Il CEO degli Ospreys, Lance Bradley, ha bollato un’eventuale cancellazione come catastrofica

Galles, il nodo della regola delle 25 presenze: le deroghe e la possibile abolizione accendono il dibattito
La discussione intorno alla regola delle 25 presenze in Nazionale torna al centro dell’attualità del rugby gallese. In un momento di grande fragilità strutturale del movimento, l’ipotesi di abolire il vincolo che limita la convocazione tra le fila dei Dragoni dei giocatori che militano all’estero viene vista con forte preoccupazione da parte delle province.
A esporsi in maniera netta è stato il CEO degli Ospreys, Lance Bradley, che ha definito un’eventuale cancellazione della norma come “catastrofica” per il rugby gallese.
La regola, già ampiamente discussa e in parte svuotata da alcune eccezioni recenti, resta uno dei pochi strumenti per trattenere i talenti più fulgidi all’interno dei confini nazionali.
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Le eccezioni alla “Gatland’s Law”
L’introduzione dei paletti allo spostamento dei giocatori gallesi verso i club esteri fu opera di Warren Gatland nel 2014. La cosiddetta “Gatland’s Law” adottata dalla WRU prevedeva inizialmente il raggiungimento di 60 caps prima di poter andare all’estero, poi il tetto è diminuito a 25; in seguito la federazione ha iniziato a concedere delle deroghe.
Negli ultimi mesi casi come quelli di Rhys Carre e Jarrod Evans, convocati pur giocando in Inghilterra senza aver raggiunto le 25 presenze, o la situazione di Jac Morgan, che potrà sommare i caps con i Lions a quelli con il Galles, hanno mostrato una crescente flessibilità nell’applicazione del regolamento.
Il tema potrebbe diventare ancora più sensibile con il futuro di Dan Edwards, apertura degli Ospreys corteggiata dai Leicester Tigers ma ancora lontana dal requisito minimo di presenze internazionali. In questo scenario, Bradley teme un effetto domino che porterebbe i migliori giovani gallesi a lasciare il Paese.
Secondo il dirigente, permettere ai giocatori di trasferirsi liberamente all’estero ridurrebbe il controllo sullo sviluppo, sulla gestione fisica e sulla disponibilità per i raduni della nazionale, con il rischio concreto di indebolire ulteriormente le province rimaste. Un tema che si intreccia con la programmazione futura della WRU e che promette di restare centrale nel prossimo futuro del rugby gallese.
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