La prima idea sarebbe quella di abbassare la linea d’intervento dalle spalle alla cintura
Francia: dopo la morte di Nicolas Chauvin, si vogliono sperimentare regole di placcaggio più sicure
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puoi placcare solo da solo (voglio vedere cosa fai se uno prende un intervallo stretto tra due avversari? gridi mio come sulle palle alte, se la giocano a pari e dispari o fanno è mio, è tuo, è mio, è tuo… porca… è passato!), placcaggio solo alle caviglie o andiamo direttamente a giocare a tocco? se uno si abbassa cosa posso placcare? inseriranno il placcaggio d’ufficio se ti viene addosso, ma non hai bersaglio valido?
siamo alle barzellette, continuano a non rendersi conto che il placcaggio è una parte del problema, non il problema principale, che è lo sviluppo che hanno dato al gioco depotenziando l’aspetto di combattimento della mischia che toglieva giocatori dal campo aperto favorendo l’aggiramento, invece che lo sfondamento e creando situazioni di sfondamento, mediamente fatte a velocità molto inferiori (principalmente raccogli e vai o intorno alla mischia)
Purtroppo in pieno chilorugby questa è la strada da percorrere; i placcaggi, che sono l’essenza del gioco, ovviamente rimangono ma dovranno essere fatti nella maniera meno rischiosa possibile. Poi è chiaro che l’evento fortuito può comunque accadere, ma così facendo si eliminano un bel po’ di probabilità.
Per quanto riguarda il calo di tesserati del 10% in Francia, il dato è sorprendente se paragonato all’esplosione economica e mediatica del rugby in patria. Evidentemente la paura è più forte del denaro…
solo una nota, ma senza fare polemiche, allora, posso placcare solo sotto la cintura e da solo, benissimo, ma questo porterà ad aumentare i placcaggi rotti o mancati e a favorire i recicli, quindi si comincerà a giocare a ciapanò, punteggi altissimi e rugby solo a correre, sempre meno raggruppamenti, difesa a “zona” etc etc, praticamente a 7 in 15, ti sembra uno sviluppo del gioco?
Assolutamente no, ma bisogna pur trovare una soluzione, perché il problema degli infortuni gravi sta facendo scalpore in Francia e in tutte le altre nazioni in cui il rugby è tra gli sport principali. Credo comunque che se dovesse essere intrapresa questa strada, sarà solo una questione di adattamento, che richiederà il suo tempo ovvio. Inutile negarlo, il rugby sta spingendo al massimo l’acceleratore e le conseguenze si vedono sui giocatori; che in ogni partita, dico ogni partita, di alto livello si registrino due-tre infortuni per squadra e tra questi parecchi sono di lunga durata, non può essere normale. Non può essere normale che uno dei più forti giocatori europei si ritiri a 29 anni. Non può essere normale che uno dei più noti rugbysti francesi degli ultimi anni consigli a suo figlio di non giocare a rugby. Un perché ci sarà.
Non voglio sembrare cinico o insensibile , però non sono d’ accordo , il gioco è anche fatto di contatto fisico a volte duro . Sulla sicurezza dei giocatori non discuto , però serve un compromesso accettabile , portare la linea del placcaggio alla cintura vorrebbe dire che si gioca ad un altro gioco non più a rugby .
le linee di placcaggio, i cartellini, le squalifiche durano il tempo di qualche settimana….la soluzione deve essere nella mentalità francese…quando assisti ad un loro match, a parte qualche rarissima eccezione tipo Tolosa quest’anno, hai l’idea che i giocatori cerchino il contatto fisico ad ogni costo e per questo si sono montati sempre più chili…forse chi di dovere ha smesso per troppo tempo ad insegnare l’elusione…è li che devono tornare a mettere mano…d’accordo è uno sport di contatto e combattimento come nella boxe ma in quest’ultima la differenza continua a farla la schivata…