La storia di Carl Hayman: il pilone degli All Blacks che soffre di disturbi psichici legati alle concussion

L’incredibile racconto del prima linea, che dopo il ritiro dall’attività agonistica parla apertamente di quello che sta vivendo

COMMENTI DEI LETTORI
  1. massimiliano 3 Novembre 2021, 15:54

    Mamma mia…

  2. narodnik 3 Novembre 2021, 15:57

    Oltre alle nuove direttive per la tutela servono arbitri per farle rispettare,quel doppio colpo a Moriarty l’altro giorno è stato anche rivisto ma non mi pare punito a dovere.E comunque anche qua si parla di piccoli traumi accumulati,che sono inevitabili.

    • gasport 3 Novembre 2021, 18:02

      Credo che più che la punizione sia da guardare al trattamento al quale è stato sottoposto dallo staff gallese..

  3. Mich 3 Novembre 2021, 16:11

    Quando leggo queste storie mi viene da piangere. E ripenso con rabbia a tutti quelli che ancora oggi fanno a gara con chi ce l’ha più lungo, chi rutta più forte, chi piscia più lontano, restando ancorati all’immagine del rugbista ignorante con birra e bernoccoli.

    • karolingio 4 Novembre 2021, 07:59

      Il nostro è uno Sport di combattimento o contatto quasi come il Pugilato o altro, e di Tradizioni di cui fanno parte gare di rutti e Co. Al mio Club di serie C per chiarire incomprensioni si faceva uno contro uno in un corridoio largo 2 metri per 10.
      Non tutti riportano danni cerebrali come Hayman,ma d’altronde è sempre stato così e penso che con il gioco moderno aumenteranno ancora questi casi qui sopra. Del resto o danni cerebrali o danni fisici il Rugby lascia il segno; e mio parere personale riguarda alimentazione e integratori…

      • Mich 4 Novembre 2021, 12:11

        Concordo sul fatto che il rugby lasci il segno, ma senza voler fare nè polemica nè lezioni preciso che classe ’78, ex pugile e kickboxer: la violenza fuori da un contesto sportivo consensiente resta tale e fine a se stessa, quindi condannabile e perseguibile. Pensiero mio ovviamente, che pure non mi sono sottratto in gioventù a scontri fisici da strada, con le dovute conseguenze fisiche, psicologiche e penali.
        Il rugby è uno sport di contatto e non di combattimento. La differenza è sostanziale e netta, e non può essere classificata con un “quasi”, perchè si incentra sulla formula di rito “Protect yourself at all time” pronunciata dall’arbitro. Nel combattimento si impiegano preparazione atletica e tecnica per procurare danni progressivi all’avversario o ricercando il KO; pertanto si entra preparati e consapevoli di poter fare e ricevere danni, anche seri e a lungo termine. Nel rugby questo non è previsto perchè il giocatore deve essere si pronto, ma a ricevere un placcaggio che, per quanto duro, non può e non deve mai portare volontariamente alla concussion. Che ciò accada fa parte del contatto, ma non essendo lo scopo ultimo, ogni azione mossa a ledere va prevenuta con regolamento a tavolino, sanzionata a cura del direttore di gara in itinere e scoraggiata a posteriore tramite la giustizia sportiva.

  4. gasport 3 Novembre 2021, 18:11

    Vediamo con Allan come si comporteranno…

  5. yes nine 3 Novembre 2021, 20:45

    Queste si sono questioni serie e dove si deve correre ai ripari al più presto

  6. davp 3 Novembre 2021, 20:56

    la soluzione è semplice, controllare/limitare il minutaggio del giocatore; si eviterebbe (forse, non ho la bacchetta magica) di leggere questi articoli e col turn over si vedrebbero più facce nuove.

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