Il tweet virale della campionessa del mondo Ruby Tui, che ha autografato alcune copertine a caso in un’edicola
“Dicono che una rivista di rugby con un donna in copertina non vende”
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É un’iniziativa simpatica e fa bene ad impegnarsi per lo sviluppo del suo sport però non si deve pretendere che, per forza, il rugby femminile abbia la stessa visibilità del rugby maschile. Lo stesso discorso si potrebbe fare per altri sport e, in alcuni casi, anche a ruoli inversi.
A me il rugby maschile piace mentre Il rugby femminile non mi interessa. Non per questo mi sento in difetto o, peggio, irrispettoso.
È anche vero che (specie tra chi deve prendere le decisioni, fare i contratti per la trasmissione delle partite e far girare i soldi) che in parecchi sono prevenuti e pensano che a nessuno interessi. Invece è uno sport enormemente in crescita, sia dal punto di vista tecnico, che di praticanti, che mediatico (la finale dei mondiali ha fatto sold out, più di 40k persone; il 6 nazioni femminile ogni anno vende più biglietti).
La Tui fa benissimo, se le riviste vedono che avere il rugby femminile in copertina fa vendere di più, aumenterà la copertura, e mi sembra una cosa ottima per tutti (anche per chi come te non è interessato, perché una maggiore copertura significa più interesse da parte di più persone per tutto lo sport). E “pretendere” mi sembra una parola troppo forte, è più un augurio e un tentativo di mobilitare i tifosi per dare un segnale.
Sono molto d’accordo con l’iniziativa.
Purtroppo temo che, nell’immaginario (maschile) medio molto conti che le atlete per molti (ancora) non corrispondano ad un classico ideale di bellezza, come per esempio nella pallavolo, e si metta in secondo piano il gesto e l’altissimo tasso tecnico del rugby femminile internazionale. Su questo c’è molta strada da fare. Ma queste iniziative sono sulla giusta strada. Brava! Tra l’altro il rugby femminile, come in tanti scrivevano è im grande crescita e davvero molto divertente a vedersi.
E aggiungo che ci sono ancora purtroppo parecchi pregiudizi sul rugby femminile visto come, non so perché, come una brutta copia di quello maschile. Ma fortunatamente tanta strada si è fatta negli ultimi anni. Il fatto di vedere molte realtà con squadre anche femminili a livello amatoriale è una grande ricchezza ed una eccezionale opportunità di traino del movimento
Tra l’altro onestamente tutto questo divario (tecnico, atletico e tattico), non lo vedo, almeno per le squadre di vertice. Per dire, mi sembra molto più uniforme di quanto non lo siano per esempio nel basket e nella pallavolo.
Sì sono d’accordo! E si cerca molto più il gesto tecnico che lo sfondamento brutale
“ E si cerca molto più il gesto tecnico che lo sfondamento brutale” questa è la cosa che apprezzo di più del rugby femminile e che lo rende molto piacevole da seguire.
Aggiungo ancora (riguardo al discorso tecnico): le differenze più grosse al momento sono i passaggi e i calci, e sono entrambi aspetti che con un investimento non enorme potrebbero migliorare tantissimo (basta vedere all’ultimo mondiale come un annetto di semiprofessionismo da parte delle prime 10 al mondo abbia completamente cambiato la gestione tattica al piede). Basterebbe davvero un investimento piccolo per avere dei ritorni enormi
Continuo a dire che il problema dello sport femminile sia il pubblico femminile, mediamente non interessato a vedere eventi, sia allo stadio sia in tv.
Oltre tutto tendono ad osteggiare la fruizione degli eventi anche da parte dei loro partner, proponendo alternative culturali, turistiche, gastronomiche e diononvoglia acquisti o visite ai loro parenti proprio in concomitanza con le partite.
Se non si guardano nemmeno tra di loro perché dovremmo andare a guardarle noi?
Ps: Mai visto neanche Perugini o Troncon in copertina