Zebre, Brunello verso i derby: “Il Benetton non ha punti deboli. Noi cresciuti tanto, ora non siamo più una sorpresa”

Il tecnico alla vigilia delle due sfide con i biancoverdi: “Ora nessuno ci sottovaluta, lo si vede dalle formazioni che schierano gli avversari. Però non dobbiamo illuderci: prima del risultato pensiamo alla prestazione”

Zebre, Brunello verso i derby: "Il Benetton non ha punti deboli. Siamo cresciuti, ma non dobbiamo illuderci" (ph. Zebre Rugby)

Zebre, Brunello verso i derby: “Il Benetton non ha punti deboli. Siamo cresciuti, ma non dobbiamo illuderci” (ph. Zebre Rugby)

Un anno dopo è di nuovo tempo di derby. Sabato 20 novembre a Treviso e sabato 27 novembre a Parma si sfidano di nuovo Benetton e Zebre. “Si sente la tensione, ma è quella bella, quell’eccitazione e quell’emozione che devi provare se ti piace questo lavoro” racconta coach Massimo Brunello a OnRugby. L’allenatore delle Zebre ricorda il colpaccio sfiorato lo scorso anno (il primo derby perso 11-10 con un calcio di punizione allo scadere) ma non vuole che si creino più illusioni del necessario: “Per me il Benetton non è in così in difficoltà come si dice. Concentriamoci sulla prestazione: se ci sarà potremmo anche pensare al risultato, senza quella invece non c’è possibilità”.

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Era da 5 anni (si chiamava ancora Pro14) che le Zebre non arrivavano al momento dei derby davanti al Benetton in classifica: è un segnale di crescita?

“Non conoscevo questa statistica, ma da un anno e mezzo a questa parte abbiamo lavorato per non essere più la ‘sorpresa’ del campionato, e ci stiamo riuscendo. Ormai anche le altre squadre sanno a cosa vanno incontro quando ci affrontano, e lo dimostrano le formazioni che ci mettono contro: guardavo gli Stormers che hanno giocato contro di noi, erano più forti anche di quelli che hanno vinto a Munster. Sono felice di questo miglioramento e soprattutto è bello essere riusciti a cambiare la percezione generale nei nostri confronti”.

Oltre alle formazioni, molte squadre adesso danno l’impressione di aver davvero studiato a fondo il vostro gioco. Tanto che nelle ultime partite è stato più difficile trovare spazi in mezzo al campo…

“Assolutamente, e ce ne accorgiamo anche da piccoli dettagli. Ad esempio, ci sono squadre che quando ci affrontano cambiano il modo di difendere nelle fasi statiche, perché sanno che se abbiamo a disposizione palloni puliti da touche possiamo diventare molto pericolosi, di conseguenza stanno attenti in certe situazioni. Chiaramente da un lato si fa più fatica in partita, ma dall’altro sono orgoglioso della considerazione che abbiamo guadagnato lavorando duro. Fin da quando sono arrivato ho cercato di proporre il mio credo, che con gli italiani si potesse far bene, e con il tempo ho visto che questa idea è diventata ‘contagiosa’: giocatori, allenatori, dirigenti. Con la crescita dei ragazzi che sono rimasti e con alcuni nuovi arrivi importanti anche dall’Elite siamo riusciti ad ovviare a delle partenze pesanti: Fischetti, Zambonin, Prisciantelli, ma anche Paea e Gregory. Lo sviluppo dei giocatori, alla fine, è supportato anche dai risultati ottenuti in campo, e questo fa piacere”.

Arriviamo quindi ai derby. L’anno scorso la vittoria non è arrivata per pochissimo: cosa è cambiato nel giro di 12 mesi?

“L’anno scorso siamo arrivati ai derby dopo 6 mesi all’inizio del nostro lavoro, ed era una verifica, un modo per dimostrare la nostra identità. Dopo un anno ci sono stati tanti altri miglioramenti e vogliamo farli vedere in campo. Affrontiamo una supersquadra in un derby italiano: è il modo migliore per dimostrare a che punto siamo arrivati. Sappiamo che a Monigo è durissima per tutti (quest’anno a Treviso hanno vinto solo gli Stormers, ndr). Il Benetton è una squadra completissima, praticamente una nazionale, perché tra italiani e stranieri sono quasi tutti internazionali. È difficile fare il risultato contro una squadra del genere, è difficile trovare loro punti deboli, ma il bello è proprio questo: provare a dare il massimo contro una squadra così forte”.

Quest’anno però il Benetton non è sempre stato brillante, può essere un’opportunità?

