Come saranno investiti i soldi di Silver Lake sul rugby di base in Nuova Zelanda?

La NZRU ha le idee ben chiare su come impiegare i 7,5 milioni (su 120 totali) destinati a 450 realtà locali

Tri Nations: netto successo della Nuova Zelanda contro l'Argentina ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Dopo aver firmato l’accordo di partnership nel giugno 2022, nelle prossime settimane la New Zealand Rugby Union (NZRU) comincerà a reinvestire nel rugby di base una parte dei 200 milioni di dollari neozelandesi (circa 120 milioni di euro) ricevuti da Silver Lake, la società di private equity statunitense entrata in affari con la Federazione al termine di una lunga e turbolenta trattativa.

Da martedì 7, infatti, la Federazione e i suoi 26 distaccamenti provinciali hanno aperto le procedure per le richieste di finanziamento da parte dei club interessati, per le quali sono stati messi a disposizione 7,5 milioni di dollari in totale, ovvero il 3,75% circa della cifra sborsata da Silver Lake.

L’obiettivo è quello di rilanciare le società rugbistiche che compongono la base della piramide ovale neozelandese, rafforzando il loro ruolo nelle comunità in cui sono inserite. Come riporta Stuff, i 450 club potenzialmente interessati potrebbero ricevere entro la fine di ottobre una somma tra i 10000 e i 40000 dollari neozelandesi in base al numero dei giocatori tesserati, ma con alcune restrizioni molto precise sull’uso da fare di questi finanziamenti.

– Leggi anche: il calendario completo dei test match internazionali nell’estate 2022

Secondo i piani della Federazione neozelandese, infatti, i club potranno utilizzare i fondi messi a disposizione per lavori come l’implementazione di campi sintetici o miglioramenti ai sistemi d’illuminazione (per utilizzare i campi non solo alla luce del giorno), e in generale dunque per le strutture delle proprie club house.

Il general manager del rugby di base della Federazione, Steve Lancaster, ha spiegato poi nel dettaglio per cosa non potranno essere spesi questi fondi. “Non per pagare giocatori, staff o viaggi per la squadra, perché il rischio per questi ultimi è che i soldi vengano spesi senza che nessun altro ne possa beneficiare. Non vogliamo essere tassativi su quello che si potrà fare, ma vogliamo esserlo su cosa non si potrà fare con questi soldi”.

Carl Moon, amministratore delegato della Waikato Rugby Union, una delle province neozelandesi, si è espresso così sulle necessità del rugby di base locale. “Abbiamo bisogno di strutture di qualità che ci permettano di organizzare allenamenti di gruppi di diverse età in più momenti della settimana, in modo da distribuire meglio le attività. Potremo soddisfare anche quello che i nostri tesserati ci richiedono, ovvero maggiore flessibilità ed essere meno costretti a impegni al sabato e nel fine settimana”.

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