Irlanda, fra recente passato deludente e futuro in salita

Dopo gli ultimi due deludenti grandi tornei c’è un calendario molto difficile e pericoloso

ph. Toby Melville/Action Images

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DUBLINO – Breve riassunto delle puntate precedenti. Il Mondiale 2015 è andato in archivio senza aver centrato l’obiettivo da sempre inseguito, la semifinale. Il quarto di finale a Cardiff vide un’Argentina nettamente più forte andare in semifinale con pieno merito. Non manca chi, per quella partita, accusa Schmidt e la squadra di aver buttato via la vittoria per via di un approccio completamente sbagliato, che portò i Pumas sul 17-0 dopo 13 minuti, ma ormai è acqua passata. Il Sei Nazioni 2016 poi ha visto i verdi rispettare il prudente pronostico del coach (“mi andrebbe bene concludere nella metà superiore della classifica”) e vincere le sole ultime due partite, contro Italia e Scozia.

 

Anche il futuro non induce all’ottimismo, all’orizzonte c’è una bruttissima montagna da scalare. È stato appena confermato che il World Rugby Ranking del maggio 2017 sarà usato per il sorteggio dei mondiali giapponesi del 2019. La decisione di un sorteggio due anni e mezzo prima della manifestazione è dovuta a ragioni più commerciali che tecniche e ha già suscitato polemiche in occasione del mondiale 2015. Le 12 partite che l’Irlanda giocherà da qui alla fine del 6 nazioni 2017 determineranno la sua posizione nel sorteggio mondiale. Per questo il futuro è pessimo. Il calendario infatti prevede per l’Irlanda un tour estivo con tre partite in Sud Africa, dove non ha mai vinto (è appena arrivata la notizia dell’infortunio di Josh Van Der Flyer, che non ci sarà). Poi ci si rivede a novembre, con due sfide agli All Blacks (mai battuti), una al Canada e una all’Australia. Infine c’è il Sei Nazioni 2017, nel quale l’Irlanda giocherà tre partite in trasferta (Cardiff, Roma e Edinburgo). C’è insomma il rischio serio che la graduatoria usata per il sorteggio mondiale veda i verdi parecchio indietro, trovarsi dunque in un gruppo tipo quello con Inghilterra, Australia e Galles dello scorso mondiale.

 

Di Damiano Vezzosi

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