Nazionale e franchigie: i primi 100 giorni di un rapporto diverso

C’è una nuova sinergia fra Zebre, Benetton e la rappresentativa azzurra di Conor O’Shea

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Da quando è stato nominato ct della nazionale italiana, oltre ai test match di giugno dove fisicamente è stato impegnato in panchina con gli azzurri, Conor O’Shea non ha mai smesso di essere presente al fianco delle franchigie di Zebre e Benetton per cercare – assieme ai colleghi Guidi e Crowley – di cambiare le cose in maniera positiva in vista del futuro. E così, superato il traguardo dei primi 100 giorni da capoallenatore azzurro, viene inquadrato proprio dai coach degli emiliani e dei veneti: “L’approccio è senza dubbio diverso – racconta Guidi dalle pagine di TuttoSport – O’Shea non è semplicemente un allenatore, ma un manager. Il suo ruolo agli Harlequins era Director of Rugby e si vede dal modo in cui lavora e si rapporta con i giocatori: partendo dai dettagli, non perde mai di vista il quadro più ampio”.
A fargli eco ci pensa Kieran Crowley: “E’ chiaro a entrambi che più il Benetton e le Zebre migliorano, più cresce l’Italia. Lavoriamo insieme con lo staff della nazionale per impostare un nuovo gioco, meno fondato sulla mischia. Il rugby è entertainment divertimento e se vogliamo coinvolgere il pubblico serve un gioco più dinamico”.

 

 

Il discorso poi vira su Accademie e rugby a 7: “A chi mi chiede se le Accademie servono rispondi di sì, senza dubbi – avverte l’allenatore dei parmensi – danno ai ragazzi una forma mentis e li abituano a lavorare ad alto livello. Allo stesso tempo però sono convinto che ne vada ridotto il numero: quattro possono bastare”.
Mentre il tecnico dei veneti si sofferma sul formato olimpico del rugby: “Il rugby a 7 aiuta moltissimo a formare giocatori più completi. Dà visione di gioco e poi non ci sono spazi per nascondersi”.

 

 

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