L’ala azzurra a RugbyPass tra famiglia e rugby: “Che bello tornare nella casa di famiglia. Vorrei vedere l’Italia tra le top 5 al mondo”
Louis Lynagh: “Molta gente ancora non sa che sono metà italiano, mi sorprende. Ora sono a casa di mio nonno”
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Sono proprio contento di questo ragazzo.
Peraltro mi sembra sincero e per niente paraculo.
Dagli dentro Luigi !!
Sabato mi è sembrato teso, emozionato… si capisce che ci tiene molto e gli auguro il meglio. Il fatto che ci sia gente che lo considera straniero, è ampiamente sintomatico dell’arretratezza culturale di questo paese…
C’è gente che considera straniero Sinner perché è altoatesino e vive a Monaco, figurarsi per tutti i nostri ragazzi di madre o nonni italiani…
Comunque penso che Louis si riferisca anche e soprattutto agli anglosassoni che non lo considerano italiano
Esatto, si riferiva soprattutto a quello ma la moda di questi anni è che noi italiani siamo tutti razzisti e ce lo diciamo continuamente! Che palle ragazzi
Vivo in NZ dal 2015 e dal 2022 ho doppia cittadinanza. Ben prima di ciò, diciamo dal 2019/2020, tutti i Kiwi che venivano a sapere che ero lì da 4/5 anni mi dicevano: “You’re s Kiwi now!”. Peccato che io non mi sono mai sentito né mai mi sentirò tale. Penso sia una questione di different background.
“Dove c’è polenta, c’è casa” (cit.)
Francamente a me basta leggere quello che scrivono molti forumisti qua sopra per capire l’aria che tira… c’è gente che scrive ancora oggi che Parisse è argentino… fa te!
Tra l’altro ti basta leggere l’intervento di Sparklelight qui sotto per chiarirti le idee. Figurati che secondo alcuni, uno che ha la madre italiana può giocare per la nazionale italiana solo “grazie ai regolamenti”…
…anche dopo quei bojoni che ha tirato in diretta tv dallo spogliatoio?
Tutti tutti no, però una buona parte…
Certo che basterebbe leggere “Nato a: Treviso” sul cartellino… non serve tanta cultura
Vivo in NZ dal 2015 e dal 2022 ho doppia cittadinanza. Ben prima di ciò, diciamo dal 2019/2020, tutti i Kiwi che venivano a sapere che ero lì da 4/5 anni mi dicevano: “You’re s Kiwi now!”. Peccato che io non mi sono mai sentito né mai mi sentirò tale. Penso sia una questione di different background.
Caro Luigi (ma anche Paolo, Dino, Martin, tra quelli recenti) senza far partire in sottofondo Toto Cutugno, come altri prima e come faranno altri anche dopo di voi, hai detto una cosa giusta, non avevi attenzione da Inghilterra e giustamente hai pensato a come partecipare a Mondiali e 6N che altrimenti avresti visto solo dal divano di casa, secondo me hai fatto bene a cogliere l’opportunità e non serve scomodare nessun senso di appartenenza vera o apparente, i regolamenti lo prevedono e avete preso una decisione.
Scusa, ma se uno è 50% italiano e 50% inglese e 50% australiano (sì, lo so, non torna, ma per World Rugby ha senso) ad un certo punto deve prendere la sua decisione e:
a) una delle tre non ti bada
b) un’altra è presa malissimo rugbisticamente, è scomoda logisticamente e di fatto non ci hai legami (poi dovresti andare a giocare nelle sue franchigie altrimenti nisba)
c) l’ultima ti desidera fortemente
…che cosa rimane da decidere?
Forse non era chiaro il concetto ma ho scritto “secondo me hai fatto bene a cogliere l’opportunità”, inutile tirare fuori la storia italiano si italiano no, lo fanno in tanti anche per altre nazioni, resta l’evidenza che probabilmente tutti loro non avrebbero fatto parte di Mondiali, 6N, test, ecc., la faccenda del politicamente corretto è irrilevante, buon per la Nazionale di rugby avere qualche atleta in più.
Sono stati opportunisti? si, adesso giocano per l’Italia e va bene così.
Purtroppo, ed insisto su questo punto, i regolamenti sulle equiparazioni nel rugby internazionale sono ancora troppo lasche, a tutto vantaggio delle big che possono ingaggiare dei sostanziali mercenari, impoverendo le nazionali tier-2 emergenti.
