Crescono i ricavi del Torneo ma per le Federazioni sembra sempre più difficile far quadrare i conti
Sei Nazioni: il valore del Torneo sale a 3,9 miliardi di euro ma i bilanci delle Union chiudono in perdita
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Ma l’articolo spiega come vengono spesi quei soldi? E come mai quelle federazioni sono in rosso? Diversamente il discorso rimane monco (anche se fa piacere sapere che per una volta gli italici sono i virtuosi della situazione).
I numeri anche in questo frangente sono impietosi! Ultimi con distacco abissale… mi rimane poco chiaro leggendo l’articolo come sia possibile che se il 64% (praticamente 2/3) del bilancio federale provenga dalle manifestazioni internazionali ci sia un divario così impressionante con le altre (essendo noi soci). Ok che arriviamo sempre ultimi, ma tra primo con slam e ultimo ci ballano tipo 10mil di sterline di differenza (14mln di euro circa), quindi dove si apre il gap economico? Nei soli test match??? Probabilmente così paritari non siamo, e quindi giochiamo ad un gioco dove sappiamo già di perdere in partenza, perché al di là dei numeri assoluti (45mln non sono pochi) se ci confrontiamo con le altre che avremmo l’ambizione di raggiungere il confronto è impietoso, abbiamo la metà del bilancio scozzese (che ha due sole franchigie come noi, e adesso capisco come riesca ad equiparare e richiamare giocatori buoni in giro per il mondo), e circa il 40% del budget gallese (nazione minuscola rispetto a noi). L’Irlanda anche dal bilancio si vede come abbia gestito molto bene il suo movimento, arrivando ai risultati che vediamo (unico modello da copiare seriamente se avessimo budget assimilabili). Francia e Inghilterra fuori scala per praticamente tutti, incredibile come non riescano ad essere dominanti, forse a loro andrebbe fatta qualche domanda in più su come spendono questi soldi, visti i risultati, che al di là delle sfighe non le vedono al top mondiale.
I soldi aiutano, ma non sono la soluzione finale di un problema.
Super d’accordo… però è innegabile che con budget molto diversi il gap lo colmi con difficoltà maggiore. Ovvio che quei budget sono anche espressione di movimenti storici, però siccome han voluto farci sedere al tavolo dei grandi, non dico che bisogna lottare tutti ad armi pari, ma nello stesso ordine di grandezza si. Poi i soldi puoi spenderli male ecc ed è ovvio spetti alla nostra federazione farli fruttare al meglio cercando di fare investimenti, che richiamano sponsor, interesse e praticanti!
I proventi vengono divisi a seconda dei risultati e noi, essendo quasi sempre ultimi riceviamo la fetta piu’ piccola. Tra l’atro siamo anche ultimi in termini di spettatori allo stadio (normalizzando il numero di partite in casa) e alla TV.
Ci sono dei club in Europa che hanno dei budget superiori a quello della FIR.
E’ tempo che anche gli Italiani vadano di piu’ allo stadio, se vogliamo essere presi sul serio.
Cito testualmente: “I ricavi sono pari a 45 milioni di euro di cui il 64% deriva dalle manifestazioni internazionali, Sei Nazioni in primis (così come per altre 5 federazioni).” Quindi deduco da come c’è scritto che anche per le altre federazioni circa 2/3 del bilancio provengano dall’attività internazionale.
Cercando in rete ho trovato un articolo sempre del sole24 ore che cito: “ La ripartizione dei ricavi
I ricavi generati dal Sei Nazioni sono ripartiti annualmente secondo questi parametri: il 15% è conferito sulla base della classifica del torneo, il 10% in funzione del numero di club iscritti alle singole Federazioni; mentre il restante 75% è diviso in parti uguali.” Ovvio che una maggior partecipazione allo stadio, e aggiungo, anche dietro la tv aumenterebbe gli introiti. Ciò che manca probabilmente sono investimenti seri sui territori per cercare di far partire un volano di sponsorizzazioni, interesse, partecipanti!
🤔 non penso che la quota del 64% abbia molto senso x le altre federazioni.. probabilmente raccolgono di più dagli sponsor e dall attività al di fuori del 6n.. poi se fai incontri internazionali in stadi da 5mila posti dove il rugby è già ben sviluppato.. non fai incassi ne propaganda..
Proviamo a rispondere sintetizzando e semplificando molto – altrimenti occorrerebbe un’analisi approfondita (e forse anche al di fuori della nostra portata visto come sono scritti i bilanci) – al suo quesito “quindi dove si apre il gap economico?”
Prendiamo ad esempio la voci di entrata della Federazione inglese: hospitality e catering (grazie anche a uno stadio di proprietà come Twickenham, con oltre 80 mila posti, che va sempre soldo out e che viene “messo a reddito” anche per altri eventi, Barbarians ad esempio) valgono da sole 62 (si è esatto sessantadue) milioni di sterline. La biglietteria (i prezzi sono ben più alti che in Italia) genera 48 milioni di sterline. I diritti TV (che vengono lautamente venduti sul mercato domestico e estero anche per i test estivi e autunnali, non solo per il Sei Nazioni) portano 41 milioni di sterline. Gli sponsors 26 mentre il merchandising e il licensing oltre 2.5 milioni. Chiudiamo con esempio che ci sembra abbastanza eclatante: il match delle Red Roses contro la Francia dello scorso anno a Twickenham ha registrato 58,498 presenze con un incasso solo di biglietteria superiore al milione di sterline. In conclusione e non vale solo per l’Inghilterra: parliamo di 5 nazioni in cui il rugby ha una storia e una penetrazione assai diversa dalla nostra. Un numero maggiore di appassionati (e anche chi non lo è sa comunque cosa sia il rugby), ascolti televisivi (10 volte superiori ai nostri), molte più persone che vanno allo stadio (indossando quasi tutte un prodotto di merchandising e bevendo fiumi di birra). Questo naturalmente attira sponsor, permette di stipulare contratti di licenza, creare eventi collaterali che sono al tempo stesso un volano per promuovere il rugby.
