L’analisi di una finale spettacolare

Esperienza, panchine, piazzati e non piazzati: 5 riflessioni sulla finale Viadana-Rovigo (ph. Federugby)
È stata una finale di Serie A Elite emozionante, con Rovigo che – come detto da Matteo Moscardi a fine partita – ha dimostrato ancora di “essere Rovigo a 360 gradi” e ha portato a casa uno scudetto che a un certo punto sembrava già sulla strada verso Viadana. Al “Lanfranchi” di Parma è successo veramente di tutto, con la squadra di Giazzon che nel secondo tempo ha piazzato un 17-0 di parziale che ha deciso il match, mentre Viadana per il secondo anno di fila si è fermato a un passo dal titolo dopo aver dominato la stagione regolare. Questa volta, però, la sconfitta fa più male per com’è arrivata, con un secondo tempo nel quale i gialloneri non sono riusciti a marcare punti.
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Serie A Elite: 5 riflessioni su Viadana-Rovigo
Esperienza – Forse, nonostante la stagione dominata e un anno in più per tutti, Viadana non aveva ancora l’esperienza sufficiente per gestire delle partite completamente diverse dalle altre. Le sfide a eliminazione diretta, si sa, sono davvero un altro sport, e ci vuole tempo ed esperienza per imparare ad affrontarle. La squadra di Pavan ha dominato il primo tempo, e poteva chiuderlo con un vantaggio ancora più consistente (21-10 all’intervallo, 21-7 il massimo vantaggio). Pesano, infatti, le occasioni sprecate nel primo tempo: in particolare i due calci centrali non piazzati, la meta d’intercetto (doppio, prima Ferrario e poi Moscardi) presa in un momento di totale dominio e la clamorosa marcatura divorata da Jannelli. Questo, ovviamente, non toglie nulla alla strepitosa stagione di Viadana, che ha dimostrato di non essere più una semplice sorpresa ma una vera big del campionato italiano. Anche questa sfida, come quella dello scorso anno contro il Petrarca, sarà un’ulteriore lezione per aggiungere esperienza e consapevolezza di quanto queste partite possano essere decise da ogni singolo episodio.
La panchina – Sarebbe stato bello poter essere una mosca nello spogliatoio di Rovigo, per sentire e sapere come Davide Giazzon ha rimesso in carreggiata una squadra in grande difficoltà. Si sa, lo spogliatoio è sacro, quindi non lo sapremo mai. Ma possiamo accontentarci di constatare come Rovigo sembrasse un’altra squadra nella ripresa. Merito anche dei cambi: Swanepoel, capitan Ferro, Casado Sandri e soprattutto Mostert, devastante e decisivo in attacco. La panchina ha fatto la differenza, cambiando anche l’inerzia della mischia ordinata: dopo l’uscita dei fratelli Oubiña (autori di una gran partita anche in campo aperto) Viadana infatti non ha più avuto quel dominio in prima linea che aveva caratterizzato il match nel primo tempo. L’uscita di un acciaccato Brisighella poi ha obbligato Pavan a cambiare le carte in tavola, spostando ad estremo un Roger Farias fino a quel momento strepitoso (e che si è preso anche i complimenti di Quesada in diretta tv nell’intervallo, visto che è eleggibile) ma che da 15 non è più riuscito a rimanere “dentro” la partita.
Piazzati e cinismo – Con il senno di poi è tutto più facile, ma forse la vera chiave della partita si trova nel clamoroso ribaltone del 14′. Viadana per la seconda volta di fila non piazza un calcio facile, non riesce ad andare a segno e addirittura prende la meta dopo l’intercetto prima di Ferrario sul passaggio di Baronio, e poi di Moscardi (meritatamente player of the match) su Brisighella che aveva recuperato il calcio del centro rossoblu. E poi c’è il piazzato di Thomson alla fine del primo tempo. Una scelta che poteva sembrare strana, quella di piazzare sotto di 14 punti, ma quel calcio è stata una boccata d’ossigeno importante, e soprattutto così facendo Rovigo ha portato a casa punti nelle uniche due vere occasioni avute nel primo tempo: questo ha fatto la differenza, perché senza questi punti la rimonta del secondo tempo non sarebbe stato possibile.
Gioco – A livello tattico, Rovigo si è dimostrata fin da subito efficace nel punto d’incontro, ed è stata la chiave che ha permesso ai ragazzi di Giazzon di non affondare nei 40 minuti di tempesta giallonera, con il già citato Farias assoluto protagonista. Nonostante la furia di Rovigo e i tanti palloni sporcati Viadana in quel momento era padrona del campo, riusciva ad avanzare e ad essere pericolosa. Poi la svolta, arrivata peraltro sul terreno che sembrava più favorevole alla squadra di Pavan: Rovigo ha cominciato a muovere il pallone da qualsiasi posizione, attaccando palla in mano dalla propria metà campo e cercando insistentemente lo spazio in una difesa di Viadana che col passare dei minuti sembrava sempre più fragile. Lì i rossoblu hanno fatto la differenza.
Spettacolo – La tensione dell’inizio aveva lasciato spazio a qualche errore di troppo da entrambe le parti, soprattutto in rimessa laterale (forse l’unica nota stonata), poi col passare dei minuti il match è diventato sempre più spettacolare e combattuto. Prima la furia di Viadana, capace di mantenere il ritmo sempre alto nel primo tempo nonostante i tentativi di Rovigo di rallentare il gioco il più possibile, poi la rimonta di Rovigo nella ripresa, trascinata dal solito grande tifo (ma ben presente anche la tifoseria di Viadana per il tutto esaurito del “Lanfranchi”) e dalla panchina. Insomma, abbiamo assistito a una gran bella finale.
Francesco Palma
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