Dall’Irlanda l’allarme di O’Mahony: “Sarà difficile giocare 30 partite all’anno”

Il terza linea pensa al futuro dicendo la sua (in accordo all’opinione di Sexton) anche sul nuovo calendario internazionale

ph. Paul Harding/Action Images

Ha da poco compiuto 29 anni, anche se sembra da una vita sulla cresta dell’onda del rugby professionistico. Nel suo curriculum può contare 109 partite partite con Munster, 50 caps con l’Irlanda e 1 anche con la gloriosa maglia dei British & Irish Lions, eppure Peter O’Mahony ha voglia di pensare al futuro e non solo quello ovale ma anche della vita fuori dal rettangolo di gioco.
In un’intervista riportata dal sito rugbypass.com infatti, il terza linea si è così espresso: “Il rugby è arrivato al punto in cui sarà difficile giocare 30 partite all’anno”. Un affermazione senza mezzi termini, a cui hanno fatto seguito alcune frasi un po’ più specifiche: “Per la mia esperienza con Munster e Irlanda posso comunque dire che l’attenzione nei nostri confronti è aumentata: il welfare dell’atleta, il trattamento medico e il carico di gioco sono ormai aspetti centrali, ma il gioco è impegnativo e superare la quota delle trenta partite stagionali richiede comunque al fisico un prezzo da pagare”.

Non le manda certo a dire uno dei simboli del rugby irlandese, che sul nuovo calendario pensato per il periodo 2020-2032 esplicita però positività: “Ci sono sicuramente molti vantaggi, rispetto a quello che ho detto prima. Capisco poi che i benefici non arriveranno da un giorno all’altro, ma vedo che si è lavorato molto anche sulla “logistica” del gioco e sono sicuro che questo possa aiutare entrambi gli emisferi”.
In precedenza erano arrivate anche le parole di Johnny Sexton sull’argomento: “Spero che il buon senso prevalga su tutto e che si possa trovare un accordo finale fra gli Emisferi, dove si favorisca la disputa di partite internazionali. C’è bisogno di sfide come Irlanda-Nuova Zelanda o Inghilterra-Sudafrica e viceversa nelle diverse finestre di Test Match. Giocare per noi a giugno o per loro a novembre, alla fine delle rispettive stagioni e con la stanchezza addosso, è sempre difficile.
Anche la Coppa del Mondo, per esempio, si gioca in un periodo dove l’Emisfero Sud è a metà stagione e l’Emisfero Nord invece soltanto all’inizio. Sarebbe bello giocarla una volta con un calendario comune”.

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