Il ruolo centrale della “prep” Serena Chiavaroli nel successo del Villorba

Assieme alla preparatrice atletica delle Ricce, abbiamo parlato del lavoro svolto con il club Campione d’Italia e delle sue esperienze con San Donà e Benetton Rugby

Serena Chiavaroli (la terza da sinistra, in ginocchio) festeggia lo scudetto del Villorba (ph. Massimiliano Carnabuci)

Nella serata dello storico scudetto vinto dal Villorba, Serena Chiavaroli, volto noto degli staff atletici ovali (e non solo), ha accompagnato le sue ragazze sul campo di Calvisano in veste di water girl. Non le ha lasciate nemmeno per un attimo, perché, pur non facendo parte della rosa in qualità di giocatrice, la preparatrice atletica abruzzese delle ricce è letteralmente una di loro, nonché una parte fondamentale della truppa trevigiana che ha archiviato il primo titolo della propria storia.

Parlando della cavalcata tricolore con le ragazze di Tonetto e Zizola, dalle titolate internazionali passando per le giovani in rampa di lancio, una menzione di peso per la “prep”, da parte di ciascuna delle Campionesse d’Italia, non manca mai. “Quest’anno, le ragazze hanno avuto delle risposte sul piano atletico molto buone. Ecco perché, forse, sono così buone nei miei confronti (sorride, ndr)” – ha esordito Serena Chiavaroli, al secondo anno nel ruolo con il club della Marca.

“L’atteggiamento delle ragazze, sia chiaro, è sempre stato devoto al lavoro. Nel corso del primo anno con loro, però, anche fisiologicamente, non è stato tutto facile. Innanzitutto perché, anche se avevo già seguito una compagine femminile in carriera, negli ultimi tempi prima di arrivare a Villorba ero abituata a lavorare soprattutto con i maschi. Quindi, ho dovuto tarare il mio approccio, adeguandolo ad un gruppo di donne”.

“Dopo aver studiato la situazione nei primi dodici mesi, in accordo con la società e gli allenatori, abbiamo modificato alcune cose. Il primo passo fondamentale è stato quello di investire su strutture e materiali, aumentando quantitativamente e qualitativamente la possibilità di lavorare al meglio, nella comodità della nostra palestra. Un aspetto per il quale sento il dovere di ringraziare molto il club, che ha deciso di investire, in tal senso, senza esitazioni. Quando ho fatto questa proposta, i dirigenti hanno accettato a scatola chiusa, fidandosi della mia visione, nonostante non ci fossero garanzie, nell’immediato, che un investimento simile potesse pagare in termini di risultati”, ha spiegato, indicando, poi, nel cambio della modalità di comunicazione uno degli elementi vincenti delle ricce ’18/’19.

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Fiducia e consapevolezza

“In questa stagione mi sono imposta su alcune cose e la risposta delle atlete è stata eccezionale. Le ragazze hanno capito le richieste poste in essere, sposando una linea di professionalità importante. Abbiamo alzato oltremodo il tasso di cura dei dettagli, prestando attenzione spasmodica a tutto ciò che poteva darci una spinta in più”.

“Fin dai primi giorni di lavoro, in estate, sempre in accordo con lo staff tecnico, abbiamo impostato un confronto diretto con le ragazze, atto a modificare la comunicazione con loro, relativamente alla parte del lavoro fisico. Prima di ogni seduta, spieghiamo loro che tipo di allenamento stanno per affrontare, con i conseguenti obiettivi da raggiungere. Chiarire, nel dettaglio, quello che si sta per sviluppare, fa la differenza nell’approccio all’allenamento. Per certi versi, oltre a coinvolgere maggiormente le atlete, è come se le si responsabilizzasse”, ha proseguito.

“Molte delle ragazze presenti a Villorba non avevano mai affrontato un lavoro fisico strutturato, metodico, duraturo. La maggior parte di loro non conosce ancora bene il proprio potenziale, quindi uno dei passaggi più importanti è stato ed è quello di accompagnarle verso una maggiore consapevolezza. Ovvio che lavorando con costanza e costrutto, è sempre possibile alzare l’asticella. Non tutte hanno raggiunto i traguardi sperati nei tempi richiesti. Ci sono state anche grandi delusioni in tal senso, ma nessuna si è mai tirata indietro, proseguendo con determinazione il percorso di crescita senza farsi influenzare dal mero risultato nell’immediato. Va detto che, tutto ciò, è facilitato anche dal fatto che quello del Villorba è un gruppo incredibile sotto il profilo umano. Le ragazze internazionali alzano di per sé la competizione anche solo con la loro presenza, aumentando la qualità del lavoro, ma, oltre a dare costante esempio di professionalità giorno dopo giorno, sono anche e soprattutto un punto di riferimento fuori da campo e palestra. Sono sempre pronte ad aiutare le compagne, dando sostegno concreto, con gesti e parole importanti”, ha sentenziato la ragazza abruzzese, prima di focalizzarsi sui tre aspetti principali del lavoro con Villorba.

