Lavagna tattica dedicata al secondo Test e che ci porta all’attesissima sfida di sabato
Quattro mete in due partite. Questo il bilancio offensivo dei British & Irish Lions nelle due partite disputate contro gli All Blacks: due mete per ciascun test. Nel primo dei due, però, i Lions avevano denunciato alcune difficoltà nello sviluppare il proprio gioco offensivo. La prima marcatura, quella di Sean O’Brien, era stato uno stupendo contrattacco corale orchestrato da Liam Williams, a cui hanno fatto eco pezzi di bravura formidabili da parte di Elliot Daly e Jonathan Davies. Una fase di gioco, però, difficilmente replicabile: le altre due azioni simili sviluppate dai Lions, infatti, si erano chiuse con un nulla di fatto. La seconda meta del primo test, poi, era arrivata a tempo scaduto, grazie all’ostinazione degli avanti nel portare avanti il pallone fino alla linea, ricompensati poi dalla marcatura di Rhys Webb.
Discorso diverso invece per quanto riguarda il secondo test, dove i Lions hanno concretamente rischiato di perdere la partita a causa della loro indisciplina nei primi venti minuti della seconda frazione di gioco. Quando però, a partire dal minuto sessanta, sono riusciti finalmente ad avere il possesso del pallone in attacco, il gioco offensivo dei Lions, orchestrato dalla coppia Sexton-Farrell, è finalmente decollato. Prendiamo la lente d’ingrandimento, e andiamo a vedere allora come sono arrivate le due marcature pesanti che hanno permesso ai Lions di pareggiare la partita, prima che il piede di Owen Farrell regalasse loro la vittoria a poco più di due minuti dal termine.
Faletau in the corner
L’azione che ha portato alla marcatura di Faletau, proprio mentre l’orologio del match segnalava l’ingresso nell’ultimo e solitamente decisivo quarto di partita, è il manifesto del piano di gioco dei Lions per il secondo test match.
Avevamo già avuto l’occasione di vederlo all’opera nei minuti iniziali dell’incontro, quando possesso e territorio sono stati appannaggio della selezione britannica, che ha messo subito in mostra una differente voglia di giocare il pallone lungo tutta la larghezza del campo rispetto al primo test.
Il pattern d’attacco della squadra in maglia rossa, infatti, prevede la ricezione da parte di uno dei due playmaker dopo la fase di conquista, che gioca il pallone a ridosso della linea dietro la schiena di un finto penetrante all’altro passatore della squadra, il quale a sua volta allarga il gioco all’esterno.
La prima marcatura nasce da una rimessa laterale esattamente sui dieci metri in attacco, palla Lions. La touche a sei uomini vince bene il pallone, che Murray apre subito largo per Jonathan Sexton, ignorando Sean O’Brien che si proponeva per una percussione vicina. Il movimento del flanker irlandese serve comunque a tenere stretta la difesa vicino alla fonte del gioco.
A questo punto è Sexton si esibisce nella sua giocata simbolo: serve Farrell all’altezza, solo per andare a riprendersi il pallone con un loop attorno al primo centro, dietro la schiena di Jonathan Davies, la cui corsa serve a stringere a sua volta la difesa in mezzo al campo. Elliot Daly, ala chiusa, si inserisce nella linea. E’ solo grazie alle sue capacità di giocare con il pallone dovute al suo ruolo di centro per i London Wasps che riesce ad uscire da placcaggio, mantenere il possesso di palla sulla pressione asfissiante della difesa neozelandese e far proseguire il gioco.
Liberati Liam Williams e Anthony Watson all’esterno, i Lions riescono ad avere un ottimo avanzamento che li porta fin dentro i ventidue metri degli All Blacks. In questo momento le squadre sono peraltro ancora in parità numerica, essendo stato espulso temporaneamente Mako Vunipola qualche minuto prima.
Il pallone, dall’estrema destra del campo, viene spostato una prima volta a una mini-unit di avanti vicina, rimanendo all’interno dei quindici metri dalla rimessa laterale. Da qui, Sexton e Farrell orchestrano ancora in combinata per mandare il pallone all’esterno: palla all’apertura irlandese, che serve il figlio di Andy dietro la schiena di Jonathan Davies, un finto penetrante che la difesa deve rispettare e prendere in considerazione.
Owen Farrell legge la situazione perfettamente: non c’è tempo da perdere, la difesa neozelandese è in ritardo. Palla che va direttamente a Liam Williams, penultimo di linea, saltando un uomo. Williams è bravissimo a tirare la corsa quel tanto che basta prima di allargare il pallone a Taulupe Faletau, in agguato sulla linea laterale. Il numero otto gallese conclude l’azione alla grande: sdraia di potenza Israel Dagg ed elude l’intervento in extremis di Brodie Retallick. Meta alla bandierina, pubblico britannico in delirio al Westpac Stadium.
In verticale
Vi ricordate il film Slevin – Patto criminale? Il personaggio di Bruce Willis non fa altro che parlare di questa famosa mossa Kansas City, quella che “quando loro guardano a destra, tu vai a sinistra”. Ecco come i Lions hanno segnato la seconda meta.
Come abbiamo detto e mostrato con la precedente clip inerente la prima meta, i Lions hanno spesso portato il pallone da una parte all’altra del campo, sfruttandone tutta la larghezza. Spesso lo hanno fatto partendo dalla ricezione del primo uomo in piedi che effettuava un passaggio dietro la schiena per l’altro playmaker, per poi giocare il pallone al largo.
Lo hanno fatto talmente a lungo che, al sessantottesimo minuto di una partita giocata per tre quarti in un uomo in meno, nell’affanno della battaglia, Ngani Laumape ha agito in automatico, venendo istantaneamente colto in castagna da Jonathan Sexton e Jamie George: invece che continuare ad andare in orizzontale per tutta la larghezza del campo, i Lions hanno improvvisamente deciso di mettere in verticale il loro gioco non appena la difesa ha lasciato l’opportunità.
Anche in questo caso parte tutto da una rimessa laterale in attacco, stavolta ben più in profondità. Touche ben vinta da Itoje che si trasforma in una penetrazione di Jonathan Davies in mezzo al campo. La difesa neozelandese è brava a rallentare il pallone, e a far ripartire i Lions con lentezza: è la volta della carica di Kyle Sinckler.
Il guadagno del pilone è pressoché nullo, e anche se la palla esce velocemente, sembra che la difesa in nero riesca a coprire bene il campo. Adesso guardate bene il cronometro del video: a 1:24:48 Sexton riceve il pallone nelle mani e a 1:24:49 Jamie George sta già sfrecciando nella breccia creatasi nella difesa neozelandese. In meno di un secondo Sexton ha controllato l’ovale, fissato con la sua corsa Ardie Savea, intuito che Laumape si sta allargando per coprire su Farrell e servito quindi l’accorrente George nel buco che si è creato.
George viene placcato a poco più di dieci metri dalla linea di meta, con il sostegno un po’ in ritardo, ed è in questo frangente che tutta la malizia dei Lions viene a galla. Sexton, l’unico giocatore in maglia rossa vicino al compagno, si piazza oltre il gate. Farrell, da par suo, arriva alla massima velocità e vola oltre lo stesso George, cercando disperatamente qualcuno da abbrancare.
Per uscire alla sua presa, TJ Perenara è costretto ad un passo laterale che gli è fatale. Nel frattempo, infatti, Conor Murray è arrivato sul pallone, ha visto lo spazio e ci si è infilato, bruciando tutti e andando a segnare la meta del pareggio, ripartendo di nuovo in verticale rispetto al punto d’incontro.
di Lorenzo Calamai
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