Suspense e competitività: cosa non cambia con due squadre in più in Eccellenza

Il vero problema della riforma non è il massimo campionato, ma la prossima stagione di Serie A

petrarca padova eccellenza rugby

ph. Tommaso Del Panta

Lo avevamo anticipato a fine maggio all’indomani del secondo incontro tra FIR e i club di Eccellenza, a due mesi di distanza è diventato ufficiale. La prossima stagione sportiva prevederà il blocco delle retrocessioni dall’Eccellenza alla Serie A e dalla Serie A alla Serie B in vista dell’ampliamento a dodici squadre del massimo campionato nazionale ed a trenta squadre per la seconda divisione. Se non una rivoluzione, quantomeno un netto cambiamento di pagina e che indirettamente sembra confermare anche che l’avventura celtica proseguirà oltre il 2020, se è vero che nelle scorse settimane il Presidente Gavazzi aveva dichiarato che il piano B in caso di uscita dal torneo celtico era un massimo campionato nazionale a sei squadre. La direzione intrapresa è invece diversa: ampliamento a 12 ottenuto con blocco delle retrocessioni e doppia Promozione dalla Serie A.

 

 

Eccellenza a 12 squadre: una non rivoluzione

Si tornerà quindi a 12 squadre, come nella stagione 2012/13 quando rientrò Viadana e le Fiamme Oro vennero ripescate per avere un numero pari di formazioni. 12 erano anche le formazioni dell’epoca pre Super 10, quando il massimo campionato nazionale si chiamava A1 ed era diviso in 2 gironi. Il cambiamento di format c’è ed è evidente, ma è difficile credere che possa avere un’influenza profonda e decisiva sui destini futuri dell’Alto Livello italiano: al quattordicesimo posto del ranking probabilmente ci saremmo finiti  anche se negli scorsi anni si fosse giocata un’Eccellenza a 8 0 a 12 squadre. Vero che è impossibile dimostrarlo, ma è dura pensare che sarebbe andata diversamente. Comunque, qualcosa certamente cambierà a partire dalla stagione che inizierà tra due mesi esatti.

 

medicei serie a rugby

ph. Bass Mendelez

L’Eccellenza 2017/18 vedrà alcune formazioni lottare per i playoff e le altre scendere in campo senza la preoccupazione della classifica finale. Avranno tirato un sospiro di sollievo alcune squadre, soprattutto perché la neopromossa di turno – i Medicei – si presenta al via con ambizioni da parte alta della classifica. Tenendo inoltre conto che nelle ultime stagioni la lotta retrocessione è stata una questione tra sole due squadre e non da cardiopalma (per usare un eufemismo), e che quest’anno sulla carta la Lazio parte parecchio dietro le altre, non pensiamo che il blocco possa sconvolgere gli equilibri e il modo di interpretare il torneo da parte delle altre avversarie. Certo, si giocherà in maniera più libera e si avrà magari una maggiore elasticità in sede di minutaggio verso i più giovani; ma pensare che competitività e sportività possano uscirne indebolite, significa stravolgere la realtà dei fatti e attribuire all’Eccellenza un livello di suspense che purtroppo ad oggi non le appartiene (parliamo di lotta verso il basso). Ben più pesante da questo punto di vista è l’effetto che si avrà sul campionato di Serie A (vedi sotto).

 

La stagione 2018/19 prenderà il via con 12 squadre, lo stesso numero del vecchio Pro12 e della Premiership. Ma anche in questo caso, parlare di rivoluzione è forse affrettato. Il primo effetto – positivo – è che banalmente si giocherà di più (si adotterà la formula classica a 12 e non la 6+6). Altrettanto scontato è che il livello medio si abbasserà. Ma la vera questione a questo punto è capire di quanto.

Dovessero per esempio risalire i Lyons e arrivare una tra Colorno, L’Aquila, Recco o l’Accademia, davvero ciò avrebbe un effetto così deleterio sul livello generale del torneo e non in linea con quanto regolarmente già accade non solo nell’Eccellenza a 10 squadre ma anche in giro per l’Europa? Possiamo citare i casi delle Zebre e di Treviso in Pro12 o della Premiership, dove negli ultimi quattro anni la retrocessa ha collezionato 3, 4, 0 e 2 vittorie con forti differenze di punti. Bayonne ha chiuso il Top 14 a quota 30, quasi metà della terzultima (Tolosa a 53). Si indebolisce il livello, certo, ma non si sta parlando di mettere i Sunwolves in girone con le neozelandesi. Senza contare che due squadre in più rappresentano possibili destinazioni nel massimo campionato per i giovani usciti dalle Accademie.

 

 

Serie A: il torneo cadetto perde spettacolarità

Il blocco delle retrocessioni si farà invece sentire nel torneo cadetto. Certo, a fronte del mancato rischio di finire in B le società potranno in parte risparmiare nell’allestimento delle rose, ma la stagione 2018/19 a trenta squadre (la trentesima sarà verosimilmente la seconda Accademia Under 20, legata a Treviso) sarà lunga e impegnativa. Sedersi una stagione sugli allori e programmare male o con eccessiva fiducia derivante dal format 2017/18, potrebbe pagare pessimi dividendi tra 12 mesi.

Certo è che dal punto di vista di attenzione a livello locale e di spettacolarità e seguito del torneo, sarà una competizione sicuramente indebolita e non solo per alcune scelte nella formulazione dei Gironi (milanesi e torinesi divise, così come Valpolicella e Verona). La Serie A, cuore pulsante dell’anima amatoriale ovale italiana e torneo che in diverse realtà attira più spettatori dell’Eccellenza, ha davanti a sé una brutta stagione di passaggio e transizione.

 

A proposito invece dell’Accademia, aver concesso ai giovani federali la possibilità di salire in Eccellenza è una logica conseguenza. La squadra si è costantemente migliorata negli anni (nono posto 2012, quinto 2013, quarto 2014, girone promozione sempre centrato con semifinale playoff non disputata d’ufficio nel 2016), segno che forse la filiera sta iniziando a produrre (tutti i ragazzi arrivano dalle Zonali) o che le ultime annate sono migliori delle prime (una rondine e un buon Mondiale Under 20 non fanno certo primavera, ma tant’è).

 

di Roberto Avesani

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