Individualizzazione del lavoro, alimentazione ed integrazione

“Quando ci si trova a lavorare con un gruppo eterogeneo come il nostro, dove si mescolano ragazze lavoratrici, su cui gravano giornate impegnative, e studentesse che magari arrivano al campo avendo già svolto un work out fisico nelle ore precedenti, l’elemento chiave è l’individualizzazione della proposta di lavoro, ovviamente in base alle caratteristiche richieste dal ruolo, ma anche e soprattutto rispetto allo stile di vita generale. Valutando, mese dopo mese, assieme ad atlete ed allenatori, la situazione di ogni singola ragazza, tra turni di lavoro, piccoli problemi fisici e, perché no, anche momenti personali più o meno felici, abbiamo messo in atto un sistema di gestione (non tanto in partita, quanto nel numero e nell’intensità degli allenamenti) il più possibile intelligente, atta a portare il gruppo al meglio, sotto ogni punto di vista, nella fase topica dell’annata”.

“L’alimentazione e l’integrazione sono i temi su cui ho investito in assoluto di più con le ragazze. Fin dall’inizio ho cercato di sensibilizzarle in merito, spiegando che, se fossero riuscite a mantenere un’alimentazione di un certo tipo, avremmo potuto risparmiare tempo ed energie, ottimizzando il lavoro. Devo essere sincera: le abitudini alimentari che avevano quando sono arrivata al club erano almeno opinabili (sorride, ndr). Siamo riusciti ad inculcare nelle loro menti che prepararsi ad una gara non è solo una questione di tecnica/tattica, o di organizzazione di una trasferta. Impostare correttamente i pasti da consumare nel corso della settimana e gestire l’integrazione durante la partita sono aspetti fondamentali. Peraltro, poi, se mangi bene, solitamente dormi meglio, generando così un riposo ideale. Abbiamo, di fatto, costruito una sorta di “positive routine”, da mettere in atto in vista di ogni impegno”, ha sentenziato Chiavaroli.

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Le esperienze ad altissimo livello con i maschi

Quello di “positive routine” è un concetto che la dottoressa in Scienze e Tecniche dello Sport si è portata dietro, con orgoglio, anche dai quattro anni passati nello staff di San Donà, club di Top 12 maschile. Un’avventura di quattro chiusasi al termine di questa stagione, che ha lasciato a Serena Chiavaroli un segno tangibile sia a livello umano che professionale.

“San Donà è stata una delle sfide più bella della mia carriera. Ero al Rugby L’Aquila e ho scelto di tuffarmi in questo mondo, fino in fondo, trasferendomi in Veneto, un’altra delle patrie del rugby italiano. Porterò per sempre con me tutto quello che mi hanno lasciato le persone meravigliose che fanno parte del club. Tutto quello che c’è stato al di là della mera parte professionale è stato semplicemente fantastico. Ho dato tanto a San Donà, ma ho ricevuto tantissimo. Il lavoro, poi, è stato oltremodo soddisfacente. In un lasso temporale così lungo, ho assistito ad una crescita importante dei ragazzi sotto diversi aspetti. Siamo riusciti a generare quella ‘positive routine’ tra lavoro, alimentazione ed integrazione che li ha portati a migliorare ed acquisire consapevolezza nei metodi di allenamento da portare avanti, a prescindere dal contesto rugby”, ha contestualizzato Chiavaroli, che, nell’ultimo anno, ha fatto parte anche del variegato ed imponente staff del Benetton Rugby.

“Sarò sempre grata alla società per l’opportunità che mi è stata data. Per chi vive a contatto con il mondo del rugby, poter lavorare in una realtà come il Benetton Rugby, un punto di riferimento importante, è un sogno. L’esperienza lavorativa, poi, è stata davvero interessante. Mi sono occupata del lavoro in acqua, all’interno di un contesto che mira alla costruzione di una cultura vincente, basandosi sulla cura spasmodica di tutti i dettagli che si possono controllare. Collaborare con uno staff composto da professionisti di altissimo livello, caratterizzato da qualità e competenze variegate, con una continua osmosi in tempo reale di informazioni utili ad ottimizzare il lavoro, è stato fantastico”, ha concluso Chiavaroli, ambasciatrice di una nota casa di integratori, che dal prossimo anno lascerà il rugby maschile per altre intriganti sfide professionali, ma non le ricce, perché Serena è una di loro.

Matteo Viscardi

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