Olimpiadi, Jiuta Wainiqolo: “Noi Fijani giochiamo a rugby con tutto, anche una noce da cocco”

Il prossimo trequarti di Tolone svela il “segreto di pulcinella” delle Fiji, cioè il perchè la filiera del talento sembra non avere mai fine

Olimpiadi, Jiuta Wainiqolo: "I Fijani giochiamo a rugby con tutto, anche una noce da cocco" PH World Rugby

Olimpiadi, Jiuta Wainiqolo: “I Fijani giochiamo a rugby con tutto, anche una noce da cocco” PH World Rugby

Viste tutte le difficoltà che hanno avuto nel percorso di preparazione, il successo alle Olimpiadi delle Fiji vale davvero come una pagina importane nella storia del rugby. A differenza di cinque anni fa, quando per Rio 2016 i pacifici poterono prepararsi con un percorso “normale”, vista la situazione sanitaria l’avvicinamento al Giappone è stato letteralmente forzato. Lunghissimi periodi isolati, nessun test vero di preparazione e un viaggio scomodo. A ripercorrere il tutto, con la medaglia d’oro al collo, è Jiuta Wainiqolo, ala (ovviamente verrebbe da dire) di 22 anni che a breve si trasferirà a Tolone per diventare un nuovo compagno di squadra tra gli altri di Sergio Parisse.

Leggi anche: Tutte le (dis)avventure delle FIji per vincere un secondo oro alle Olimpiadi

Wainiqolo è partito dalla durissima preparazione, durissima per via dell’impossibilità di vedere le proprie famiglie e della lunga bolla nella quale i giocatori sono stati isolati. La finale, con la vittoria sulla Nuova Zelanda in patria è stata vissuta: “Come una festa nazionale. Anche se a casa il coprifuoco inizia alle 18.00 e la partita è iniziata alle 21.00, moltissimi nostri concittadini sono scesi in strada per festeggiare il successo”. Un successo che ha replicato quello del 2016, durante il quale Wainiqolo ha raccontato di essere stato “Davanti alla tv. Guardavo ipnotizzato la squadra e pensavo che sarei voluto essere ai prossimi Giochi. Me lo sono promesso e il sogno si è avverato”. Lui e la squadra sono ancora in quarantena, in attesa di andare a festeggiare nelle varie località isolane con le proprie famiglie.

Ma come spiega la qualità diffusa che c’è tra i giocatori fijani? “Siamo nati con il rugby. Tutti, anche bambini di 4, 5 o 6 anni giocano ovunque e conoscono la nazionale di rugby a sette. Anche se non c’è un pallone tutti si divertono con qualsiasi oggetto, da una noce di cocco a una vecchia scarpa. I bambini delle Fiji troveranno sempre un modo di giocare a rugby, e sono convinto che nel futuro avremo sempre più giocatori di talento”.

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Riguardando al suo passato, il fresco campione olimpico racconta come abbia iniziato a giocare a rugby per davvero a scuola, mentre prima giocava anche a calcio senza considerare lo sport ovale una priorità nella sua vita, indicando al contempo Semi Radradra come modello. In chiusura un passaggio sul fatto che, al pari di Vilimoni Botitu e Aminiasi Tuimaba, andrà in Francia dopo aver dominato con la squadra fijana di Seven: “Ne ho parlato anche con loro e sono molto contenti che anche io vada nel Top14. Ho sentito parlare di Tolone grazie a Tuisova e sono sicuro che sia un grandissimo club, ora sta a me dimostrare quello che valgo”.

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