Prima la stabilità e poi la ricerca di un allargamento: sia del numero di squadre sia della base economica
Super Rugby: in progetto un nuovo tentativo di espansione. Destinazione USA
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Mi sembra un po’ prematura questa nuova ‘corsa all’oro’ verso gli States i quali, per ora, non sono ancora riusciti a lanciare una propria lega professionistica che duri nel tempo (ora vediamo come andrà a finire questo nuovo torneo appena iniziato). E’ vero che la loro nazionale sta facendo molto bene, considerando che hanno vinto gli ultimi 2 Sei Nazioni Americani a discapito dell’Argentina A, ma potrebbe anche trattarsi di un exploit temporaneo, come quello del Canada nel biennio 2014-2015, il quale adesso è in crisi nera e le prende pure dall’Uruguay. Aspettiamo almeno altri 4-5 anni, e se il movimento americano consoliderà la crescita degli ultimi anni allora questo discorso avrebbe un senso.
mi paiono mosse della disperazione. Di sicuro c’è che le medie spettatori sono calate paurosamente: lontani i tempi d’oro degli stadi pieni con i Bulls (era 2007-2010) e i Reds (di Quade Cooper), poi fare giocare i derelitti Blues in un Eden Park deserto è mediaticamente un suicidio, ma credo che al confronto con le medie dell’Emisfero Nord la differenza nn sia poi tanta, solo che downunder giocano in stadi da Test Match.
Attirare una franchigia americana non credo porti gente allo stadio, Jaguares e Sunwolved nn se li fila nessuno già. Anzi, i Sunwolves sono un’altra delle barzellette del Super Rugby, avendo di giapponese poco o nulla. L’altra amenità è che una delle 4 franchigie NZ performanti dovrà stare fuori dai play-off!