Concussion, dal Galles la ricerca che potrebbe collegarla alla demenza

Da uno studio su 280 giocatori è emersa una potenziale discrasia tra età anagrafica ed età cerebrale

ph. David Field/Action Images

Il tema della salute dei giocatori è sempre più al centro delle ricerche del Board e si è ultimamente arricchito di un ulteriore tassello. Il contributo arriva dal dottor Damien Bailey, della University of South Wales, il quale ha condotto una serie di indagini su 280 rugbisti gallesi, sia ritirati che in attività. Al termine delle ricerche, che l’equipe assicura essere estremamente controllate e verificate, è emerso che i colpi sofferti nel corso della carriera accelerano il processo di invecchiamento del cervello, tale da determinare una discrasia tra l’età anagrafica e quella cerebrale. Non solo, deterioramenti come la demenza senile hanno più probabilità di emergere.

 

Una delle funzioni che sarebbero più a rischio invecchiamento per la vita del cervello è l’affluenza del sangue. La ricerca deve ancora essere pubblicata, e solo allora la World Rugby prenderà una propria posizione. Anche se, ricerca dopo ricerca, il legame tra il deterioramento cerebrale e i colpi in testa subiti è sempre più evidente. Sembra scontato, ovvio, ma provarlo scientificamente è un altro discorso.
A proposito, a dimostrazione di il tema concussion sia al centro dell’attenzione, nel nuovo sito del neonato organismo Rugby World (ex IRB) è dedicata in homepage una pagina specifica denominata proprio “Concussion”.

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