Una difesa da far vedere nelle scuole, Aura Muzzo “on fire” e il breakdown: 5 riflessioni su Scozia-Italia

Il successo delle Azzurre vale più dei “soli” 5 punti in classifica: è un segnale, un messaggio importantissimo

Una difesa da far vedere nelle scuole, Aura Muzzo "on fire" e il breakdown: 5 riflessioni su Scozia-Italia (ph. Federugby)

Una difesa da far vedere nelle scuole, Aura Muzzo “on fire” e il breakdown: 5 riflessioni su Scozia-Italia (ph. Federugby)

L’Italia c’è. Serviva un segnale forte, deciso, e all’Hive Stadium di Edimburgo è arrivato, nella partita chiave di questo Sei Nazioni. Il 25-17 rifilato a domicilio alla Scozia non è solo un risultato importante per la classifica, per il Sei Nazioni, per questioni banalmente concrete, ma lo è soprattutto perché le Azzurre avevano bisogno di cancellare dalla memoria la debacle con l’Irlanda e di dimostrare che quello di Parma era stato solo un brutto passo falso. Così è stato: l’Italia ha giocato una partita di altissimo livello contro una Scozia forte e che negli ultimi due anni aveva sempre vinto con le Azzurre, ha portato a casa 5 punti (lasciando a 0 l’avversaria) e ha rimesso in piedi un Sei Nazioni cominciato così così.

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La difesa – L’Italia ha arginato l’attacco scozzese con delle salite difensive da manuale del rugby. Vedere Nelson e compagne tirarsi il pallone in faccia senza sapere cosa farci è stata la perfetta dimostrazione di quanto bene le Azzurre abbiano preparato questa partita dal punto di vista difensivo. Il modo in cui è stata disinnescata ogni singola maul della Scozia, poi, è la ciliegina sulla torta su una vittoria importantissima. L’Italia ha messo a segno 180 placcaggi con l’86% di efficacia. I nomi, poi, ormai li conosciamo: 19 placcaggi per Francesca Sgorbini, 18 per Tounesi e Veronese, 16 per Tounesi, 15 per Beatrice Rigoni (non perfetta in attacco ma sontuosa in difesa, con 2 placcaggi dominanti) ed Elisa Giordano. Volendo trovare il pelo nell’uovo, da rivedere un po’ la disciplina: 12 calci di punizione concessi contro i 5 della Scozia sono un po’ troppi.

Aura Muzzo – Cos’altro dire? Al di là delle due mete, messe a segno con il solito killer instinct, colpisce la presenza costante dell’ala di Villorba in ogni singola azione del gioco. Serve a Ostuni Minuzzi un pallone solo da schiacciare in meta nonostante una Thomson improvvisamente trasformatasi in una nostalgica di Roberspierre provi a ghigliottinarla, poi con un numero da giocoliere va a riprendersi il calcetto che dà il via all’azione della meta di D’Incà. Player of the match ovviamente, ma non c’era nemmeno da discuterne.

Breakdown – Forse il problema principale di questa partita. Quando l’Italia è riuscita ad avere a disposizione palloni veloci, possibilmente passando da meno raggruppamenti possibili, è stata pericolosissima e ha messo in grande difficoltà la Scozia. Quando le Azzurre sono dovute invece passare da dei lunghi multifase hanno invece fatto tantissima fatica, subendo ben 6 turnover e non riuscendo a dare la continuità necessaria all’attacco. Questo è l’aspetto principale sul quale bisognerà lavorare verso Francia e Galles.

La mediana – Al netto della bella meta con l’Irlanda, nelle prime due partite era mancato l’apporto di Sofia Stefan: tanti errori e tante scelte sbagliate nei momenti decisivi. Ritrovata la solita Stefan si è ritrovata anche l’Italia: ritmo, precisione e soprattutto anche piede, con dei bei calcetti dalla base che hanno messo in difficoltà la difesa scozzese, che forse non si aspettava questo tipo di giocata dalla squadra di Roselli. 80 minuti di grandissima qualità per una giocatrice che quando sta bene è imprescindibile. Per il resto, solita partita di grande sostanza da parte di Stevanin, brava a imporre il ritmo giusto al match senza andare fuori giri. Bene anche l’ingresso di Madia nel finale, che ha dato una marcia in più quando serviva chiudere la partita.

Fasi statiche – La miglior giornata della touche italiana in questo Sei Nazioni: 10 rimesse laterali vinte su 10. Magari non tutte con palloni di qualità – brave Giordano e Duca a resuscitarne un paio – ma vinte. Mischia a fasi alterne, e si poteva immaginare, ma tutto sommato sufficiente considerando anche il modo in cui ha funzionato da piattaforma in occasione dell’ultima meta. Quando le prime linee tengono così, ne risente positivamente tutto l’attacco azzurro.

Francesco Palma

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