere il pubblico e gli amici allo stadio. Nonostante questo, non ho mai avuto paura di non poter rientrare: ho sempre dato il 100% ed ero sicuro di poter ritornare in campo, tutti mi hanno aiutato.

E la fiducia della società si è vista anche sul campo, visto che sei stato subito schierato…

Ringrazio ogni giorno la società per ciò che ha fatto non solo nei miei confronti ma con tutti i giocatori infortunati. C’è sempre stato contatto con gli allenatori e un monitoraggio continuo da parte dei responsabili degli infortunati. La società e lo staff sono stati unici, spero di aver ripagato tutta la fiducia che mi hanno dato.

Come hai vissuto, anche fuori dal campo, il difficilissimo periodo dell’anno scorso? Cosa è cambiato nel gruppo tra il Pro14 e la Rainbow Cup?

La cosa fondamentale è stata la voglia di continuare a crederci nei momenti di difficoltà. Il drop di sabato penso sia stato l’emblema di questa consapevolezza che abbiamo acquisito durante la Rainbow Cup, e ci ha aiutato in tanti momenti difficili. L’unione, nella difficoltà, che si è creata durante lo scorso Pro14 ci ha portati a trovare delle soluzioni nelle prime due partite che abbiamo giocato quest’anno.

Sono state due vittorie importanti ma molto faticose. Qual è l’ulteriore passo avanti che dovete fare per evitare di dover sempre rincorrere?

Il prossimo passo è limitare al minimo gli errori, soprattutto nel primo tempo. In modo da poter mantenere il vantaggio che siamo stati bravi a creare a inizio partita e di mantenerlo senza dover sempre rincorrere: dobbiamo essere padroni del risultato.

Un altro momento chiave è stato l’inizio del secondo tempo: in entrambe le partite gli avversari hanno marcato per primi appena ritornati in campo

Sì, è un focus sul quale dobbiamo concentrarci: i primi minuti del primo e del secondo tempo sono fondamentali per dare l’inerzia alla partita. Sono piccoli dettagli che messi insieme creano degli errori grandi, stiamo lavorando per limarli.

Gli ingressi dalla panchina, compreso il tuo, sono stati fondamentali. Com’è stato ritornare in campo, anche dal punto di vista fisico?

Penso che in tutte e due le partite la panchina abbia dato una grande mano ai ragazzi che erano in campo e abbia trascinato la squadra alla vittoria, ma è un successo di gruppo, sia dei primi 15, sia della panchina. Per quanto mi riguarda, sapevamo che sarebbero state due partite toste davanti, io mi sentivo confidente anche dal punto di vista fisico ed ero tranquillo. Penso che tutte le 6 prime linee che sono scese in campo abbiano dato il 150% per portare a casa la partita.

Come ti trovi in mezzo a tutti questi giovani? Ti senti un punto di riferimento?

Spero di esserlo: faccio tutto quello che posso per essere un punto di riferimento e un’immagine da seguire. Vorrei dare tanto a questi ragazzi giovani che a loro volta stanno dando tanto a me, in termini di energia. Soprattutto in prima linea io e Nahuel (Tetaz Chaparro, n.d.r.) siamo i più vecchi, quindi spero di poter dare qualcosa ai ragazzi più giovani.

Ci pensi ancora alla nazionale? Hai parlato con Crowley?

Io ci spero sempre e spero che la porta sia ancora aperta. Non sento di avere concluso quello che ho iniziato. Con Kieran ci vediamo quando viene in Ghirada e parliamo, ma il mio focus è comunque con Treviso. Voglio riguadagnarmi il posto in squadra ed essere un punto di riferimento, poi se arriverà la nazionale sarò felicissimo e onorato di poter scendere in campo.

Ricordiamo la tua emozione durante l’inno ai mondiali…

Sì. Dopo aver passato un anno da infortunato avere l’occasione e l’onore di scendere in campo e cantare l’inno è stato fantastico, indescrivibile. Ancora oggi quando ne parlo mi trema la voce, è stato un sogno che si è avverato. Non è stato un traguardo ma un punto di partenza, però quando ne parlo mi vengono ancora i brividi.

A proposito di ripartenza, venerdì c’è un banco di prova molto importante…

Assolutamente, ne abbiamo già parlato in squadra. Contro Ulster a casa loro sarà una delle partite più toste del campionato: loro si sono rinforzati, sono completi e sarà importante dimostrare che queste 2 vittorie non sono state degli exploit ma fanno parte di un percorso che abbiamo instaurato.

Francesco Palma

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