Rugby e soldi: gli All Blacks tra vittorie, milioni e identità

Crescono gli investimenti e le pretese degli sponsor verso i giocatori. Esagerazione o prezzo da pagare?

ph. Bobby Yip/Reuters

Il calcio di Cruden ha messo fine al tour di novembre dei tuttineri, consegnando alla storia un record di vittorie che mai era riuscito a nessuno. La macchina perfetta, i più forti, poco da dire. Dietro tanta perfezione e competitività, ci sono migliaia di persone che permettono al rugby neozelandese di funzionare alla perfezione e di essere sempre competitivo. E più dietro ci sono coloro che permettono al circus targato ABs di muoversi: investitori, sponsor, inserzionisti… In una parola, gli stakeholders.

 

Qualcuno però, laggiù, ha iniziato a domandarsi se chi gestisce il carrozzone dal punto di vista economico e finanziario non abbia troppa influenza e troppo potere decisionale sulle vicende della nazionale. Se lo è chiesto Gregor Paul, dalle pagine del The New Zealand Herald, uno dei quotidiani più diffusi nell’area di Auckland.
Paul ha portato un semplice esempio a dimostrazione di quanto potere abbiano gli sponsor nel decidere gli impegni della selezione di Hansen. Nell’agosto 2012 la federazione figiana chiede a quella neozelandese un match, da giocare in terra isolana, per celebrare il suo centenario. La risposta, prima che dalla federazione kiwi, arriva dai suoi sponsor: poche occasioni di investimento, poca attrattiva, e in definitiva scarso appeal. Pochi mesi più tardi una richiesta simile arriva dal Giappone, e la risposta questa volta non può che essere positiva. E se a breve vedremo la haka in un mega stadio da football americano, ecco spiegato il perché.

 

Del resto, continua Paul, la nazionale della felce è più che una squadra di rugby: “They are part-team, part-brand. They are part-sport entity, part-business”. Ma non si sta forse esagerando? Non esagera forse l’Adidas a portare McCaw & C. in giro per Parigi e Dublino a visitare store, fare foto con autorità locali e firmare maglie? Non esagera lo sponsor a stabilire quanto (poco) tempo hanno i giornalisti per intervistare i giocatori in quelle occasioni? La risposta di Paul è una domanda: “Quanti giocatori accetterebbero una riduzione di stipendio in cambio di una diminuzione degli impegni programmati dagli stakeholders?”, e la risposta a questa domanda non lascia spazio a dubbi: “Gli All Blacks sono sempre stati la squadra della gente. Se perdono questa identità, perdono tutti”. Insomma, più uomini e meno macchine da soldi.

 

Vaglielo a dire agli sponsor, verrebbe da dire. Che non spendono ma investono soldi (per l’AIG si parla di 10 milioni di dollari all’anno) e di conseguenza pretendono un ritorno sia economico che di immagine in cambio. Il rugby dilettantistico e amatoriale, almeno a quei livelli e almeno in Nuova Zelanda, per fortuna non esiste più. E questa è una delle conseguenze. Del resto, nei grandi sport mondiali accade questo e altro: la NBA in off season fa tappa in Europa, la FIFA organizza i mondiali in Qatar, il circus della Formula 1 costruisce piste nel deserto per accontentare gli emiri.
Se si vuole che il rugby cresca, si imponga e attiri nuove forze non solo sportive ma anche finanziarie, bisogna accettare questo, e magari anche altro. Il rugbista di alto livello è un top-player non solo in campo ma anche fuori: fa da testimonial per brand globali, posa per shooting, mette la faccia in campagne sociali e d’estate finisce sui rotocalchi di gossip. Scandalo? No, il prezzo del professionismo.

 

Di Roberto Avesani @robyavesani

Per essere sempre aggiornato sulle nostre news metti il tuo like alla pagina Facebook di OnRugby e/o iscriviti al nostro canale Telegram.
onrugby.it © riproduzione riservata

Cari Lettori,

OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.

Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.

item-thumbnail

Un altro All Black giocherà per Tonga dalla prossima estate (e potrebbe sfidare l’Italia)

La nazionale tongana potrebbe ritrovarsi questa estate con una coppia di centri fortissima, e in estate sull'isola arriveranno anche gli Azzurri

item-thumbnail

Antoine Dupont il numero uno al mondo? Non per Wayne Smith

Il coach di lungo corso del rugby neozelandese ha espresso la sua preferenza su un mostro sacro degli All Blacks

item-thumbnail

Autumn Nations Series: il Giappone di Eddie Jones aggiunge una nuova sfida al tour europeo

I Brave Blossoms affronteranno un 2024 ricco di impegni stimolanti

item-thumbnail

All Blacks: Scott Robertson dovrà rinunciare al suo astro nascente in mediana

Il talentuoso Cameron Roigard era il maggior indiziato per la numero 9, ma è incappato in un brutto infortunio

item-thumbnail

L’Australia di Schmidt costruisce il suo staff pescando in Nuova Zelanda

Non solo Laurie Fisher al fianco del nuovo tecnico dei Wallabies: ci sarà anche Mike Cron, leggendario tecnico della mischia ordinata degli All Blacks...