TMO e derive rotonde, Nigel Owens e World Rugby suonano l’allarme

Il fischietto gallese alla tavola rotonda organizzata dal Board

hogg nigel owens arbitro Rugby

ph. Phil Noble/Action Images

Il tema del ruolo degli arbitri e del comportamento dei giocatori nei loro confronti è sempre di attualità, in un rugby sempre più a favore di camera e in cui le proteste sono all’ordine del giorno (quante volte durante un raggruppamento il mediano di mischia alza indiscriminatamente le mani e quante volte si chiede un cartellino giallo contro un avversario?). Sulla questione è tornato di recente Nigel Owens, il direttore di gara più famoso (e bravo) di Ovalia, in campo tra l’altro sabato all’Olimpico per Italia-All Blacks.

 

L’arbitro gallese era seduto alla tavola rotonda organizzata da World Rugby e dall’eloquente nome “Image of the Game: Respect for the match official, a tradition worth maintaining”. Assieme a lui l’arbitro Alain Rolland, il tecnico di Munster Rassie Erasmus e il corrispondente del Daily Telegraph Mick Cleary.  “Il clima sta peggiorando – ha dichiarato Owens a The Rugby PaperI giocatori continuano a parlarti per chiedere il TMO, come se fossero tutti capitani. Qualcuno si prende dei vantaggi dal fatto che gli arbitri siano microfonati…Chiedono cartellini gialli come fossero calciatori. C’è stato un declino nel comportamento”.

 

Un altro aspetto del gioco che spesso finisce nell’occhio del ciclone è l’abuso del TMO e dei replay sul maxi schermo. “Capisco che la gente voglia vedere i replay, ma la reazione del pubblico alle immagini mette pressione – si legge su L’Equipe – e ciò può influenzare la nostra autorità”. Sul TMO, invece: “Quello che riguarda l’azione di gioco, come ostruzioni o passaggi avanti, dovrebbe essere giudicato da noi (arbitri sul campo, ndr). Ciò richiederebbe più lavoro e concentrazione da parte nostra; senza troppi replay, forse prenderemmo decisioni con maggiore calma. Senza dimenticare che il rugby è uno sport difficile da arbitrare”.

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