Rugby World Cup 2023: Italia sbriciolata, agli All Blacks bastano 17 minuti. Sfiorata quota 100 punti subiti

Incubo a tinte nere per gli Azzurri. È la seconda peggior sconfitta di sempre contro gli All Blacks

Una fase di Italia-All Blacks – ph. Sebastiano Pessina

LIONE – Lo sapevamo un po’ tutti, in fondo, che l’hype per questa partita tra Italia e Nuova Zelanda aveva fondamenta molto fragili. Nessuno, però, avrebbe pensato ad un disastro di questa portata: 49 punti subiti in 40 minuti, il settimo distacco più grande di sempre all’intervallo per una partita di Rugby World Cup, 96 alla fine del match, 14 mete subite.

Gli Azzurri, messi sotto dagli All Blacks fino dall’inizio della partita, sono usciti mentalmente dal match dopo 17 minuti di gioco appena. Fin lì i neozelandesi erano parsi la squadra più forte in campo, ma all’interno di un contesto di competizione accettabile.

Proprio dei primi 17 giri d’orologio ha senso parlare: l’Italia attacca per prima, trova il modo di entrare nei 22 metri avversari ma una volta qui subisce il turnover avversario; per contro la Nuova Zelanda attacca, l’Italia difende altrettanto bene fin quando, dopo molte fasi, Jordie Barrett pesca Will Jordan all’ala con un calcio con il contagiri. L’ala dei Crusaders è fenomenale a finire in acrobazia sul ritorno di Varney.

Gli Azzurri replicano con un piazzato di Allan e hanno poi un possesso in attacco dove Paolo Garbisi non trova Ange Capuozzo con un crosskick interessante, ma eseguito malamente. Jordie Barrett, invece, si impone ancora poco dopo: costringe l’Italia al tenuto e fa risalire i suoi con il piede, sull’azione successiva Nicotera non rotola e lui mette gli All Blacks a 5 metri dalla linea di meta.

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Ed ecco la sequenza letale: meta da drive firmata da Aaron Smith, Danilo Fischetti che rimane a terra infortunato ed è costretto al cambio, risalita da 100 metri di Ardie Savea e Beauden Barrett per mandare in meta Mark Telea, con diversi placcaggi azzurri sbagliati.

L’Italia, da quel momento in poi, sta solo aspettando di rientrare negli spogliatoi. E per gli All Blacks è un vero e proprio banchetto. Segnano a piacimento ogni volta che entrano nei nostri 22 metri, cosa che avviene con facilità irrisoria, data anche l’indisciplina degli avversari. Gli errori difensivi sono tanti e ripetuti, in particolare al placcaggio.

Da quel momento in poi la partita, intesa come un confronto tra due squadre, non esiste più. Episodici e individuali i tentativi di reazione italiani, mentre gli All Blacks passano come le proverbiali lame calde nel burro per segnare a ripetizione: tripletta per Aaron Smith, doppietta per Ardie Savea, distruzione totale della mischia ordinata e della rimessa laterale italiana.

Nel solo primo tempo si viaggia ad una media ben superiore ad un punto al minuto. Nella ripresa gli All Blacks rallentano, l’Italia confeziona una bella meta con Ange Capuozzo con una giocata dei trequarti già vista altre volte, poi capitola ancora 5 volte.

La partita finisce 96-17. È la seconda peggior sconfitta di sempre contro gli All Blacks dopo il 101-3 del 1999. Un incubo totale per la squadra italiana, che non ha avuto uno straccio di energia mentale e fisica da gettare nella contesa dopo il collasso. La quantità di placcaggi sbagliati ha superato i limiti dell’accettabile, dalla panchina non è arrivato niente, il finale di partita è stato drammatico, malgrado la meta di Monty Ioane.

Difficile davvero pensare di potersi rialzare dopo una batosta del genere per andare a sfidare la Francia e giocarsi un posto ai quarti di finale.

Al netto della Caporetto azzurra, rimane da applaudire la performance degli All Blacks. I neozelandesi hanno scelto una haka Ka Mate, al contrario della Kapa O Pango con cui hanno onorato i precedenti avversari, Namibia compresa. E poi hanno dimostrato il perché l’Italia ancora non si merita di essere trattata come gli avversari migliori, distruggendola in ogni fase di gioco.

Un applauso va anche a Sam Whitelock, che entrando nella ripresa è diventato l’All Black con più presenze di sempre.

Lorenzo Calamai

Nuova Zelanda: 15 Beauden Barrett, 14 Will Jordan, 13 Rieko Ioane, 12 Jordie Barrett, 11 Mark Telea, 10 Richie Mo’Unga, 9 Aaron Smith, 8 Ardie Savea (C), 7 Dalton Papali’i, 6 Shannon Frizell, 5 Scott Barrett, 4 Brodie Retallick, 3 Nepo Laulala, 2 Codie Taylor, 1 Ofa Tuungafasi.
A disposizione: 16 Dane Coles, 17 Tamaiti Williams, 18 Tyrel Lomax, 19 Samuel Whitelock, 20 Sam Cane, 21 Cam Roigard, 22 Damian McKenzie, 23 Anton Lienert-Brown

Marcatori Nuova Zelanda
Mete: Jordan (7, 69), Smith (17, 26, 33), Telea (18), Savea (21, 40), Retallick (49), Papali’i (55), Coles (60, 72), McKenzie (66), Lienert-Brown (75)
Trasformazioni: Mo’unga (7, 17, 18, 21, 26, 33, 40, 49), McKenzie (66, 69, 72, 75)
Calci di punizione:

Italia: 15 Tommaso Allan; 14 Ange Capuozzo, 13 Juan Ignacio Brex, 12 Luca Morisi, 11 Montanna Ioane; 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney; 8 Lorenzo Cannone, 7 Michele Lamaro (C), 6 Sebastian Negri; 5 Federico Ruzza, 4 Dino Lamb; 3 Marco Riccioni, 2 Giacomo Nicotera, 1 Danilo Fischetti.
A disposizione: 16 Hame Faiva, 17 Ivan Nemer, 18 Simone Ferrari, 19 Niccolò Cannone, 20 Manuel Zuliani, 21 Toa Halafihi, 22 Martin Page-Relo, 23 Paolo Odogwu

Marcatori Italia
Mete: Capuozzo (47), Ioane (80)
Trasformazioni: Allan (47), Garbisi (80)
Calci di punizione: Allan (9)

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