L’Italia, Treviso e Conor O’Shea: il nuovo inizio di Tommaso Allan

Abbiamo intervistato l’apertura poche ore prima dell’inizio del ritiro azzurro. E al Benetton sarà seguito da Dave Alred

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Lo abbiamo “acciuffato” poche ore prima che arrivasse al ritiro di Roma dove il gruppo azzurro si preparerà per il tour nelle Americhe (sfide contro Argentina, USA e Canada) per la prima volta agli ordini del nuovo ct Conor O’Shea. E la giovane apertura ci ha parlato di Perpignan, del suo trasferimento in Veneto e di altro ancora…

 

Questa chiamata in nazionale è un nuovo inizio dopo anni contraddistinti da un po’ di alti e bassi?
Sì, lo è: ci sono nuovi giocatori, un nuovo staff… farà bene alla squadra, siamo tutti emozionati ed eccitati e penso che il tour in America sarò perfetto per conoscersi al meglio un po’ tutti.

 

Hai già avuto contatti con il nuovo staff azzurro?
Sì, ma niente di particolare, ci siamo giusto sentiti. La prima vera presa di contatto sarà a Roma in questi giorni con il ritiro.

 

Come giudichi questa prima fase della tua carriera azzurra che si è chiusa con il cambio di ct tra Brunel e O’Shea? Ti hanno “strappato” alla Scozia, poi c’è stato un utilizzo un po’ ad intermittenza. Come dicevamo prima: alti e bassi
E’ stato abbastanza difficile, non lo nascondo. Non sempre sono riuscito a trovare la mia giusta collocazione, al Mondiale stavo andando bene, mi sentivo in forma, e poi mi sono infortunato.
Brunel? E’ un bravissimo allenatore, lo rispetto molto. Lui mi ha voluto in nazionale, non potrei pensarla diversamente. Credo che per la nazionale abbia fatto delle buone cose, ora però non vedo l’ora di iniziare con il nuovo allenatore e il suo staff.

 

In settimana è stato ufficializzato il tuo arrivo a Treviso, notizia che circolava ormai da qualche mese. Il nuovo staff azzurro ha avuto un qualche peso nella scelta?
Con Treviso ci parliamo da tempo, già lo scorso anno c’era stata questa possibilità ma io avevo ancora un anno di contratto con il Perpignan e muoversi era difficile. Sono molto contento della scelta che ho fatto, credo che per me sia la direzione giusta. Voglio poter giocare con continuità e ad alto livello, credo che il Benetton sia perfetto.

 

Ma da parte del nuovo staff della nazionale c’è stata una qualche spinta per il tuo arrivo in Italia? O magari solo una indicazione?
No, è stata una scelta solo mia. Volevo giocare in Italia, essere più vicino comunque alla nazionale e credo che il Benetton sia la destinazione giusta. Ho parlato con O’Shea ma la decisione l’avevo già presa.

 

Il tuo arrivo in Italia al Benetton ti renderà più facile l’essere seguito anche nello specifico allenamento dei calci? Sappiamo che sotto questo aspetto le cose non sono sempre andate lisce mentre eri a Perpignan, ci sono stati momenti in cui non ti sentivi adeguatamente seguito
Da oltre un anno lavoro con Dave Alred, che ho contattato perché seguiva anche Jonny Wilkinson. E’ stato un impegno un po’ discontinuo, ma mi ha fatto molto bene, sono cresciuto molto con lui. E’ una delle cose che ho concordato con il Benetton, con cui abbiamo trovato un compromesso: io volevo un tecnico dei calci che mi seguisse e Alred continuerà a lavorare con me durante tutta la mia permanenza a Treviso.

 

Chiudiamo con il tour di giugno: una volta andare nelle Americhe significava affrontare una squadra davvero forte – l’Argentina – e poi due di livello più basso. Oggi però Canada e USA sono cresciute moltissimo…
Sì, stanno migliorando molto. E’ un bene per il rugby mondiale, giocare contro squadre forti è sempre bello. Sarà difficile, ma noi vogliamo vincerle tutte e tre: se giochiamo bene e le gestiamo al meglio possiamo farcela.

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