Concussion: Bill Beaumont, leading by example

Il presidente di World Rugby, che ha smesso di giocare a 29 anni a causa di una concussion, si è sottoposto a un esame neurologico

ph. Action Images via Reuters / Henry Browne

Un capitano è pur sempre un capitano, anche quando esce fuori dal campo. Bill Beaumont, ex capitano della nazionale inglese a cavallo fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta e oggi presidente di World Rugby, ha deciso che, se i traumi cranici e le loro conseguenze devono essere un tema di particolare attenzione, deve essere proprio lui a segnare il sentiero. Lo rivela il Telegraph attraverso la rubrica online The Talk of Rugby.

D’altronde Beaumont si è ritirato a soli 29 anni dal rugby giocato, nel 1982, su consiglio medico a causa di ripetute concussions.

Il numero uno della federazione internazionale si è quindi sottoposto a un check-up neurologico completo negli scorsi giorni e sta ora aspettando i risultati degli esami, comprendenti esercizi di memoria, di riflessi, test fisici ed esami di sangue e urine. In tutto l’esame al 65enne Beaumont è durato 4 ore, in quel di Manchester, presso il locale Institute of Sport and Technology.

Beaumont si è sottoposto al controllo volontariamente, proprio con lo scopo di rafforzare l’attenzione su questo tema e di essere d’esempio per tutto il mondo ovale, piuttosto che dietro qualsiasi tipo di consiglio medico inerente al suo stato di salute attuale.

L’azione di Beaumont, inoltre, fa parte di una più ampia ricerca scientifica sponsorizzata dalla Rugby Football Union, la federazione inglese, per indagare eventuali connessioni fra concussions e malattie neuro-degenerative. Bill Beaumont è uno dei 200 ex rugbisti ultracinquantenni a essersi messo a disposizione dello studio, come ha fatto per esempio anche l’ex numero 10 della Rosa Rob Andrew.

“Vogliamo che il maggior numero possibile di vecchi giocatori prenda parte allo studio per capire meglio quale impatto il rugby possa avere sulla salute a lungo termine – ha detto Beaumont – Quando ripenso al numero di concussion che ho subito giocando con Fylde, il mio club… semplicemente giocavo la settimana successiva e non ho mai pensato a niente di tutto questo. Adesso c’è molta più attenzione, anche ai livelli più bassi. Se prendi un colpo in testa, stai fuori, cosa che è importantissima per il gioco.”

 

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