“L’opportunità l’abbiamo avuta anche l’anno scorso, del resto si scende sempre in campo per vincere. Bisogna però essere realisti: non dobbiamo illuderci, sappiamo dove andiamo e quale squadra affrontiamo. Sappiamo che se Treviso giocherà al massimo delle sue potenzialità sarà davvero difficile per noi. Personalmente non vedo il Benetton così in difficoltà come si dice: ovviamente non sta a me giudicare se sono in forma o meno, ma sono una squadra che non ha punti deboli e con una grande profondità in ogni ruolo, e poi adoro i giocatori italiani che stanno lì, sono di livello mondiale e alcuni ho avuto anche la fortuna di allenarli. Personalmente mi concentro molto sulla prestazione: con la prestazione ci può anche scappare il risultato, se non facciamo la prestazione sicuramente non potrà esserci il risultato contro una squadra così”.

Dopo la partita con Cardiff si era molto arrabbiato a causa dell’approccio, aveva parlato addirittura di presunzione. Nelle due partite di Challenge Cup ha visto quello che voleva vedere?

“Sì, soprattutto mi è piaciuto il modo in cui abbiamo affrontato una partita come quella di Montpellier, che sapevamo essere difficilissima. Ma in realtà le cose che volevo vedere le avevo sempre viste anche prima di Cardiff: purtroppo quel giorno ce le siamo dimenticate in spogliatoio, e questo mi ha fatto male, anche perché poi nel secondo tempo abbiamo dimostrato che potevamo giocarcela contro una squadra davvero forte. Ricordiamoci che Cardiff è nei primi posti in classifica (al momento è seconda, ndr) e in Coppa ha vinto una grande partita contro Ulster. Dobbiamo comunque ricordarci che questi errori fanno parte del percorso, servono a crescere: molte volte i primi ad essere frettolosi nei giudizi siamo noi allenatori, invece bisogna avere pazienza e andare avanti con costanza, anche se qualche volta si può inciampare in una giornata come quella contro Cardiff. In quell’occasione abbiamo sbagliato atteggiamento, siamo entrati in campo troppo superficiali, ascoltando troppo le voci dall’esterno: si diceva che a loro mancavano tanti giocatori, che potevamo vincere, cose che magari ci fanno ‘male’ perché non siamo ancora abbastanza maturi per assorbirle”.

Forse anche per questo è molto guardingo verso i derby?

“Sono guardingo perché non voglio illudere nessuno. I ragazzi lo sanno, ne abbiamo parlato: non dobbiamo illuderci e non dobbiamo illudere i tifosi. Affrontiamo uno squadrone. I due derby dall’anno scorso mi avevano reso molto orgoglioso dei ragazzi: adesso dobbiamo dimostrare di aver fatto un ulteriore passo avanti in questi 12 mesi, sul nostro essere squadra, sul nostro gioco, sulla nostra identità, tutte cose nelle quali siamo migliorati ed è bello cercare di farlo vedere in una partita così”.

Nei derby degli anni passati il Benetton ha fatto la differenza soprattutto con la profondità, ruotando tanti giocatori nelle due partite e mantenendo alto il livello. Come si trovano le contromisure adatte?

“È uno dei loro punti di forza. Ad esempio, se all’apertura non dovesse giocare Albornoz avranno Umaga, che è un altro internazionale. Hanno tanti giocatori che tengono alto il livello in ogni ruolo. Però credo che rispetto all’anno scorso anche noi siamo migliorati dal punto di vista della profondità: in alcuni ruoli siamo ancora un po’ corti, in altri invece possiamo ruotare tanti uomini. Poi chiaramente parliamo dei derby, ma il campionato è ancora lungo e prima della pausa per il Sei Nazioni avremo ancora 5 partite: 3 di URC (di cui 2 contro Glasgow) e 2 di Coppa, in cui l’obiettivo è conquistare la qualificazione agli ottavi. Per cui anche noi abbiamo la necessità di ruotare e dare spazio a tutti: ovviamente dipenderà molto da come andrà il primo derby e dalle indicazioni che riceveremo da quella partita”.

Cosa le sta dando questo gruppo a livello umano?

“È uno dei più bei gruppi che ho allenato. Non voglio togliere nulla a tutti gli altri posti dove sono stato: Badia, Rovigo, Calvisano sono posti dove ho ancora tanti ricordi e tanti amici, e poi ovviamente c’è stata l’Italia under 20. Questo gruppo mi sta dando però delle grandissime soddisfazioni dal lato umano, e poi stiamo giocando delle competizioni di altissimo livello e ogni traguardo che raggiungiamo rappresenta una soddisfazione doppia”.

Francesco Palma

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