Cose azzurre: i dolori del giovane Tommaso Allan

L’apertura è tornata al club. Sui “perché” tecnici non discutiamo, ma forse era meglio tenerlo nel gruppo

ph. Sebastiano Pessina

Sull’esclusione di Tommaso Allan non entreremo nel merito tecnico: c’è un ct preparato che con il suo staff ha ritenuto più adatti alla bisogna della sfida contro il Sudafrica (ma anche contro Argentina e Samoa) il neo-arrivato Kelly Haimona e l’esperto Luciano Orquera. Potremmo rimanere qui a lungo a discutere dei pro e dei contro di una simile scelta sul piano sportivo ma rispettiamo in maniera totale una decisione più che legittima presa dalle persone che hanno questo tipo di compito. Allan ha delle caratteristiche, Haimona altre e Orquera ne ha di diverse, Jacques Brunel le conosce meglio di noi e ha fatto una scelta. Chi dice che bisogna non convocare Orquera perché “vecchio” non ci trova concorde, così come non pensiamo che qualcun altro debba vestire l’azzurro solo perché la carta d’idantità è più benevola con lui che con altri. Queste sono sciocchezze.
Allan, Haimona e Orquera – in rigoroso ordine alfabetico – sono oggi in maniera indiscutibile le nostre tre migliori e più “formate” opzioni per vestire la maglia numero 10. Non ci pare che Brunel stia lasciando a casa un Dan Carter o un Jonathan Sexton. Tra quei tre fa le sue scelte, poi il campo darà le risposte (basta solo pensare alle critiche e ai dubbi che hanno accompagnato un mese fa la convocazione di Haimona, che oggi nessuno mette più in discussione).

 

Però c’è una cosa che non ci piace e non capiamo del tutto, ovvero il fatto che Allan sia stato fatto lasciar andare già il mercoledì. Non siamo magari dei fini psicologi ma stiamo parlando di un ragazzo che sa benissimo che uno dei motivi principali della sua prima convocazione è che nel suo ruolo la nazionale era in grande difficoltà; che è perfettamente conscio che il suo processo formativo tecnico, fisico e mentale è tutt’altro dall’essere concluso; che la sua maturazione completa è ancora là da venire. Motivi questi che rendono l’esclusione di Robert Barbieri meno pesante in termini di prospettiva futura. Mantenerlo nel gruppo e sì, magari mandarlo poi anche in tribuna, sarebbe stato importante. 
Tommaso Allan poco più di un anno fa veniva “strappato” alla Scozia, dodici mesi dopo ha vissuto un mese di test-match (importantissimo in chiave RWC) dalla tribuna quando gli è andata bene, senza mettere nemmeno un minuto di partita nelle gambe. Non viene magari messo alla porta ma di sicuro ora seduto in salotto sulla poltrona buona c’è qualcun altro e forse lui nella stanza che conta non c’è nemmeno più. Magari il Perpignan ha fatto il diavolo a quattro per riavere il suo giocatore (nel fine settimana giocherà contro il Pau capolista), e probabilmente gli accordi tra FIR e LNR prevedono che in caso di non utilizzo un giocatore venga rimandato alla sua società. Ma non è che la cosa ci convinca più di tanto. Intanto questa pratica con Benetton Treviso e Zebre – che pure giocano – non viene applicata né oggi né lo è stata in passato. E poi se si vogliono trovare delle “scuse” per tenere un atleta nel gruppo non è così impossibile farlo. Anzi.
Una vicenda di questo genere è di quelle che possono segnare un giocatore ancora in crescita e che compirà 22 anni solo il prossimo aprile. Un mese così, con un epilogo certo non dei migliori per il ragazzo, potrebbe nel tempo renderlo anche più forte caratterialmente. Oppure stenderlo, come è capitato ad altri. Il tempo ci dirà di che pasta è fatto Tommy, che certo non sparisce dai radar della nazionale. Però noi lo avremmo tenuto nel gruppo.

 

Il Grillotalpa

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