Un tema sempre molto delicato, difficile da trattare per motivi storici e culturali. Abbiamo provato a ragionarci su
Una proposta per regolare i permit player dall’alto al basso
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tra tutti i sistemi imperfetti, penso che il draft simil NBA sia la cosa migliore, ma visto che è troppo facile copiare probab ilmente verrà cassato
Viva l autogestione
Il sistema descritto è di fatto quello scozzese, dove le squadre del domestic scelgono (se non sbaglio però tutti, non solo alcuni selezionati) giocatori dalle squadre del Pro14.
Il punto importante sarebbe poi coordinarlo con l’ascensore che fa il verso opposto, nel senso che i vari Cannone, Lamaro, D’Onofrio, Casilio, comunque dovrebbero continuare a fare i permit (e le squadre di Top12 che li hanno beneficiano del fatto che questi giocatori fanno un allenamento “pro”).
Poi vai a convincere tutti (di un’unica soluzione,non necessariamente questa).
E pensare che sarebbe bastato che la fir accettasse le secondo squadre delle due celtiche.
Richiesta fatta da Treviso all’inizio dell’avventura.
Così facendo, forse, il Top12 avrebbe avuto due squadre più performanti, con tutto il rispetto per alcune squadre.
Ma è innegabile che anche quest’anno in top12 ci saranno 4/5 squadre di livello e le altre ad arrancare distanziate da un grosso divario.
Interessante comunque la storia dei draft. Anche se queste cose le dovrebbe pensare qualcun altro, non un sito di rugby. Evidentemente saranno troppo impegnati a rispondere a delle critiche…
Forse hai ragione ma le cose cambierebbero se i club facessero la lega!
Ma evidentemente non la vogliono e quindi la FIR divemta automaticamente responsabile di tutto!
È troppo comodo mi sembra!!!
Ma soprattutto autolesionista!!
ah senza dubbio il doppio tesseramento è “bloccato” per il solito campanile. E le società ne sono responsabili.
Ma la fir deve risolvere questo problema.
Sistema stile NBA molto buono, magari mettendo un limite d’età ai permit per evitare disparità di esperienza tra una scelta e l’altra (ed evitare le solite sterili polemiche) e soprattutto per favorire la continuità dei giovani appena arrivati in franchigia.
Il sistema ideale dovrebbe prevedere la possibilità per tutti i giocatori del pro14 di poter scendere… Esposito e Gega è da un anno che non giocano. Non sarebbe meglio per loro farsi due o tre partite di eccellenza prima di esordire in pro14?
Assolutamente si
Diciamo che per gli infortunati si potrebbe fare un discorso a parte..Sicuramente sarebbe un rientro “soft” con la possibilità di dare continuità prima di ritornare in piena forma..
Chi invece sopra una certa età non gioca nelle franchigie, indipendentemente dal fatto che alzerebbe comunque il livello del TOP12, non dovrebbe essere considerato secondo me..
Faccio un esempio dato che è stato citato nell’articolo…Al posto di un Bronzini che (purtroppo) probabilmente non tornerà quello di qualche anno fa, in ottica farei giocare un Raffaele con 6 anni di meno.
Probabilmente una squadra di TOP12, in ottica di breve periodo e per la necessità di poche partite, preferirebbe un Bronzini con più esperienza a livello internazionale rispetto a un Raffaele, ma in ottica franchigie e Nazionale credo sia molto più utile il contrario..
Scusa eh, ma, o Raffaele ha 15 anni o si parla del Bronzini sbagliato…
Giorgio Bronzini, mediano di mischia come Raffaele, 28 anni
Proposta molto interessante. Eviterei solo una lista bloccata di giocatori ma farei una lista ogni giovedì dalla quale le squadre, come in un draft, scelgono partendo dall’ultima in classifica.
Per gli infortunati io renderei obbligatorio il passaggio in top12 proporzionalmente all’assenza dal campo. Per ogni settimana di infortunio devi fare almeno un turno in top12. Questo potrebbe aiutare i giocatori a tornare in forma senza un brusco rientro sul campo a livello super competitivo (in lacuni casi rcadendo nuovamente in infortunio). Questo renderebbe anche più avvincente le partire del top12.
Sarebbe inoltre opportuno prevedere una lista di giocatori (italiani o nazionalizzabili) del top12 che invece possano essere chiamati dalle celtiche per coprire eventuali buchi che si potrebbero creare nelle finestre internazionali o in casi di infermerie stracolme.
Caro Daniele Pansardi,
trovo che questa sua proposta sia mal pensata sotto diversi punti di vista, in quanto continuerebbe
1) a premiare chi in Italia NON investe nello sviluppo dei giocatori e a penalizzare chi lo fa
2) a NON creare senso di appartenenza (locale, regionale, nazionale)
La mia controproposta sarebbe che i permit players, se non utilizzati dalle franchigie (che devono essere regionali, un po’ come in Irlanda) ritornino nelle societá che li hanno formati e non vadano in un ingranaggio pseudo-NBA, dove chi non ha mai formato un giocatore per l’alto livello puó godere (piú o meno gratis) dei servigi dei giocatori formati dagli altri.
Puó avere senso un sistema di ridistribuzione simil-NBA (all’interno della regione di competenza di ciascuna franchigia, all’interno della quale la franchigia si impegna a fare formazione di allenatori e dirigenti, per esempio) dei giocatori stranieri o di quelli che sono passati alle franchigie da societá che non sono in Top 12, ma BISOGNA assoultamente dare dei vantaggi a chi forma i giocatori.
Giusto utilizzare i giocatori non convocati dalle franchigie nel domestic . Il sistema del draft può essere una buona soluzione , anche se personalmente io sarei più favorevole al doppio tesseramento e alla possibilità di accordi diretti tra franchigie e club , capisco che con una franchigia federale la cosa può risultare più difficile : la distribuzione non ” equa ” darebbe vita a una polemica sul fatto che la federazione falsi il campionato . Detto ciò una soluzione andrebbe cercata velocemente , ci sarebbero benefici per tutti : le franchigie non lascerebbero a ” marcire ” giocatori in tribuna , il domestic avrebbe un aumento di tasso tecnico .