Una domanda la cui risposta potrebbe essere più vicina di quanto si pensi
Super Rugby: e se fosse il momento di una franchigia isolana?
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Penso che una mossa del genere avrà un impatto molto piu’ devastante di quanto si pensi:
-gli All blacks campano in parte su isolani che preferiscono investire in un marchi sicuro come il rugby neozelandese
-un franchigia isolana potenzierebbe la rosa nazionale (ed in vista dei mondiali, questo farebbe saltare gli equilibriie
-allo stesso modo l’Europa ha degli isolani che hanno dei giocatori chiave; se il progetto reggesse nel tempo, l’organizzazione fijiana etc..potrebbe diventare in grado di trattenere una buona parte di giocatori
Pensate all’Inghilterra senza i Vunipola!!
Penso quindi che l’impatto (e la relativa opposizione) saranno di natura economica.
Sinceramente, comunque, sono d’accordo.
Sono d’accordo anch’io, una franchigia professionista (gli “Islanders”?) avrebbe senz’altro senso, se il Super Rugby deve esprimere il meglio dell’emisfero Sud a livello di club.
Temo solo la malainfluenza dei Kiwi, troppo abituati da lustri ad assoldare i migliori giocatori oceanici (e mi chiedo solo come mai Nadolo sia sfuggito alle loro grinfie). Sono stato da quelle parti, ed ho visto come molte attività cruciali siano già in realtà di proprietà di imprese neozelandesi.
Inutile farsi illusioni: in caso di supervisione della NZRU su tale franchigia, la priorità sarà quella di mantenere e garnatire la potenziale eleggibilità d’importazione dei migliori prospetti isolani.
1 Nadolo è fijano
2 ha giocato nell’Australia U20
Ah, ecco perchè. Qualcun altro aveva già esercitato l’opzione.
I Vunipola sono rugbisticamente europei, anglo-gallesi (cresciuti con Faletau)
non si farà mai
Già le franchigie kiwi sono piene di isolani, e pure quelle australiane, senza contare la NRL. I giocatori bianchi, contando pure quelli pseudo-maori, raggiungono forse il 50% degli iniziali 15 in campo.
Facendo un’analisi da terzo reich sugli Hurricanes, la squadra più forte (con i Crociati) delle franchigie nz
15. Jordie Barrett (bianco e nato in nz)
14 Julian Savea (origine samoana e nato in nz)
13 Matt Proctor (bianco/maori e nato in nz)
12 Ngani Laumape (origine tongana ma nato in nz)
11 Ben Lam (origine samoana e nato in nz)
10 Beauden Barrett (bianco e nato in nz)
9 TJ Perenara (bianco e nato in nz)
8 Gareth Evans (bianco e nato in nz)
7 Ardie Savea (origine samoana e nato in nz)
6 Brad Shields (bianco e nato in nz, ma doppio passaporto inglese)
5 Sam Lousi (origine tongana ma nato in nz)
4 Vaea Fifita (tongano di nascita ma all blacks)
3 Ben May (bianco e nato in nz)
2 Ricky Riccitelli (aridatece ricky)
1 Chris Eves (bianco/maori e nato in nz)
6/15 sono effettivamente di origine isolana, ma di questi solo uno è un vero caso di “poaching” (bracconaggio) mentre gli altri non sono altro che l’equivalente dei nostri Mbandà, Appiah, Gega, Makelara.
il padre di Perenara è maori e May ha giocato nella nazionale maori (anche Carl Hyman, ho usato la parola pseudo-maori appunto). Eves e Proctor sono decisamente maori.
Il problema sono i soldi: chi ce li mette? C’è il ritorno economico ad avere una franchigia isolana (i diritti televisivi di 100k samoani poveri?). Chi ha i soldi per portare gli isolani forti a casa quando fanno fatica sudafrica australia e nz (che in 2 anni hanno perso Cruden e Sopoaga) a fermare l’esodo dei loro giocatori.
Penso che contino nella franchigia isolana per aumentare l’appeal del gioco mostrato in TV, data la loro attitudine allo spettacolo puro (mentre i kiwi dominatori stanno forse diventando troppo scientifici).
Concordo..penso comunque che questa mossa spaventi un po’ tutti..è come fa diventare indipendente un popolo di Indios colonizzati..ci sarebbero paure di ritorsioni!!..e sarebbe bellissimo..
Trovo questa notizia molto positiva. Credo che sarebbe davvero giusto che nascesse una franchigia isolana perchè il rugby non sarebbe lo stesso senza l’apporto di questo incredibile serbatoio di giocatori.
Australia e NZ avranno sempre giocatori provenienti da queste isole nella loro rosa ma per una semplice migrazione interna all’area oceanica ma probabilmente limiterebbe il fenomeno del pouching.