500mila sterline a stagione e giocare in seconda squadra

Ian Madigan è finito ai margini del Bristol da inizio campionato. Dell’ansia di non essere selezionato ne ha parlato recentemente in un podcast

ph. Reuters

Quando Ian Madigan è andato a Bristol, un po’ tutti pensavano che il mediano d’apertura irlandese sarebbe diventato negli anni un pilastro di un progetto molto ambizioso, con Pat Lam come guida tecnica e tanti giocatori interessanti messi sotto contratto da ogni parte del mondo. Madigan allora aveva 28 anni, era nel pieno della sua maturità agonistica ed era già reduce da una stagione all’estero a Bordeaux, dove si era trasferito anche per ottimizzare il più possibile i guadagni in una carriera che in nazionale probabilmente non si sarebbe evoluta granché.

L’avventura in Francia era cominciata anche piuttosto bene, con tante presenze da titolare, ma anche a causa di un infortunio Madigan aveva perso la titolarità e già durante l’inverno chiese di poter essere rilasciato a fine stagione, nonostante un contratto di due anni. Nonostante il Bristol fosse destinato alla retrocessione in Championship, Madigan ha deciso ugualmente di trasferirsi in Inghilterra: tre anni di contratto e uno stipendio molto pesante da circa 500mila sterline a stagione.

Come prevedibile, nel 2017/2018 per il Bristol è stato un gioco da ragazzi ottenere di nuovo la promozione: sarebbe stato strano il contrario, vista la rosa composta tra gli altri da talenti come Luke Morahan, Rhodri Williams, Steven Luatua,Siale Piutau, Soane Tongauiha, Jack Lam e Tusi Pisi. Nella testa di Madigan, con tutta probabilità, c’era l’idea di ripartire da un livello più basso per tornare in alto meglio di prima, in una squadra che senza dubbio sarebbe cresciuta fino a occupare i piani alti della Premiership.

Il piano sembrava dei migliori: la stagione 2018/2019 dei Bears inizia con Madigan saldamente padrone della maglia numero 10 e protagonista in alcune delle vittorie più belle della squadra di Pat Lam nel girone di andata, contro Bath, Harlequins e Leicester.

Con il passare dei mesi, tuttavia, qualcosa comincia ad andare storto: tra piccoli infortuni e momenti di scarsa forma, come ammesso dallo stesso giocatore, Madigan viene gradualmente scavalcato nelle gerarchie da un giocatore semi-sconosciuto fino a un paio d’anni prima, che il Bristol ha richiamato dal prestito ai Jersey Reds contemporaneamente all’arrivo dell’irlandese in squadra. Callum Sheedy, classe 1996 ed eleggibile anche per il Galles, convince Pat Lam a puntare forte su di lui con una serie di ottime prestazioni.

I ruoli a questo punto si ribaltano: Madigan diventa la riserva da far entrare in campo a partita in corso, mentre Sheedy si rivela la più grande sorpresa dei Bears nella seconda parte dell’anno. L’ultima presenza da titolare per Madigan è il 15 febbraio: in quel momento non sa che a inizio dicembre quella sarà ancora la sua ultima apparizione in un XV del Bristol dal primo minuto.

La seconda squadra

Per Madigan questa non è situazione nuova, dopo essere rimasto nell’ombra di Sexton nel Leinster e nell’Irlanda, ma l’apertura classe 1989 probabilmente non si aspettava il più classico dei ricorsi storici anche a Bristol. “Callum ha sfruttato bene le sue occasioni – ha detto in un’intervista lo scorso maggio – Buon per lui. È davvero un bel giocatore ed è un ragazzo di grandi qualità anche fuori dal campo. Mi piace lavorare insieme a lui, ma allo stesso tempo voglio essere io la prima scelta”.

