La costruzione del risultato e l’importanza di vincere: intervista ad Alberto Sgarbi

Con il centro Benetton parliamo dei due successi consecutivi. E della tenuta atletica nell’ultimo quarto

benetton treviso sgarbi

ph. Benetton Rugby

Due vittorie importantissime, contro due squadre quotate, una fuori casa – con Edimburgo – e una davanti al pubblico amico contro gli Ospreys. Treviso si prepara ad affrontare venerdì i Warriors di Glasgow in un match che definire difficile è un eufemismo: ma dopo la trasferta scozzese contro una squadra fin qui capace solo di vincere subendo pochissimi punti (51 in 4 incontri, miglior difesa), i Leoni torneranno a giocare in casa contro King ed Edimburgo. Dell’inizio di stagione dei biancoverdi abbiamo parlato con Alberto Sgarbi, centro classe 1986 alla sua dodicesima stagione a Treviso.

 

 

Alberto, in passato questa squadra ha avuto il problema di “sbloccarsi” per iniziare a vincere. Due successi consecutivi ad inizio stagione quanto sono importanti?
Vincere è sempre il nostro obiettivo quando scendiamo in campo, certo centrare due successi consecutivi ad inizio stagione è importante. Ma al di là della vittoria, è bello trovare conferme di tutto ciò che facciamo in settimana: una partita ha tantissime componenti e tra le più importanti c’è la preparazione, come ci alleniamo…E’ il frutto di un lavoro iniziato lo scorso anno e che ora dobbiamo continuare.

 

 

Vi rendete conto di essere ad un punto diverso rispetto allo scorso anno?
Tralasciando i risultati delle amichevoli, in pre season abbiamo certamente preso consapevolezza di essere ad un punto diverso. Siamo più avanti, come è normale quando hai avuto una stagione per assorbire un nuovo metodo di lavoro, conoscere un nuovo staff e capire cosa i tecnici si aspettano da noi individualmente e collettivamente. Ma non dimentichiamoci che la strada da fare è molta e per percorrerla servirà tempo.

 

 

Difesa e conquista sono le basi per un risultato positivo e sembra siate ad un buon punto di solidità
Vero, ma anche l’attacco ci sta dando delle soddisfazioni. Contro gli Ospreys è emersa una bella difesa, ma palla in mano stiamo crescendo e contro Ulster ed Edimburgo si sono viste cose importanti. Forse da fuori talvolta non sembra, ma noi giocatori in campo, che conosciamo il tipo di gioco che vogliamo costruire, ci siamo accorti di aver fatto ciò che avevamo preparato e su cui eravamo stati allenati. Portare in campo il lavoro della settimana è fondamentale. Poi certo, avere difesa e conquista solide trasmette fiducia.

 

 

A primo centro avete diversi interpreti, ciascuno diverso per caratteristiche. State trovando una quadra o vedremo diverse soluzioni?
Chiaramente può continuare a subire delle modifiche, a seconda del tipo di avversario e dei suoi punti deboli che possiamo evidenziare e sfruttare come occasioni. Questo è compito dello staff tecnico. Ognuno di noi ha proprie caratteristiche, avere giocatori dello stesso ruolo con abilità diverse è un vantaggio: l’importante è metterle a disposizione della squadra e del tipo di gioco richiesto.

 

 

Contro Edimburgo e Ospreys siete saliti in cattedra nell’ultimo quarto, una fase di gara tradizionalmente molto delicata per noi a livello di franchigie e Nazionale. Merito di una miglior condizione atletica?
L’apporto dello staff della Nazionale, dal punto di vista della preparazione e del recupero infortuni, ha portato certamente benefici. Il risultato di un match come dicevo è una somma di tantissime cose, ma non pensiamo che sia solo una questione di preparazione atletica: se non stai bene mentalmente, per esempio, non basta avere gambe. Chiaramente migliori sono tutte le componenti e più probabilità hai di portare in campo ciò che hai allenato. Per tornare alla condizione atletica, stiamo seguendo una linea comune e secondo me lo stiamo facendo molto bene.

 

di Roberto Avesani

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