Grazie! Immaginavo che il gap venisse scavato dall’indotto generato, e nel caso della federazione inglese avere uno stadio di proprietà da solo penso sia una cosa immensa! Resta la considerazione che siamo comunque un Davide contro Golia. 🙂
Sì, ma l’articolo parla di rosso per tutte le federazioni tranne la nostra. Vuol dire che, prendendo ad esempio la RFU, tutte quelle entrate che hai citato con grande perizia in qualche modo non riescono a colmare le uscite, evidentemente assai più ingenti delle pur consistenti entrate. Un sistema che a lungo andare non potrà più essere sostenibile e che necessiterà di drastiche soluzioni. In Galles per questo motivo, prima o poi sparirà qualche franchigia se non vogliono che gran parte dei loro migliori giocatori se ne vadano all’estero.
In quest’ottica, in mezzo a tante cicale noi saremmo la formica; il problema è che stiamo raccogliendo una briciola alla volta senza sapere poi cosa farne….
L’articolo vuole semplicemente offrire una fotografia della situazione (attuale e) generale del rugby e della sua sostenibilità. Lo spunto di riflessione che vuole offrire non riguarda tanto l’Italia quanto il fatto che il nostro sport (come quasi tutti) deve “rincorrere” ricavi sempre maggiori per contenere spese sempre più elevate. Da qui derivano certe scelte in ambito internazionale: dalla vendita centralizzata dei diritti TV (summer e autumn nations series) alla valorizzazione e al pushing di Sei Nazioni U20 e Femminile, dalla RWC a 24 squadre alla nascita della Nations Cup, fino ad arrivare a operazioni più di “marketing” come i nomi sulle maglie dei giocatore.
E la nostra non vuole essere una critica (sia ben chiaro) semplicemente una spiegazione del fatto che ci si debba adattare ai tempi che cambiano (accelerati anche da pandemia e guerre) e alla “competizione” con gli altri sport e tornei. Scelte (necessarie ma) che talvolta non da tutti vengono capite.
Da totale ignorante in materia, provo a supporre che i proventi da attività internazionale non siano solo quelli diretti, ma anche quelli indiretti. Voglio dire, se BBC (inglese) spende un sacco di soldi per i diritti tv, può darsi che la federazione inglese riceva una parte di questi proventi, così come dal main sponsor Guinness (irlandese) una percentuale vada ai verdi. Noi abbiamo Sky (e Pierantozzi ahinoi): quanto versa di diritti tv dal momento che il rugby in Italia non ha molto seguito? Di conseguenza i soldi che vanno nelle casse della Fir sono molti meno di quelli delle altre federazioni. Logicamente sto ipotizzando perché proprio non lo so
La soluzione e’ semplice: anziche’ criticare chi va in campo con un sostegno alle spalle molto inferiore a quello degli avversari, andiamo allo stadio.
Se le nostre squadre vincono allo stadio si va ( e con fatica ).. vedi Benetton
Se le nostre squadre perdono allo stadio non si va… vedi Zebre e Nazionale ( all’olimpico l’ultima partita a cui ho assistito c’eran più Inglesi che vengono a farsi il weekend )
E’ un cane che si morde la coda, bisognerebbe pure aumentare i praticanti…
Io credo che gli appassionati allo stadio ci vadano. Logico che avere una nazionale vincente aiuterebbe a portarne anche di più, ma il punto è un altro. Personalmente è dall’ultima partita che vincemmo contro la Scozia all’Olimpico che non vado a vedere la nazionale, per motivi più che altro logistici. A quella partita portai un mio amico, ex pallavolista e grande appassionato di volley, che però non ne sapeva niente di rugby. Passò un pomeriggio fantastico, si divertì molto, soprattutto per la vittoria, gli piacque tantissimo l’atmosfera, ma…ma non mi ha mai più proposto di rivedere insieme una partita di rugby. Per il semplice motivo che per lui è stato un momento una tantum per fare qualcosa di diverso. Vale anche per tutti quelli che venivano al Flaminio negli ultimi anni prima di trasferirsi all’Olimpico, motivo per cui il Flaminio non era più sufficiente. Me li trovavo accanto, portati da qualcuno che invece di rugby ne masticava, chiedendo continuamente spiegazioni sia per le regole che per certe usanze (ad esempio non capivano perché quando il pallone finiva in tribuna lo restituissero anziché tenerselo). Sono i tifosi sporadici che venivano perché qualche partita la vincevamo, perché in quel momento era figo andare a vedere le partite di rugby, quasi tutti di Roma e quasi tutti calciofili orfani per quel sabato della partita della Roma o della Lazio. La differenza tra noi e le altre 5 nazioni del torneo è che il pubblico che va a vedere le partite nelle altre 5 capitali è estremamente competente, perché la cultura del rugby è diffusa. Da noi no. Tranne lo zoccolo duro di circa 20-30.000 spettatori (e ci sto parecchio largo) tutti gli altri o sono sporadici o sono stranieri. Due sono le strade per aumentare il pubblico: una nazionale vincente e l’allargamento della base che consenta a intere famiglie di appassionarsi a questo sport. La sola volontà di esserci non basta perché questi siamo e un pubblico non lo si inventa.