Dal punto di vista tecnico, il torneo sembra aver trovato la giusta collocazione. Ma fuori dal campo lo scenario è ancora desolante
L’Eccellenza prova ad uscire dalle sabbie mobili
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Grazie, bell’articolo. Giustamente uno dei fattori chiave è la crescita del campionato come “prodotto”. La finale di Padova è stato un piccolissimo , minuscolo passo in avanti rispetto agli ultimi anni. Almeno c’era un po’ di pubblico e l’atmosfera era “giusta”. Ora, se si riuscisse anche ad avere allo stadio uno schermo gigante che funziona per tutta la partita sarebbe un altro passettino 🙂
La finale é stato l’evento rugbystico italiano a livello di club o franchigia (insomma, escludendo la nazionale!) con il piú alto numero di spettatori paganti (anche se in finale non é arrivato Rovigo, altrimenti sarebbe stata ancora piú partecipata… magari sará per l’anno prossimo…)
Speriamo di vedere altri “minuscoli” passi avanti cosí.
Sempre poco il pubblico. A Rovigo ultime finali al BATTAGLINI tutto ESAURITO 5000 spettatori. Semifinale del 2017 a PD lo stadio non pieno. ECCELLENZA ormai é vista come la SERIE B
Alle ultime finali al Battaglini tutto esaurito con 5000 spettatori.
Alla finale al Plebiscito non c’é il tutto esaurito, ma ci sono 6500 spettatori, perché il Plebiscito é grande circa il doppio del Battaglini.
Facciamo i conti bene, per cortesia…
Detto questo, una finale Petrarca-Rovigo secondo me, oltre ad essere un’apoteosi del rugby Italiano, avrebbe esaurito anche il Plebiscito. A me é dispiaciuto molto non ritrovare i cugini in finale, peccato che non ce l’abbiano fatta.
Magari l’anno prossimo… 😉
quello che manca all’eccellenza, che può essere un vantaggio per questo ricollocamento, ma uno svantaggio dal punto di vista commerciale, sono i soldi, che servono per gestire anche il marketing, potersi tenere ragazzi di media caratura o di rientro dal pro che preferiscono andare all’estero che potrebbero alzare ulteriormente il livello e dare la possibilità a qualche ragazzo di pensare a giocare a rugby seriamente anche se non considerato buono a 20 anni per le celtiche.
in realtà di squadre che hanno puntato più sui giovani e sul vivaio, ce ne sono da sempre ed ancor di più dall’avvento del pro14, sia in eccellenza che in A; certo che se una parte del lotto ha possibilità economiche e politiche superiori, difficile che l’idea si sviluppi, il solo petrarca, al momento e, in parte, viadana, sono riuscite, avendo una disponibilità un po’ superiore alle altre “povere”, a provare a fare lo sgambetto alle “grandi”, fino ad arrivare a quest’anno dove, una volta rotte certe regole e abbassatisi i budget, una squadra che lavora da 5/6 anni con questo metodo, con l’arrivo delle persone giuste, ha rotto gli schemi.
per quanto riguarda la visibilità TRC ha fatto un lavoro splendido tutto l’anno, ed un gran prodotto per la finale (che ha fatto molti più spettatori delle celtiche, ma sono solo dei patetici retrogradi), dei buchi ci sono stati, ma a padova l’evento è stato abbastanza spinto (certo che competere con il padova che negli stessi giorni va in B…), a livello nazionale il lavoro, per tutti, non solo per l’eccellenza, dovrebbe essere fatto dall’ufficio che ha deciso di mandare la nazionale a chicago una settimana prima della georgia, o la fantomatica lega che verrà, non certo i club; quello che sfugge a molti, forse troppi, è che bisogna capire che il pubblico si crea dai raggruppamenti U10, passando per le giovanili, le serie minori, l’eccellenza e alla fine il pro14 e la nazionale come top del movimento, chi non cresce con un colore nel cuore non avrà il gusto neanche di guardare l’alto livello, se non per moda.
per tutti i campionati nazionali passa la visibilità del rugby, dai bollettini parrocchiali al tg1, la strada è lunga, ma bisogna cominciare ad investire fortemente, il denaro è il meno, serve tempo, know how e professionalità, soprattutto,in questo aspetto
Tifo Rovigo e di ZEBRE e Benetton non mi importa. Che facciano un CAMPIONATO DEGNO DI ESSERE SEGUITO. I SOLDI CI SONO MA VANNO SPESI MEGLIO
Boh…. per me questa stagione é stato un campionato degno di essere seguito… e te lo dico avendo seguito per anni il campionato nazionale Scozzese, che é inferiore a quello di Eccellenza, tanto é vero che lo stanno riformando con piú fondi da parte della SRU.
In Italia, invece, i fondi vanno quasi tutti alle franchigie, come é stato in Scozia fino all’anno scorso. Loro stanno combiando per rimediare agli errori del passato, noi…. mi sembra di no.
