Il tecnico parla delle regole che cambierebbe provando a proiettarsi verso i prossimi Mondiali dove vorrebbe essere in panchina

Warren Gatland: “Ho fatto il consulente agli arbitri internazionali, ora però penso alla Rugby World Cup” ph. OnRugby
Dopo settimane di rumors e ipotesi sul suo futuro, Warren Gatland rompe il silenzio. L’allenatore neozelandese, esonerato lo scorso marzo dal Galles in pieno Sei Nazioni (nella sua seconda “era” alla guida dei Dragoni, ndr), ha scelto le colonne del Telegraph per parlare di sè e di quello che in non tanti sapevano: svolgere il ruolo da consulente del gioco per gli arbitri di World Rugby.
Warren Gatland: “Ho fatto il consulente agli arbitri internazionali, ora però penso alla Rugby World Cup”
“Sono passato al lato oscuro della forza – scherza -. In questi mesi ho lavorato con gli arbitri, gli assistenti, i TMO e gli arbitri che si occupano del bunker vedendo le cose da un’altra prospettiva e capendo meglio anche come lavorano e il peso delle critiche a cui sono sottoposti”.
“Lo dico subito: il regolamento ha delle zone grigie, più che altro le definirei “soggettive” e su quello ci si può fare poco. Quello su cui invece si sta cercando di focalizzarsi è il fatto di arrivare alla Rugby World Cup 2027 con regole chiare e innestate da almeno un anno, senza sperimentazioni dell’ultimo semestre”.
“Le aree di lavoro al momento riguardano: la gestione del breakdown e le posizioni di fuorigioco, il posizionamento del direttore di gara durante lo svolgimento della partita, controllare le posizioni degli altri giocatori non coinvolti in mischia e touche e la sicurezza sia nelle fasi statiche sia in quelle dinamiche con la gestione dei placcaggi”.
Poi ha aggiunto: “A World Rugby e agli arbitri ho detto una cosa: quando si sbaglia è poco costruttivo difendere la decisione fino allo sfinimento. Meglio andare davanti alla telecamere e ammettere l’errore, senza problemi: si creano meno polemiche e si ottiene più rispetto”.
Sulle cose che cambierebbe: “Bunker e TMO vorrei che lavorassero insieme. Mi spiego: se il direttore di gara ha bisogno di una revisione per capire con quale cartellino intervenire in una determinata, sta interrompendo la partita. Quello che farei è di dare immediatamente un cartellino giallo all’autore del fallo e poi lasciare TMO e Bunker a discutere sul grado del fallo”.
Sui placcaggi: “A mio parere, un giocatore placcato, in qualsiasi modo, dovrebbe lasciare la palla immediatamente, rialzarsi e poi eventualmente rigiocare il pallone: con chiarezza, non come avviene adesso. Spesso si generano confusioni sia per il placcato che per il placcatore nel rigiocare la palla”.
Sul 50-22: “La regola mi piace, ha aperto nuovi orizzonti offensivi. Io la estenderei in questi termini: per usufruire del 50-22 non dovrebbe essere necessario giocare il pallone solo nella propria metà campo verso i 22 degli avversari, ma darei la possibilità alle squadre di riportarlo all’interno della propria metà campo anche dopo averla superata per spettacolarizzare il gioco e aprire gli spazi d’attacco”.
Infine sulla sua attività attuale e la proiezione verso il futuro: “Tutti mi dicono “congratualazioni per il nuovo incarico”. No, non sono il nuovo allenatore della Georgia. Quando ho concluso la mia esperienza con il Galles mi sono detto che avrei avuto bisogno di una pausa e così ho fatto. Steve Tandy? Gli faccio i miei migliori auguri, so che la ricostruzione non sarà facile: ci vorrà tempo e spazio per sbagliare e ricreare una squadra forte.
La Rugby World Cup 2027 si sta avvicinando? Non lo nego, lo sento anche io. Vorrei poter mettere in campo la mia esperienza, anche perché so che è uno dei pochi periodi dove gli allenatori hanno a disposizione la squadra per svariate settimane. Vediamo se arriverà l’occasione giusta, altrimenti guarderò ad altre cose: magari pensando anche a un club”.
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