Nelle prime settimane della nuova stagione, tuttavia, Madigan scoprirà di non essere più la seconda scelta, ma nemmeno la prima. Callum Sheedy parte sempre dal primo minuto in campionato, ma a dargli il cambio non c’è più uno dei giocatori più pagati della Premiership, bensì una giovane promessa classe 2001, Ioan Lloyd, che comincia a incantare l’Ashton Gate con giocate ad alto tasso di spettacolarità e una sensibilità nelle letture di gioco davvero speciali.

Nel frattempo Ian Madigan, con il suo contratto da 500mila sterline a stagione, diventa sì la prima scelta, ma della seconda squadra. Fino a questo momento, con 7 partite disputate tra Premiership e Challenge Cup, l’irlandese non è mai stato nemmeno convocato da Pat Lam. L’unica partita giocata da Madigan è stata lunedì 25 novembre, quando davanti a circa 350 spettatori l’irlandese ha vestito la maglia numero 10 dei Bristol Bears A contro i London Irish (per la cronaca: hanno vinto gli Irish 31-15).

L’ex apertura della nazionale irlandese, insomma, sembra essere caduto in disgrazia. Del suo momento difficile, Madigan ha parlato recentemente in un podcast che parla di problemi psicologici, chiamato Owning It: The Anxiety Podcast. “Sono alla fine del mio contratto. E sento un po’ di pressione. Puoi firmare un nuovo accordo con il club, ma in caso contrario, dove potresti andare? Più invecchi, più diventa difficile”.

L’irlandese si è soffermato poi soprattutto sull’ansia e sulle preoccupazioni di non essere selezionato dall’allenatore, sensazioni che Madigan sembra aver sperimentato sulla sua pelle. “Fai del tuo meglio per allenarti bene il lunedì e il martedì, perché la squadra potrebbe essere scelta martedì. Cerchi di interpretare qualsiasi segnale, da come l’allenatore ti ha salutato a ciò che gli altri giocatori pensano della squadra”.

“Spesso la paura di non essere scelti è peggio della decisione di non essere scelti in sé – ha continuato Madigan – Ma come ogni altra cosa, bisogna essere in grado di essere triste, metterla da parte e provare a usare una delusione per spingerti ad andare avanti”.

“Come ho detto, però, sono soprattutto le cose associate a questa paura di non essere selezionato ad avere un peso. C’è la delusione personale, ma la parte peggiore è chiamare tuo padre per dirgli che non giochi in questo weekend. Potrebbe aver cercato di raggiungerti per vederti, e ora non sei né titolare né in panchina. E questo può essere più difficile da gestire della mancata selezione”.

Madigan ha parlato poi del rapporto con gli altri mediani d’apertura nel corso della sua carriera, caratterizzato sempre da una grande competizione per il posto da titolare. “Ho sempre avuto un buon rapporto con tutti. Devi riuscire a capire che uno di noi non verrà selezionato per l’intera stagione – ha detto Madigan – Ed è importante che, quando devi partire dal primo minuto, tu provi a guidare la squadra nel miglior modo possibile”.

“Se c’è un’atmosfera negativa in squadra, cominci a sperare che chi è stato scelto al tuo posto faccia degli errori. Se fai una cosa del genere, tutto questo può avere solo effetti negativi su di te, che si dimostrano poi in altre aree”. Non si può dire che a Madigan manchi la consapevolezza di cosa voglia dire affrontare queste situazioni, insomma. Quello che manca all’irlandese è invece il campo.

A 30 anni, con un bagaglio di esperienze notevoli e delle qualità comunque ben riconosciute in tutta Europa, la carriera di Madigan però non sembra essere arrivata al capolinea. Per Pat Lam però al momento l’irlandese è solo la terza opzione, per cui sembra difficile la sua permanenza a Bristol anche il prossimo anno.

“Al momento la grande priorità per me è mettermi in forma, giocare bene e assicurarmi di ottenere un nuovo contratto – ha detto Madigan, che poi non ha escluso categoricamente un ritorno al Leinster o in Irlanda – Se dovesse esserci l’opportunità di farlo, tornerei molto volentieri”.

Daniele Pansardi

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