Brevemente. Secondo me non diamo un buon apporto a quello che è, e rimane, il nostro Campionato migliore(che proprio perchè bistrattato da tutti non lo sembra più), se continuamo nell’assunto che il PRO14 sia l’obiettivo al quale tutti si devono “prostrare”. No signori, no e ancora no. Questo Campionato deve avere la sua dignità difesa da tutti i soloni che imperversano, tra media, dirigenza federale e tifosi (non dico appassionati perchè intendo un’altra cosa!) che vorrebbero limitarlo, comprimerlo a comparsa, ridurre ancora di più soldi, ecc…
La seconda cosa. Se volessimo migliorare il nostro Campionato dal alto tecnico dovremmo valutare che non è possibile che a guidare le migliori squadre siano da decenni sempre i soliti 4-5 nomi. Siamo al livello, se mi permettete una battuta, dei gestori telefonici ! 🙂 Ben vengano tecnici nuovi come Andrea Marcato ad esempio. Ormai alcuni degli storici sono imbalsamati nel loro apporto tecnico e farebbero meglio ad osare di più. A sapersi variare in schemi, ruoli, visione di gioco e selezione di nuovi talenti.
Ho fatto solamente due accenni a due questioni. Ma il discorso sarrebbe ancora molto lungo da affrontare….
scusa Niven ma da dove deriva l’affermazine che gli allenatori presenti in eccellenza non siano all’altezza perchè sono li da tanti anni? Pensi che siano gli allenatori che impediscano al gioco di essere più veloce? Io mi focalizzerei più sul metodo di arbitraggio… e comunque se l’esecuzione è lenta magari è dovuto ai giocatori… Non penso che gente come Presutti, guidi Frati ect. non siano all’altezza. Purtroppo nel rugby è necessario sfruttare il più possibile i propri punti di forza…
In termini di qualità e di spettacolo un bell’aiuto potrebbe arrivare da un sistema di permit player che possa consentire ai migliori talenti di allenarsi con le franchigie e di ritornare ai clubs ma allo stesso tempo di permettere a giocatori non utilizzati dalle franchigie di poter essere prestati ai clubs di eccellenza quando non convocati. Se a ogni giornata di eccellenza fossero disponibili 12 giocatori dalle 2 franchigie (1 per squadra?) il livello si alzerebbe e anche l’appeal delle partite. E’ vero che un giocatore su 15 non può fare la differenza ma può aiutare a richiamare il pubblico e magari a motivare gli altri giocatori in squadra.
ciao, scusami ma davvero sei convinto che una squadra di rugby sia una improvvisazione ? e non una perfetta macchina costruita su 15 giocatori ? non solo abbiamo perso l’appartenenza ad una squadra, un ambiente, una maglia ecc… ma adesso abbiamo anche l’idea e la presunzione che si possa montare e smontare una squadra come fossero Lego o con lo scambio di figurine ? Un giocatore di rugby non è un idraulico o un pizzaiolo o un cinghiale che vaga nei campi…ma è un quindicesimo di una macchina che funziona bene solo nel collettivo. Avrò esagerato ad esprimermi ma davvero non capisco tutta questa idea di rovinare le cose buone del nostro sport. ciao
Articolo ben fatto e veritiero : quest’anno si sono visti tanti bei giocatori giovani e italiani (finalmente). Il problema dell’appeal del rugby domestico è notevole : non si ha uno straccio di area marketing dell’Eccellenza, se non ci fosse TheRugbyChannel il rugby domestico non sarebbe visibile, non si ha un sito internet (dove poter vedere calendari, rose, highlights o eventuale merchandising e quindi perdita di profitti). Questi sono piccoli accorgimenti che potrebbero far entrare qualche soldino ma sembra che nessuno (nei palazzi federali) ne senta l’esigenza. La TV di stato (RaiSport) preferisce ignorare totalmente questo sport, ed è tutto dire.
Hem… hai visto i siti web del Bentton e delle Zebre?
Lasciate a loro, queste due societá non sono migliori di quelle di Eccellenza e serie A, da questo punto di vista.
L’organizzazione (highlights, TV a volte, eccetera…) viene tutta dal Pro14.
Allo stadio, nemmeno per i derby, le partite critiche o di cartello, per le partite dove vengono a giocare i fenomeni nelle squadre straniere, non hanno MAI portato il pubblico della finale al Plebiscito di qualche giorno fa, finale pochissimo se non per nulla pubblicizzata.
Eppure mamma FIR regala loro una pioggia di milioni a fondo perduto da anni e anni…
Critichiamoli….
A una lettura veloce, dovuta al poco tempo oggi a disposizione, mi pare che l’articolo non abbia neppure un richiamo alla situazione economica del rugby italiano per il quale, proprio nel momento in cui qualche “frutto” tecnico pare vedersi, si direbbe esservi in atto una caduta verso un semi-dilettantismo, piu’ che semi-professionismo. Temo quindi che anche i giovani o “mezzi-giovani” che sono venuti alla ribalta o stanno arrivandoci, proveranno a fare il salto tra le poche decine di giocatori che in Italia possono vivere di rugby e se non riusciranno a inserirsi tra loro stabilmente, nel giro di alcuni anni si cercheranno un altro lavoro e smetteranno o continueranno a giocare per passione in serie A e B. Non sono pochi in questi ultimi anni i casi che sono andati e vanno in questo senso, da Jacopo Sarto (uno che, a detta di molti, potrebbe ancora essere utile per dare “profondità” anche in Nazionale) ad Amenta, e adesso si legge di voci secondo le quali Simone Rossi invece di salire in Pro14, come invoca gente che frequenta i campi molto piu’ di me, percorrerà la strada inversa scendendo in serie inferiori, al fine di spostarsi nella sua città d’origine. Questo per citare solo i primi nomi che mi vengono in mente.
…o in alternativa per chi non arriva alle franchigie ci sono le Fiamme…