Eleggibilità nel rugby internazionale: dopo tre anni senza convocazione, un possibile cambio di casacca?

L’ipotesi è al vaglio di World Rugby: a fine novembre la decisione sulla norma

Eleggibilità nel rugby internazionale: dopo tre anni senza convocazione, un possibile cambio di casacca?

Eleggibilità nel rugby internazionale: dopo tre anni senza convocazione, un possibile cambio di casacca? (Ph. Onrugby)

Ancora poche settimane e poi sapremo. A fine mese di novembre infatti, World Rugby si pronuncerà sulla possibilità, al vaglio, di rendere effettiva una nuova norma che consentirebbe a chi ha collezionato un cap con una determinata nazionale, ma non viene convocato da tre anni, di potersi “liberare” dal vincolo della nazionale stessa rendendosi eleggibile invece per la propria nazione di nascita o di origine familiare.

Eleggibilità nel rugby internazionale: dopo tre anni senza convocazione, un possibile cambio di casacca?

La data individuata è quella del 24 novembre. Per essere resa effettiva la norma ha bisogno di almeno il 75% dei consensi all’interno del Consiglio Mondiale: 39 voti positivi sui 52 disponibili.

In pratica si andrebbero a rimuovere i vincoli secondo cui un giocatore, una volta totalizzato un cap con le rappresentative nazionali di un Paese, indicate a World Rugby (Squadra Maggiore, Under 20, Nazionale a 7), è legato alla nazionale stessa per tutta la sua carriera.

Osservando un “periodo di disinteresse” di tre anni, il singolo giocatore tornerebbe nuovamente eleggibile per una nuova rappresentativa di un altro Paese, come se il suo “contatore di presenze internazionali” tornasse immacolato a 0 caps. Questo “Switch” potrebbe accadere però una sola volta nella carriera.

Un esempio pratico, che cita anche la BBC, se dovesse passare la regola, è quello dei fratelli Mako e Billy Vunipola: i due, di origini tongane, se paradossalmente dovessero non essere più convocati da qui al 2024 per l’Inghilterra, nel 2025 potrebbero richiede lo switch e andare a giocare per la nazionale di Tonga.

Una regola questa che andrebbe a tutelare in particolare le Nazionali del Pacifico (Tonga, Fiji e Samoa), spesso “saccheggiate” dei loro talenti migliori in età giovanile, e che fa seguito a quella approvata lo scorso 31 dicembre 2020 relativa all’eleggibilità per equiparazione, portata da 3 a 5 anni di residenza.

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