Sergio Parisse tra Sei Nazioni, Brunel, RWC e un futuro da ct

Il capitano azzurro in una intervista parla del lungo anno che ci aspetta. Ma va anche un po’ più lontano

 

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

“Mi auguro un gran Sei Nazioni, visto che giocheremo tre partite in casa. Il 2014 non è stato un granché, ma con i test di novembre abbiamo rimesso le cose a posto, dimostrando di essere competitivi. Per vincere ad alto livello però ci vuole anche la lucidità di sfruttare le occasioni. Vogliamo fare bene nelle partite casalinghe”.
Inizia così una lunga intervista che Sergio Parisse rilascia a La Stampa. Il capitano azzurro non è generalmente un gran chiacchierone, non con la stampa almeno, ma di cose ne dice. Sul nostro movimento almeno: “Si è deciso di focalizzare le forze su due franchigie per partecipare alla Celtic League. Il tempo ci dirà se è stata la scelta giusta. Per me la Federazione deve investire sulle società per sperare di far crescere il livello del campionato”.
Si dice sicuro che l’addio annunciato del ct Jacques Brunel non influirà minimamente su squadra e ambiente, poi i Mondiali del 2023, con la candidatura italiana: “Quale spinta più importante per il nostro rugby? Gli stadi ci sono. Anche se io lo guarderò in tv”.
Infine il suo futuro: “Mi auguro di giocare altri due-tre anni, dopo vorrei allenare: anche la Nazionale, perché no. Perché il rugby sarà sempre la mia passione”.

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