La vittoria su Samoa ha permesso agli States di salire al 13esimo posto. Ma le cose potrebbero cambiare già tra sette giorni
Ranking mondiale: gli Stati Uniti superano di nuovo l’Italia
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come volevasi dimostrare, il giocare tra squadre vicine in ranking, premia di più che giocare con quelle lontane, noi in questo premondiale, o andiamo a vincere con una delle tre 6N che affrontiamo, o non ci muoviamo ne in su ne in giù, utilissimo (tra l’altro pure al mondiale con punti raddoppiati rimarremo inchiodati lì)
Per me il ranking dal decimo posto in giù è poco attendibile e non rispecchia per niente i valori delle squadre. Dai, con tutto il male che si può volere all’Italia ma davvero c’è qualcuno che pensa che Stati Uniti e Georgia siano meglio di noi? Vadano loro a fare test match con Irlanda e England prima dei mondiali invece che con Samoa. Suvvia.
sempre detto, dall’8/9° posto al 15/16°,il ranking è troppo sbilanciato da affronti con regolarità,quindi trovi squadre medio forti, medie e mediodeboli, mescolate senza criterio logico, se si giocasse un torneo tre le squadre dall’8° al 16° posto attuale si avrebbe, con ogni probabilità fra e arg davanti, a seguire fiji jap e ita, poi usa georgia e tonga, samoa dietro o con questo gruppetto e, staccatissima, la spagna, poi varierebbe l’ordine con cui li ho scritti (se ci mettiamo la scozia, pure, balla tra il primo ed il secondo gruppo), ma vedere l’argentina insidiata da jap e geo, con le fiji davanti, fa rabbrividire
Concordo in pieno. Vero è che contro squadre che dovevamo dominare, l’abbiamo spuntata per poco (vedi Georgia) o pareggiato i tour (vedi Giappone), però è evidente che l’Italia segna davvero un limite fra le big e le tier 2, come tutti ormai sostengono, un limbo in cui si è ultimi fra i primi e primi fra gli ultimi, e credo che questo piazzamento in classifica ne sia il perfetto spaccato. Paghiamo il doverci/volerci/ostinarci a misurare contro squadre che ci hanno lasciato al palo da un pezzo, quando invece qualche vittoria un pò più accessibile, ongi tanto, giusto per uscire dal campo con un mezzo sorriso, farebbe bene al morale del movimento, alla classifica che non guasta e, sopratutto all’umore della squadra. Sentire l’Italia del rugby che sistematicamente perde (spesso male), al di là di classifiche e calcoli, non fa bene al movimento e non fa bene all’umore della squadra che, così facendo, ha perso di vista non solo i suoi punti forti (mischia, maul e campioni del passato e pensionandi), ma anche i propri limiti, vedendosi preclusa la possibilità di crescita e sviluppo concreti. Ma è un disco rotto, lo si ripete da tempo.
Considerazioni insindacabili. Il punto è che la classifica è giusta perchè salta fuori da risultanze matematiche. Ad essere opinabili sono le scelte di volersi ad ogni costo misurare, anno dopo anno, contro bastioni consolidati dal 1° all’8° posto, per i quali siamo appena, con ogni evidenza, sparring partner. Non intendo chiaramente voler scalare la classifica di quelle due o tre posizioni che, a mio avviso, non tolgono e non mettono, non sarebbe questo il fine di giocarsela più spesso con squadre a noi più vicine. Ritengo e ripeto che vincere ogni tanto fa bene, al gruppo e al tifoso, oltre al fatto che misurarsi in sfide più accessibili dia la possibilità di ripristinare un minimo di gioco consapevole. Scendere in campo ogni volta per sperare nei primi 5 minuti, disilludersi nei successivi 10, contenere i danni per poi 50 minuti e soffrire una netta predominanza nell’ultimo quarto d’ora non serve a nessuno. Questo è più o meno il film di ogni nostra partita. Naufragare contro corazzate, a mio avviso, serve solo a perdere, e quel che è peggio è che, mentre da una sconfitta si impara più che da una vittoria, sconfitte del genere sono sostanzialmente ituliti.