Un successo storico in una partita tiratissima risolta nel finale
Sei Nazioni, Italia-Galles i precedenti: la vittoria del 2007 firmata da Mauro Bergamasco
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Non ho ben capito cos’è successo alla fine: l’arbitro ha dato l’ok alla touche o hanno calciato senza aspettare l’ok?
Credo sia frutto di un errore arbitrale grossolano (e poi noi ci lamentiamo dell’arbitro):
i gallesi chiedono quanto tempo manca, l’arbitro risponde che mancano 10 secondi alla fine della gara, così Hook senza aspettare mezzo secondo calcia in rimessa laterale. Subito dopo però l’arbitro viene contattato da un assistente di gara per informarlo che non mancavano 10 secondi, e che il tempo era già scaduto quando il pallone è uscito fuori, quindi fine della gara.
Veramente: un furto clamoroso! Comunque sul 23-20 al 79’50” c’eravamo e quella era la nazionale fatta pescando dalle squadre di un campionato nazionale, pur dominato da Treviso, in cui tutte avevano pari possibilità di successo; due o tre anni dopo, se ben ricordo, si decise che due squadre avrebbero dovuto essere per definizione superiori alle altre e con il diritto di impoverirle espropriandone a proprio vantaggio i migliori giocatori. Il tempo di esaurire l’onda generazionale di coloro che si erano formati in un campionato nazionale paritario e si è arrivati alla situazione attuale: non ci resta che meditare…e gioire di bei ricordi. Il mio personale (perché ero all’Olimpico) è la vittoria in casa con l’Irlanda 2013: anche loro, come i Gallesi oggi, schierarono qualcosa di molto simile ad una “squadra B”, però quell’Italia, ancora figlia della serie A tutta, riuscì a battere gli Irlandesi. Quest’Italia, figlia delle “franchigie”, col Galles B ci ha perso.
è una questione di qualità
i fratelli bergamasco un trattore come Dellapè…Bortolami signore delle rimesse una prima linea che dominava troncon parisse che ancora si muoveva….
Appunto: quasi tutti figli di un campionato nazionale in cui tutte le squadre potevano ambire, almeno in teoria, allo scudetto e avevano il sacrosanto diritto di non vedersi espropriati i propri migliori giocatori. Parisse ovviamente era un’altra storia: su quella pianta sana e rigogliosa ci fu anche, in quegli anni, l’innesto di preziose gemme di provenienza argentina. Oggi come oggi uno come Parisse, o uno come Castrogiovanni, col fischio che verrebbe lasciato partire per vestire la maglia azzurra! Se oggi non abbiamo più oriundi di simile valore da schierare sta nell’ordine naturale delle cose, mentre se oggi non riusciamo a “produrre” più talenti come Bortolami, i Bergamasco, Troncon (…Lo Cicero, Perugini…e via appello facendo) è perché con la scelta di convogliare tutti i migliori in sole due squadre, oltretutto senza alcuna possibilità dal basso di poter migliorare e prendere il loro posto, si è distrutto il terreno su cui far fiorire nuovi talenti.