Le parole del coach e di capitan David Sisi al termine di Zebre-Edimburgo
Zebre, Bradley: “Buona prova difensiva, ci sono mancate le giocate in attacco”
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La fotografia del nostro rugby; nelle parti fisiche, le più rapide e facili da sviluppare, ce la caviamo. Nelle parti tecniche, dei tre quarti in particolare, siamo ancora indietro, e tanto.
concordo, direi che ci manca anche la parte mentale, probabilmente è una conseguenza di quello che dici tu. Ogni volta che vedi le zebre in attacco non ti danno mai veramente l’impressione di poter andare in meta, poi magari la meta la fanno anche ma manca un po’ la convinzione nelle proprie azioni
Purtroppo è così, adesso le cose sono un po’ migliorate a livello giovanile , ma negli anni 90 e primi 15 anni duemila c’è stata pochezza e a capo a dare gli indirizzi tecnici in federazione ci sono stati Dondi e Gavazzi e nelle società principali Manghi, Munari , Gavazzi e Zambelli etc tutti accumunati.
Buondì Tony,
escluderei Zambelli che si è dimesso (a tempo) un anno sì e l’altro pure perché non aveva l’incorporazione delle under.
Se nel tuo commento vuoi far passare il concetto che la mischia chiusa non ha aspetti tecnici di rilievo e che sia facile e rapida da mettere a posto, credo che tu sia fuori strada.
Ci sarebbe da capire come mai in Italia siamo più bravi a “mettere a posto” la mischia (tenendo a mente che negli ultimi cinque o sei anni la nazionale ha sofferto moltissimo da questo punto di vista) che a “mettere a posto” i tre quarti. Anche nei tre quarti c’e’ una parte del lavoro da fare che e’ fisica e un’altra che e’ più tecnica.
Non so chi di voi ha avuto modo di leggere l’intervista a John Wells su Rugbymeet, ma io l’ho trovata illuminante: “…mentre i giocatori italiani giocano duro, con passione e molta aggressività, spesso mancano di intelligenza o comprensione del gioco rispetto ai giocatori di Premiership. La capacità di prendere decisioni sotto pressione, quando si tratta di decidere dove passare la palla o calciare, come “leggere un attacco” o “vedere lo spazio”.
Mentre nella struttura di gioco difensiva una sana impostazione tattica consente quantomeno, con abnegazione e fatica, di contenere i danni, se vuoi andare a meta serve una lettura del gioco che solo in parte puoi acquisire con la preparazione tattica. Più si alza il livello, più i sistemi difensivi si fanno organizzati e impenetrabili, più la capacità di leggere situazioni in un contesto di gioco organizzato sono fondamentali. É qui che casca l’asino: le squadre italiane generalmente crollano negli ultimi 20 minuti, a mio avviso per due ragioni: un perdurante (e per molti versi incomprensibile per me) insufficienza nella preparazione atletica e una frustrazione mentale indotta dall’incapacità di andare a meta. Azioni prolungate e infruttuose sono il segnale che ai nostri manca la capacità di “vedere gli spazi”, di leggere la situazione in un attimo. A questi livelli occorre improvvisazione e capacità di leggere la situazione. Peraltro l’invenzione del singolo, senza essere accompagnato dal resto della squadra, non è sufficiente. Ahimè la strada è lunga…
Tutto vero. Anche vero che lo si sa da tempo, cioè non lo scopriamo certo oggi che ai nostri mancano soprattutto competenze tecniche (come fare le cose bene, specie sotto pressione) e tattiche/di conoscenza del gioco (come prendere le decisioni giuste, o quantomeno non le peggiori, nei vari momenti della partita). E lo si vedeva chiaramente anche nelle ultime U20 dai grandi risultati. Vinta sul piano fisico, si vedevano anche belle cose, sotto pressione, confusione e scarsa capacità di prendere decisioni.
Ma qualcuno ha davvero fatto qualcosa?
Nelle squadre di club, in Accademia, nei CFT o come si chiamano i ragazzi si sono cresciuti prima a tecnica e conoscenza del gioco e poi a fisico, o viceversa? D’altronde ricordo anche un’intervista a Rodwell che diceva chiaramente qual era la differenza di focus di allenamento tra Italia e Inghilterra.
Verissimo…..
assolutamente vero. Secondo me crolliamo nel finale anche perché spendiamo il 100% delle energie in 60 minuti (spesso in modo poco fruttuoso…) mentre gli avversari si contentati di contenerci per poi batterci sulla stanchezza.
Riassumendo non è una mancanza di preparazione atletica, se avessimo il doppio delle energie le finiremmo tutte in 60 minuti comunque, è il modo di giocare il problema
Anche su questo sono d’accordo. D’altronde se non sai fare una cosa – o non la sai fare come gli altri – ci devi spendere molte più energie del tuo avversario. Quindi noi per placcare o guadagnare terreno (non avendo le stesse comptenze tecnico-tattiche) dobbiamo spingere sull’acceleratore più e prima degli altri. E cosi ci infilzano a piacimento dopo un po’.
Quasi quasi mi aspettavo “con la mischia e nel gioco fisico ci siamo anche fatti valere, quando l’ovale andava a chi doveva far girare mani e gambe abbiamo perso”.
Comunque direi che Kearney va rinnovato per l’anno prossimo, Stoian o non Stoian.
Ha piu’ pazienza di Giobbe.
Sicuramente la partita è stata deludente, ma non è che anche Edimburgo, con anche loro con tanti nazionali in campo, abbia fatto vedere chissà cosa. Probabilmente anche certe scelte strategiche se calciare o no, hanno influito sul risultato finale.