Premiership: ufficializzata la riduzione del salary cap, ma i giocatori non ci stanno

Nei prossimi anni, il tetto salariale sarà ridotto in modo consistente

Inghilterra (ph. Sebastiano Pessina)

Nella giornata di lunedì, i club della Premiership hanno votato all’unanimità la riduzione del tetto del salary cap – per le stagioni dal 2021 al 2024 -, abbassandolo dagli attuali 6.4 milioni di sterline a 5 milioni (come sempre con l’eccezione di 2 Marquee player, da ridurre ad 1 dopo il 2022, il cui ingaggio non rientra nel computo complessivo), per contrastare le difficoltà economiche che si paleseranno in fase di ripresa dall’emergenza sanitaria.

Una decisione – presa senza consultare direttamente gli attori principali del gioco, i rugbisti – che, a distanza di un centinaio di giorni dal taglio degli stipendi pattuito in marzo, per i mesi finali della stagione in essere, che ha fatto sì che gli atleti di maggior valore abbiano percepito un emolumenti ridotti del 25%, ha portato ad una reazione piuttosto veemente della RPA, il sindacato dei giocatori.

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“Dall’esplosione della crisi, c’è stata un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti dei giocatori e dei valori del nostro gioco. La posizione del sindacato rimane invariata: ci opponiamo fermamente alla riduzione su base permanente degli emolumenti per i giocatori. Quest’ultima situazione (il taglio del salary cap, ndr) avrebbe potuto essere del tutto evitata con un approccio collaborativo e trasparente. Ora ci troviamo di fronte a una possibile controversia legale, piuttosto importante, a meno che non ci sia in tempi brevi un dialogo significativo e genuino sul tema, con gli altri stakeholders”, ha dichiarato Mark Lambert, CEO della RPA, piuttosto contrariato per quanto accaduto e pronto a dare battaglia nelle prossime settimane, per garantire una tutela economica di un certo tipo agli associati al sindacato.

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