Un ipotesi che guarda al futuro, con anche la possibilità di un’espansione del torneo

E se il The Rugby Championship si giocasse in contemporanea al Sei Nazioni? – ph. Sebastiano Pessina
Qualche giorno fa si è conclusa un’edizione incredibile e incerta del torneo, vinta all’ultimo respiro dagli Springboks nell’inusuale sede di Twickenham, eppure il The Rugby Championship – al momento – non ha futuro. Il massimo torneo per nazioni dell’Emisfero Sud, che include Sudafrica, Nuova Zelanda, Argentina e Australia rischia fortemente di scomparire o di doversi profondamente reinventare.
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E se il The Rugby Championship si giocasse in contemporanea al Sei Nazioni?
All’orizzonte però, come un rumors che rimbalza con sempre più consistenza, si fa largo un’ipotesi: il The Rugby Championship, presumibilmente a partire dal 2027 (visto che nel 2026 dovrebbe essere confermato l’impegno degli All Blacks per una tournèe storica in Sudafrica), calendarizzato in contemporanea al Sei Nazioni; tra febbraio e marzo.
Una notizia che se prendesse forma avrebbe per certi versi del clamoroso, ma che verrebbe salutata con soddisfazioni da più parti.
Le federazioni di Argentina e Sudafrica, ad esempio, gradirebbero la cosa mentre l’Australia sembrerebbe essere totalmente contraria, con la Nuova Zelanda invece ancora non chiaramente schierata.
Sotto traccia qualcuno disegna scenari espansionistici, con l’ingresso di Giappone e Fiji, per una sorta di “Sei Nazioni dell’Emisfero Sud”.
Paradossalmente questo potrebbe togliere attenzione esclusiva al torneo, che si svolge da agosto a ottobre, ma consentirebbe a tutte le principali squadre di club del mondo di evitare casi come quelli di Skelton o O’Connor, giocatori dell’Emisfero Sud che giocano nell’Emisfero Nord, dal momento che a livello di calendario si potrebbero stoppare i campionati di tutto il mondo in unico periodo per poi consentire la fine delle varie stagioni agonistiche da metà marzo in poi.
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