Stagione 2014/2015, l’anno in cui il pubblico scappò dall’Eccellenza

Torneo con una squadra in meno rispetto a un anno fa, ma il calo è di quelli davvero preoccupanti. Rovigo sempre prima

ph. Pino Fama

ph. Pino Fama

Eppure quest’anno il massimo campionato italiano aveva riguadagnato una delle sue piazze più storiche e calde. Vero che L’Aquila non è nel momento più brillante della sua gloriosa storia, ma riavere quella città faceva ben sperare. E invece…
I numeri non mentono: un anno fa la stagione regolare dell’Eccellenza aveva richiamato 101.080 tifosi, quest’ anno si ferma a 81.150. Ventimila in meno, una perdita secca del 20%. Scende anche la media-partita, anche se non in maniera così drastica: dai 919 di dodici mesi fa si arriva ai 902 attuali.
Ma un anno fa c’erano 11 squadre, quest’anno solo 10, direte voi. Vero. Ma le due formazioni retrocesse la scorsa stagione messe assieme – ripetiamolo: messe assieme – avevano richiamato 10.950 appassionati (4.800 la Capitolina, 6.150 Reggio Emilia), mentre L’Aquila ha raccolto nelle partite interne (9 rispetto alle 10 di un anno fa) 4.500 presenze. Tenendo conto di tutte le differenze come la gara casalinga in meno o il fatto che c’è una squadra in meno nel torneo la perdita complessiva supera comunque in maniera netta le 10mila unità. Uno sproposito, da qualunque parte la si voglia vedere. E potremmo chiudere il discorso già qui, che fotografia migliore (peggiore?) non potrebbe esserci.

 

Non c’è un “perché” a questa perdita, ce ne sono probabilmente molti. Intanto va detto che scendono in tanti: Rovigo rimane di gran lunga la squadra più seguita ma la sua media passa dai 2.160 tifosi di un anno fa ai 1.722 attuali. Il “monte-tifosi” stagionale dei rossoblu cala da 21.600 a 15.500.
Le squadre che sfondano quota diecimila tifosi per l’intera stagione scendono da quattro a tre e oltre al Battaglini gli unici due campi che vedono superare quella soglia sono quello di Padova (12.550) e Mogliano (11mila). Queste sono anche le uniche tre squadre a superare la soglia dei mille tifosi di media a partita: 1.722, 1.394 e 1.222 rispettivamente per Rovigo, Petrarca e Mogliano. Da rilevare il dato di Mogliano, tra i pochissimi a segnare una inversione di tendenza in termini importanti: lo scorso anno al Quaggia erano andati in 8.850.
Scendono invece Viadana e San Donà, che lo scorso anno avevano visto quasi 1.100 spettatori a partita e che ora si fermano a 894 (i lombardi) e 783 (i veneti). Guadagna qualcosa Calvisano – la media a gara al San Michele passa da 835 a 978 – crolla invece Prato, ma la cosa non stupisce, che passa da una media di 680 presenze per partita interna a 217. Segno più, anche se non di molto, anche per Lazio (475 tifosi di media un anno fa, 633 oggi) e Fiamme Oro (470 a 672) che rimangono con dati tra loro speculari e che probabilmente beneficiano della retrocessione della Capitolina: tre squadre romane assieme finivano inevitabilmente per rubarsi spettatori a vicenda.

 

Rovigo rimane sempre le squadra capace di richiamare più tifosi anche quandi va in giro, ma non si comporta male nemmeno San Donà. Il derby veneto tra rossoblu e Petrarca rimane la gara più vista (4mila spettatori), mentre San Donà-Prato e Fiamme Oro-L’Aquila sono quelle con meno spettatori: 300 in entrambi i casi. E a proposito di Veneto: Rovigo, Petrarca, Mogliano e San Donà hanno richiamato in tutto 46.100 tifosi, ben oltre la metà del totale dell’intero campionato.
Numeri che preocupano, numeri che fanno pensare. Numeri che dovrebbero spingere a un profondo ripensamento sella filiera e dell’organizzazione del nostro campionato nazionale più importante. Il timore è però che succeda quello che è successo negli scorsi anni, e cioè nulla.

 

NB: i dati riportati in questo articolo sono pubblicati sul sito specializzato StadiaPostcards

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