Una delle più grandi storie ovali del 2019

Cornal Hendricks si era ritirato nel 2016 per un problema cardiaco. È tornato a inizio anno dopo un lungo calvario, forte come prima

cornal hendricks

ph. Anthony Phelps/Action Images

“Quando ho cominciato la nuova stagione mi sono sentito di nuovo come un bambino”. Comincia con queste parole il messaggio postato qualche giorno fa su Instagram da Cornal Hendricks, ala dei Bulls, per ripercorrere il Super Rugby concluso da poco dalla sua squadra. Per la franchigia di Durban è stata una buona annata, culminata con il ritorno ai playoff dopo sei anni, ma per Hendricks è stata un vero e proprio trionfo. Lo sarebbe stato in ogni caso, visto che solo tre anni fa aveva praticamente smesso di giocare.

Discesa e risalita

Specialista del rugby seven per diverso tempo, Hendricks ha esordito nel Super Rugby nel 2014 a 25 anni, dopo aver giocato a rugby union solo in Currie Cup e in Vodacom Cup. L’impatto sul rugby internazionale, vestendo la maglia dei Cheetahs, è notevole: 16 partite, 12 da titolare, 6 mete realizzate. Heyneke Meyer decide di convocarlo in un Sudafrica che cercava in tutti i modi di contrastare lo strapotere degli All Blacks, restando però sempre un passo indietro.

A giugno è già titolare degli Springboks contro Galles (due volte) e Scozia, ma quello di Meyer non è solo un esperimento. Hendricks è la prima scelta per la maglia numero 14 anche al Rugby Championship, dove gioca sei partite su sei, segna tre mete e partecipa anche alla vittoria dell’ultima giornata contro gli All Blacks. È il titolare nella seconda squadra più forte del mondo. Pur essendo arrivato in ritardo, insomma, Hendricks ha recuperato subito tutto il terreno perso.

Nel 2015, anno della Rugby World Cup, qualche infortunio lo frena. Gioca qualche partita in meno nel Super Rugby, segnando comunque 5 mete in 11 partite. A giugno è anche uno dei modelli per la presentazione della maglia dedicata al Mondiale, ma al momento delle convocazioni Heyneke Meyer lo scarta, dopo che già Hendricks aveva disputato solo una partita del Rugby Championship.

Una decisione difficile da accettare, ma si deve pur sempre andare avanti. E Hendricks così si dedica alla Currie Cup con i Cheetahs: nel campionato sudafricano però gioca una sola partita, contro Eastern Province, l’11 settembre 2015. Per molto sarà anche l’ultima, perché le decisioni davvero difficili da accettare arriveranno solo qualche mese più tardi.

All’inizio del 2016, una visita medica concordata con la Federazione sudafricana evidenzia un problema al cuore. Hendricks sarebbe dovuto andare agli Stormers, ma a Città del Capo non andrà mai dopo che la franchigia – con cui aveva firmato per due anni – scopre il suo difetto. I medici gli consigliano di ritirarsi e la SARU non ha grandi margini di manovra: Hendricks viene messo da parte, anche se il giocatore non si arrende.

A fine 2016 riesce addirittura a strappare un contratto con il Tolone, dopo che un altro cardiologo lo aveva dichiarato idoneo a giocare. Prima di imbarcarsi per la Francia, parlava così a Sport24: “Penso che non ci sia nulla di sbagliato in me. Mi hanno detto che posso giocare e che non c’è nulla di cui preoccuparsi […] Il giorno in cui mi sono ritirato, non mi sono arreso davvero. Sono un uomo di fede, credo in Dio e sapevo che un giorno sarei tornato in campo. Ci sono stati momenti difficili, ero devastato e psicologicamente non mi sentivo bene. Ma ora sto tornando, questo è l’importante”.

La felicità di Hendricks durerà ben poco. All’inizio del 2017, dopo aver superato una serie di visite, il Tolone decide comunque di non finalizzare l’accordo con l’ala sudafricana a causa del suo recente passato. Il peggio, insomma, è tutto tranne che alle spalle. Il 2017 sarà un anno di rifiuti: a marzo arriva quello dei Bulls, ad agosto quello dei Kings per un’eventuale stagione in Pro14. Hendricks si sentirebbe pronto per giocare, come testimoniano le sue presenze in alcuni eventi in giro per il mondo, ma nessun club professionistico al momento è dello stesso avviso.

Nella seconda metà del 2018 Hendricks ci riprova con i Bulls, e questa volta la franchigia di Pretoria si convince. Uno specialista lo dichiara idoneo a giocare, mentre i Bulls si cautelano con una clausola del contratto che libera la società di ogni responsabilità qualora Hendricks dovesse avere delle conseguenze per il suo difetto cardiaco.

Un futuro ancora da scrivere

“Rispetto le opinioni di tutti, ma due dei più bravi cardiologi al mondo mi hanno detto che posso giocare – dice a novembre Hendricks, per placare lo scetticismo attorno alle sue condizioni fisiche – Ho giocato negli ultimi tre anni, non ai massimi livelli ma in diversi tornei ed eventi di seven. Non sono spaventato. Non vedo l’ora di scendere in campo, mi sento cinque più anni più giovane”.

Più di tre anni dopo l’ultima volta, Hendricks torna ad allenarsi con una società professionistica di rugby. E a febbraio, finalmente, arriva il Super Rugby. Per la prima giornata l’ala non viene convocata dal coach Pote Human, ma per coronare il suo sogno l’ex stella del seven deve attendere solo un’altra settimana. A Buenos Aires, il 23 febbraio 2019, Cornal Hendricks torna a giocare una partita vera dopo tre anni e mezzo e 1261 giorni. I Bulls perdono contro i Jaguares, ma per lui – banalmente – è la vittoria più grande.

Da quel momento Hendricks salterà solo altre due partite in stagione: 14 presenze (13 da titolare) e 5 mete totali saranno i numeri al termine del Super Rugby. Nel frattempo il giocatore ha compiuto 30 anni, ma a livello fisico e atletico i tanti anni di stop non sembrano aver pesato più di tanto. Nel quarto di finale contro gli Hurricanes, in Nuova Zelanda, Hendricks ha segnato una gran doppietta, dimostrando come il suo fiuto per la meta sia ancora intatto.

Ma quanto lieto fine deve esserci in una storia? Quanto fatto finora, seppur davvero straordinario, non ha ancora restituito l’intero maltolto a Hendricks. Mancherebbe ancora una tappa: la maglia della nazionale. Forse le prestazioni dell’ultima stagione non basteranno per superare la concorrenza e conquistare un posto per la Rugby World Cup, ma Rassie Erasmus avrà senz’altro preso appunti. “Continuerò a sognare”, ha scritto Hendricks nel suo post su Instagram. Finora gli ha portato bene.

Daniele Pansardi

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