Eddie Jones e la sua dedizione alla causa australiana: “Siamo delusi dal risultato, ma non mettete in dubbio la mia fedeltà”

Dopo la sconfitta con il Galles, la stampa australiana ha messo sotto pressione il coach in merito ad un suo presunto avvicinamento al Giappone

Eddie Jones (Ph. Sebastiano Pessina)

Eddie Jones – ph. Sebastiano Pessina

LIONE – L’Australia è sull’orlo dell’eliminazione. A meno di un imprevedibile collasso delle Fiji contro Portogallo e Georgia, la squadra di Eddie Jones non sopravvivrà, per la prima volta nella storia, alla fase a gironi della Rugby World Cup.

Il 40-6 subito sul campo è pesante: la squadra australiana è sembrata davvero mediocre e dopo un primo tempo combattivo ma sterile ha completamento perso la propria verve nella ripresa, concedendo la peggior sconfitta nella storia dei propri mondiali.

In conferenza stampa, però, della partita si è parlato ben poco. Il capo allenatore Eddie Jones è stato sotto il fuoco incrociato della stampa, che a più riprese gli ha chiesto conto di un suo presunto colloquio per ottenete l’incarico di head coach del Giappone che, secondo indiscrezioni della stampa inglese, sarebbe avvenuto ad appena due settimane dall’inizio del mondiale francese.

Le domande dei giornalisti australiani sono state tutte sulla stessa falsariga: sei completamente coinvolto nel tuo lavoro con i Wallabies? Allenerai il Giappone fra un anno? Hai fatto un colloquio venti giorni fa con la federazione giapponese?

Leggi anche: Rugby World Cup 2023: il Galles travolge l’Australia battendola 40-6

A quest’ultima domanda, Jones ha risposto, con un volto imperturbabile: “Non so di cosa state parlando.”

“Sono impegnato con i Wallabies al 100% – ha aggiunto in un’altra risposta – Sono tornato per dare il mio contributo al rugby australiano. Finora non sono riuscito ad avere un grande impatto, mi pare. Ma questo non cambia il fatto che sono qui per questo.”

“Sono fiero di essere australiano, non sopporto di vedere il rugby australiano andare male, specie se sono io alla guida. Non dobbiamo migliorare solo i Wallabies, ma tutto il movimento. Non è una giustificazione, ma dobbiamo essere onesti e guardarci allo specchio e decidere dove vogliamo andare con il nostro rugby.”

Al capitano Dave Porecki è stato chiesto se le voci di un possibile approdo di Jones in Giappone nel 2024 abbia in qualche modo condizionato il modo in cui i Wallabies stanno lavorando. Dopo che il giocatore ha negato qualsiasi condizionamento, il capo allenatore ha ripreso la parola prima di concedere una nuova domanda: “Queste continue insinuazione sulla mia volontà di andarmene dai Wallabies stanno passando il limite. La prestazione di oggi è stata insufficiente, ci siamo scusati per il risultato e lo sottolineo di nuovo. Ma da qui a dubitare della mia dedizione alla nazionale australiana è troppo. Ho lavorato giorno e notte da quando sono arrivato. Non risponderemo ad altre domande su questo d’ora in poi. Mi va bene parlare di questa partita, mi va bene parlare del Portogallo (prossimo avversario dei Wallabies), ma se dobbiamo continuare su questa china mi scuserete se me ne vado.”

Incalzato sulla sua decisione di portare al mondiale una squadra giovane e inesperta, Jones ha dichiarato: “Mi hanno dato questo lavoro per cambiare la rotta della nazionale australiana, e penso che sia una cosa che non poteva essere fatta con i giocatori che ci sono sempre stati. Avevamo bisogno di cambiare, di rinfrescare la squadra. E sì, certo, i giovani oggi hanno fatto fatica in questo contesto, ma a meno che non li esponiamo a questo tipo di esperienze non matureranno come giocatori. Questo è un momento estremamente doloroso, non lo nego, ma è anche il momento di più grande apprendimento per una squadra giovane come questa.”

Lorenzo Calamai

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