Questo è sotto gli occhi di tutti, già dalle immagini delle formazioni mentre cantano (o ascoltano) l’inno nazionale, e purtroppo alla lunga crea un presupposto di colpevolezza: un caso come quello di Gigi Lynagh, nato a Treviso da madre italiana e con un fratello che di nome fa Niccolò, d’istinto viene percepito, erroneamente, solo come l’ultima equiparazione selvaggia.
C’era anche in tempi passati chi, su questo forum, si sbellicava dalle risate dicendo:
“Capirai se questo viene a giocare in Italia ah ah ah”
Scusate, ma a me certi discorsi mi ricordano l’aria fritta. È normale che Lynagh (e Odogwu e Lamb ) avrebbero probabilmente voluto giocare per l’Inghilterra: vivono o vivevano lì, cresciuti lì, parlando poco o niente italiano, avrebbero giocato in una nazionale di maggior prestigio. Questo non toglie che siano al 50% italiani, che abbiano scelto di giocare per la nazionale italiana e che sputino sangue ogni volta che lo fanno. Non capisco davvero i distinguo
Ad essere precisi, Odogwu è italiano per il 25% (nonna paterna italiana ma nonno paterno nigeriano, mentre da parte materna sono nigeriani trasferitisi in Inghilterra)
Ero convinto avesse la mamma italiana, comunque poco importa. Rientra allora tra i nipoti come Capuozzo e Page-Relo
I fratelli Lynagh giocano uno in Italia e l’altro in Australia , ma i coniugi Lynagh quando giocheranno contro per chi tiferanno ? Uno Italia e l’ altro Australia.
Infatti, per fortuna è sport e non è guerra.
Ci si può anche sfottere un po’ a tavola assieme.
👍
Buondì, è sempre carino leggere i commenti su articoli come questo…vorrei dire la mia. Louis Lynagh è indiscutibilmente per metà italiano, nessuno lo può negare…ma che lui si stupisca che la gente non sapesse che lo è, fa francamente sorridere…siamo onesti, come anche lui dovrebbero esserlo con sé stesso: fino all’altro giorno sperava con tutte le sue forze di entrare nelle grazie di Eddie Jones e di esordire con lo stemma della rosa sulla maglia bianca. So che dà fastidio a quelli che vedono razzismo ovunque, ma era proprio il caro Luigi Linaghi a non voler giocare con la nazionale italiana e a non puntare alla maglia azzurra con gli allori dorati, non eravamo noi a non volerlo. Era in un limbo, ora ha fatto la sua scelta e sono certo che la perseguirà con impegno, però non nascondiamoci dietro al dito…sono le scelte di convenienza quelle che fanno incazzare le persone, non tanto il fatto “italiano sì, italiano no”. Louis Lynagh ora gioca in Italia e per l’Italia e va benissimo così, ne ha tutto il diritto, però dire come stanno le cose e riconoscere il fatto di non essere stati, come nazione, la prima scelta, non è essere razzisti. Lo sappiamo e lo sapete tutti che è andata così, che se Michael Lynagh non avesse detto al figlio “Vuoi possibilità di carriera internazionale, allora valuta di andare a Treviso e giocare per l’Italia”, non si sa se lui lo avrebbe mai fatto. Poi non capisco perché se si tratta dell’Italia, allora “Eh ma è stato per tutta la sua vita nel nostro paese, cresciuto e formato qui, completamente italiano”, però se un ragazzo nato in Italia passa praticamente tutta la sua gioventù in Inghilterra non si può dire che di fatto è più inglese che italiano…paradossi dei quali solo certi voi vedono una coerenza, io no di certo.
Ciao Mike direi che il tuo commento sposta l’asse della discussione su un aspetto che non era nelle corde di chi ha scritto prima di te (o a cui si riferiva implicitamente Louis): qui c’è gente che, semplicemente, sostiene che da Parisse a Lynagh sono tutti stranieri equiparati che non dovrebbero manco sedersi in panchina, la qual cosa è parecchio diversa dal sostenere che per Louis o Paolo, la nazionale italiana sia stata una seconda scelta. Chi sostiene la prima tesi, non ha alcuna ragione e basa le proprie conclusioni su una premessa inesistente (oltre che vagamente discriminatoria); chi si infastidisce perchè si sente come una ruota di scorta ha certamente qualche ragione ma…. alla fine, è la sostanza che conta. Se io vedo un Lynagh in campo che dà il meglio di sé per la nazionale, sono disposto a perdonare l’equivoco iniziale.
Concludo: mettersi a discutere su come si senta nell’animo una persona (se più inglese o italiano) è un esercizio che non porta da nessuna parte: c’è gente che non ha manco ha mai vissuto in Italia eppure nutre un amore viscerale per il nostro paese e la nostra cultura.
Jijo Lana