Segnali di fumo e segnali di arrosto: le linee interrotte tra FIR e Treviso

Polemiche per le dichiarazioni su Vittorio Munari ma il vero problema oggi è un altro ed è la mancanza di comunicazione

ph. Sebastiano Pessina

Quella di ieri è stata una domenica particolare: un pomeriggio sonnacchioso di fine maggio che doveva essere interessato “solo” da una semifinale d’Eccellenza è diventato ben altro. Succede che nel corso della conferenza stampa di saluto alla nazionale in partenza per il tour nel Pacifico il presidente della FIR Alfredo Gavazzi rilascia alcune dichiarazioni che hanno fatto molto rumore. Il tema, manco a dirlo, sono i rapporti tra federazione, Benetton Treviso e – in seconda battuta – quelli suoi personali con Vittorio Munari.
Perché si tratta di due argomenti diversi, vicini tra loro ma che corrono paralleli e che per qualche motivo si sono sovrapposti in maniera non corretta. Allora facciamo un po’ di chiarezza: c’è un problema Munari? Sì, ma è il fumo, l’arrosto è il problema dei rapporti con Treviso.
Vittorio Munari ha rassegnato le sue dimissioni tra la fine dello scorso dicembre e l’inizio del mese di gennaio. Che Vittorio Munari non sarà più nella stanza dei bottoni del club biancoverde lo sa da un pezzo anche Alfredo Gavazzi. Perché allora quell’uscita di ieri? Perché le parole del dirigente veneto contenuto nell’ultimo Tinello lo hanno indispettito e il presidente FIR, si sa, è persona che a volte reagisce d’impeto. Da qui quella frase, “Munari finisca questi venti giorni, poi non lo voglio più vedere. In nessuna franchigia”. Una dichiarazione brutta più nella forma che nella sostanza: un presidente federale che rappresenta una istituzione non dovrebbe lasciarsi andare così, ha tutto il diritto di difendersi dalle critiche – ci mancherebbe – ma ci sono altri modi. Ma il caso-Munari finisce sostanzialmente qui, in uno scontro di personalità diverse.

 

Il vero problema sul tavolo è in realtà un altro, ed è la non comunicazione tra FIR e Benetton Treviso. Munari è un dirigente che gode sicuramente di margini di manovra ma si muove all’interno di una cornice stabilita dalla società a cui deve rendere conto, come è normale e giusto che sia. Definirlo un mero esecutore sarebbe fare un torto all’intelligenza di chiunque ma non può fare quello che gli pare. Gli è stato chiesto di fare il mercato per preparare la rosa per la prossima stagione – cosa che era pronto a lasciare ad altri – e lo fa seguendo le indicazioni che gli vengono date.
L’inghippo in realtà sta qui: la società biancoverde e la FIR non hanno concordato le mosse da fare sul mercato. Non vogliamo sostenere che la federazione debba decidere la rosa del Benetton Treviso, ma visti i soldi che verranno versati qualche indicazione è nel pieno diritto di darla. E qui si entra nel “non detto” da una parte e dall’altra: perché se da un lato c’è Treviso non chiede lumi dall’altra parte abbiamo una FIR non fornisce direttive. Cercare di stabilire chi abbia più responsabilità tra le due parti è esercizio piuttosto sterile e fuorviante, nessuno ci pare esente da colpe. Il “caso Bernabò” è piuttosto eclatante in tal senso: Treviso non rinnova il contratto senza avvisare la federazione, ma qualcuno in FIR si era premurato di chiedere che il giocatore rimanesse dov’era? Il dubbio è più che lecito e la risposta è probabilmente no. Nessuna comunicazione, appunto, in entrambi i sensi.

 

Nella conferenza stampa di Milano di martedì scorso Jacques Brunel è stato il primo a parlare apertamente di questa difficoltà di dialogo. Il ct non è certo uomo che si presta alla polemica e parole del genere – inaspettate – hanno sorpreso un po’ tutti i presenti. E la domanda è: Brunel voleva solo denunciare una difficoltà o anche stimolare una qualche presa di posizione da parte del presidente FIR che potesse forzare un po’ la situazione? Anche qui non lo sapremo mai, ma il dubbio rimane.
Sedersi a un tavolo, fissare alcuni punti-chiave, una minima strategie di mercato (non tutto, ma quei 4/5 elementi cardine) e una qualche prassi era quello che ci si aspettava un minuto dopo la firma dell’accordo per la prosecuzione dell’avventura celtica. A oggi non è successo nulla di tutto questo. Speriamo che la domenica non sia passata invano, che tanto alla fine i soggetti direttamente coinvolti che possono dare una qualche soluzione sono solo due, mica molti di più.

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